Moschea, sfratto rinviato all'8 giugno. L'imam: 'Saremo qui fino a che non troveremo un'alternativa'
La comunità islamica ha chiesto una proroga al primo novembre alla proprietà, ma la data non è stata accettata
giovedì 27 aprile 2023 08:41
Lo sfratto della moschea di Firenze è stato rinviato all'8 giugno.
E' la decisione arrivata a metà della mattinata di oggi, giovedì 27 aprile, giorno in cui era stata nuovamente fissata l'esecuzione dello sfratto della Comunità Islamica di Firenze e della Toscana dal fondo di piazza dei Ciompi adibito a moschea, di proprietà dell'immobiliare Finvi di Prato.
Un finale analogo a quello del 16 dicembre 2022, altra data in cui era stato programmato lo sfratto della moschea di Borgo Allegri, quando l'intervento era stato sospeso per motivi di ordine pubblico. Molti i fedeli che quel giorno, un venerdì, giorno di preghiera, si riunirono nella moschea a pochi passi da piazza dei Ciompi per protestare contro lo sfratto. Uno scenario che in parte, ma con numeri inferiori, si è ripetuto anche questa mattina, con la presenza di decine di fedeli alla moschea.
L'ufficiale giudiziario è arrivato alle 9, e dopo piú di un'ora di trattative con i legali di entrambe le parti, ha lasciato la moschea: lo sfratto è stato rinviato all'8 giugno. Una data molto più vicina rispetto al primo novembre che era stato proposto dalla comunità islamica.
"Ci impegniamo a liberare l'immobile quanto prima nel rispetto della decisione del giudice e nel rispetto della comunità - spiega l'avvocato della comunità islamica Lorenzo Garofalo - La comunità si rende disponibile al rilascio dell'immobile ma purtroppo le esigenze di una comunità di 38mila fedeli si scontrano con il rinvio che è stato disposto, riteniamo sia necessario un termine ulteriore, cioè quello indicato dalla comunità. La comunità è impegnata a trovare una soluzione, sono al vaglio ipotesi che possano essere idonee ad accogliere le attività che fino ad ora sono state svolte dalla moschea. Ci impegneremo a tornare soluzione diversa rispetto a questo locale".
Un rinvio, quello a giugno, che per la comunità potrebbe non essere sufficiente a trovare un'alternativa. Ma, come conferma l'imam Izzedin Elzir, in quel caso i fedeli non se ne andranno. "Credo che il giudice, o chi ha deciso questo rinvio, abbia fatto un gesto ragionevole. Noi avevamo chiesto il primo novembre, ma dopo questa decisione noi siamo qui finché non troviamo un'alternativa. Se non ci sarà per l'otto giugno saremo di nuovo qui a pregare, non lasceremo l'immobile, non saremo mai per strada. Il primo novembre era una proposta da parte nostra di buona volontà ma l'altra parte non ha accettato, noi volevamo vincolare noi stessi con una data ma il propietario o chi per lui non ha voluto dialogare, a questo punto la data del primo novembre non esiste più, quindi da ora non ci sono limiti, siamo qui finché non troviamo una alternativa", afferma Elzir. "Non c'è dubbio che la comunità da sola non ce la può fare, anche perché siamo parte integrante del tessuto sociale, noi siamo cittadini fiorentini di fede islamica. C'è un dialogo costante col comune", conclude l'imam.
L'assessore Funaro ha ribadito il sostegno del Comune alla comunità islamica. "Già oggi che non ci siano stati problemi per la città o per la comunità è un risultato. L'auspicio è sempre quello che si trovi una soluzione, un canale di dialogo tra la proprietà e la comunità. Continueremo a supportare la comunità, ci siamo stati e continueremo ad esserci, anche la nostra presenza qui oggi è un sostegno. L'alternativa la deve trovare la comunità, noi ci siamo per quanto riguarda dialogo e vicinanza. L''imam ha dialogato con varie realtà e sta continuando a farlo".
Questa mattina già dalle 8 erano presenti fedeli fuori e dentro la moschea, e altri hanno continuato ad arrivare nel corso della mattina. Sul posto era presente l'imam Izzedin Elzir. Arrivati poi anche gli assessori Andrea Giorgio e Sara Funaro. Non presenti invece le forze dell'ordine. L'ufficiale giudiziario è arrivato alle 9.
"L'auspicio è che oggi finisca bene, che non ci siano problemi e che si possa trovare un accordo con le parti - aveva dichiarato in mattinata l'assessore Funaro dentro la moschea - trovare un luogo adatto per la comunità sappiamo che è complesso. Ma l'imam sta quotidianamente cercando, facendo colloqui e trattative, l'impegno della comunità è massimo. Il diritto di preghiera è fondamentale e si ritiene neccessario trovare un altro luogo nei tempi più brevi possibile, trovando un accordo. La comunità islamica cerca un immobile in centro ma anche fuori, ma non è semplice trovare uno spazio con le dimensioni giuste per accogliere i fedeli".
La comunità islamica, che aveva chiesto una proroga alla proprietà di sei mesi, si è quindi riunita anche questa mattina contro lo sfratto, a pochi giorni dalla fine del Ramadan, con la preghiera finale che ha visto migliaia di fedeli riunirsi al prato del Quercione alle Cascine lo scorso venerdì.
Anche il sindaco Nardella aveva fatto appello alla proprietà perché si rendesse disponibile ad aiutare in una situazione sempre più delicata.
"Purtroppo domani mattina è convocato il Consiglio comunale, con tre delibere importanti. Altrimento avremmo certamente partecipato al presidio in piazza dei Ciompi, laddove fosse confermato il tentativo di accedere per uno sfratto che manca di rispetto a tutta la città", avevano dichiarato ieri Dmitrij Palagi, Antonella Bundu, consiglieri comunali di Sinistra Progetto Comune.
"Perché l'assenza di soluzioni, per un luogo di culto adeguato ai bisogni della popolazione, è una sconfitta politica che viene da lontano. Ci sono stati negli anni continue strumentalizzazioni. Lo sappiamo bene, perché abbiamo sempre scelto di tenere toni misurati e spesso abbiamo evitato di rispondere a delle provocazioni. Il diritto di professare una fede è sancito dalla Costituzione, che prevede interventi del pubblico quando ci sono degli ostacoli, che evidentemente esistono. Il mercato non si muove solo su principi di possibile profitto. Lo stigma sociale che accompagna la parola "moschea" crea pesanti pregiudizi. Inoltre una comunità religiosa si basa anche su legami che stanno fuori dalle logiche economiche, quelle che più interessano - legittimamente - ai privati. Crediamo che tutte le parti politiche debbano chiedere alla proprietà e alle autorità di prendere alcuni mesi per trovare una soluzione, entro l'anno in corso, in modo che la campagna elettorale delle amministrative non sia portata avanti sulla pelle di chi sta di fatto subendo una discriminazione su base religiosa".
Irene Grossi