Campi, Si Cobas: 'Operai licenziati su WhatsApp perché si rifiutano di lavorare a Pasquetta'
'Hanno lavorato per anni 12 ore al giorno, senza un giorno di riposo'. Indetto uno sciopero
venerdì 22 aprile 2022 20:07
"Hanno lavorato per anni 12 ore al giorno, senza un giorno di riposo. Niente ferie, niente malattie pagate. Niente diritti. Il giorno di pasquetta - festività nazionale - si sono rifiutati di lavorare. Il loro padrone li ha licenziati tutti con un messaggio WhatsApp: “se non venite oggi siete fuori per sempre”".
E' la storia raccontata dai Si Cobas di Firenze e Prato, la storia di cinque operai di una confezione a Campi Bisenzio. "Il nome della ditta? Impossibile da dire. Negli anni diversi nomi e partite IVA hanno nascosto sempre lo stesso padrone. La vecchia storia del “apri, chiusi e riapri” per aggirare fisco e diritti", si legge in un post del sindacato.
"Nei giorni precedenti avevano richiesto di lavorare anche loro otto ore per cinque giorni, come sempre più operai – grazie agli scioperi di questi anni – lavorano nel distretto. La risposta è arrivata con un altro messaggio WhatsApp: “se volete lavorare 8 ore, trovate lavoro da un altra parte”".
"I contratti sono solo carta straccia: c'è chi lavora da tre anni con contratto a tempo determinato, “part-time” a 20 o 30 ore settimanali. Nella realtà le ore settimanali di lavoro sono 84. Pagate 1000 euro. Che nei mesi di “calo lavoro” diventano 500 euro (ma a parità di ore). E i diritti del CCNL esistono solo sulla carta. Non è il Bangladesh, è Campi Bisnezio. Provincia di Firenze. Dove si estende il distretto pratese del tessile-abbigliamento di cui tutti conoscono il super sfruttamento".
Nei giorni scorsi si è tenuto il primo presidio sindacale davanti all'azienda. Un video pubblicato dai Cobas su Facebook ritrae la titolare urlare contro lavoratori e sindacalisti.
"Nessuno risponde alla provocazione. Allora la donna – incinta – si aggrappa ad un manifestante e poi si butta a terra simulando un'inesistente aggressione nei suoi confronti. La scena è patetica, ridicola, grottesca. Vero. Ma significativa. Perchè scene di questo tipo, in questi anni di sindacato vissuto davanti ai cancelli delle fabbriche del supersfruttamento, ne sono successe a decine se non centinaia. Si provoca, si simula, e poi si piange davanti alle telecamere oppure arriva una squadretta per menare forte. Magari con tirapugni, mattoni o mazze da baseball, come successo già alla Gruccia Creation (in quel caso si accusava gli scioperanti di aver aggredito una bambina!), poi alla Texprint (che prima di spaccare le ossa agli operai che scioperavano per mesi aveva interpretato ad arte il ruolo delle vittime) e in ultimo alla DreamLand. Sì, perchè questi “imprenditori” che da anni fanno profitto sul supersfruttamento nella quasi completa impunità sono pronti a trasformarsi in vittime appena un operaio richiede i propri diritti".
"I cattivi diventano quegli altri, quelli che scioperano e – soprattutto – il Si Cobas. L'imprenditore, invece, diventa un agnellino indifeso da proteggere (con la polizia che manganella gli operai). Tra qualche settimana, lo sappiamo, riceveremo una denuncia anche per questa fantomatica “aggressione” e ci sarà anche stavolta qualche giornale che scriverà degli intollerabili “metodi violenti” del Si Cobas (aggredire una donna incinta!). E tutti – soprattutto certa politica – avrà una buona scusa, anche questa volta, per girarsi dell'altra parte e non affrontare il vero problema di questo territorio: la violenza quotidiana del supersfruttamento che subiscono migliaia di operai".
E' stato indetto uno sciopero per sabato, alle 11, davanti al prontomoda. "Sabato torneremo davanti allo stabilimento di via Carcerina per scioperare e manifestare. E invitiamo tutti e tutte ad essere con noi. Dalla parte degli operai che non vogliono più essere schiavi", concludono i Si Cobas.
Anche il Collettivo di fabbrica ex Gkn sosterrà lo sciopero. "Esistono le delocalizzazioni dei volumi produttivi. Ed esistono i volumi produttivi con i diritti delocalizzati. Esistono fabbriche che si fermano perché il lavoro va dove ci sono meno diritti. Ed esistono fabbriche che straboccano di lavoro senza alcun diritto. Per questo la vicenda Gkn è solo l'altra faccia della medaglia di un intero distretto industriale nella piana pratese, pistoiese e fiorentina dove nei fatti vige una sorta di zona economica speciale dove contratto nazionale, testo unico sulla sicurezza e diritti sono sospesi. Per anni un becero razzismo ha derubricato questa situazione sotto la definizione de "il problema dei cinesi". Ma questo sistema invece è qua, tra noi. È perfettamente "italiano", perché, si dovrà ammettere, che il "sistema Italia" se non è perfettamente complice, è quanto meno spettatore di questa situazione. Spettatore ipocrita o impotente. Per questo accogliamo come una liberazione che si scoperchi sempre di più il sistema di sfruttamento del nostro distretto industriale. E siccome chi lo fa, lo fa rischiando tutto, rischiando licenziamento e botte, noi accorriamo. Accorriamo indipendentemente da sigle di appartenenza e tessere. Accorriamo a farci un favore, perché ciò che viene fatto ad altri, un giorno verrà fatto anche a te".