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Firenze, Confcommercio: 'Gli imprenditori del terziario si sentono sempre meno sicuri'

L'indagine di Confcommercio. 'Un tempo la Toscana era un'isola felice, oggi non è più così'

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mercoledì 20 aprile 2022 16:31

Quasi due imprenditori del terziario su dieci (16,2%) a Firenze ritengono che la criminalità e i fenomeni illegali siano in aumento, soprattutto usura e racket. Una percentuale più alta della media nazionale, ferma all’11,8%, che mette in risalto come la percezione di sicurezza sia in netto peggioramento nelle città più grandi, che, come Firenze, hanno oltre 250mila abitanti. Non va meglio sul fronte della qualità della vita, in calo per un imprenditore su quattro, e su quello del decoro urbano, peggiorato nell’ultimo biennio per circa un imprenditore su due. È quanto emerge dall’indagine sull’impatto della criminalità per le imprese del terziario, realizzata in collaborazione con Format Research, diffusa oggi (20 aprile 2022) da Confcommercio nell’ambito della Giornata “Legalità, ci piace!” e ripresa a livello provinciale dalla Confcommercio fiorentina.

 

“A livello nazionale sono almeno 30mila le imprese di commercio, ristorazione e ricettività ad elevato rischio usura. E se un tempo potevamo considerare la Toscana un’isola felice, oggi purtroppo non è più così”, sottolinea il presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano, “la pandemia, poi, lasciando per molti mesi vuote le nostre città e chiuse le imprese, in qualche caso ha creato una sorta di terra di nessuno dove il crimine ha trovato terreno fertile. Ne sono prova i tanti casi di furti, rapine e delinquenza generica dai quali anche Firenze è colpita. Per effetto della crisi economica e del calo drammatico dei consumi, tanti imprenditori si sono scoperti più deboli e, laddove non è riuscito ad arrivare lo Stato con il suo sostegno, sono arrivate le organizzazioni criminose con promesse false di riscatto. È un dramma che va affrontato insieme, senza lasciare indietro nessuno”.

 

“L’illegalità ha un costo pesantissimo, non solo per l’intera società civile, ma anche per l’economia”, aggiunge il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “solo alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi sottrae quasi 31 miliardi di euro a livello nazionale, mettendo a rischio circa 200mila posti di lavoro. Tra le voci di maggiore impatto ci sono contraffazione e abusivismo, che a macchia d’olio stanno espandendosi in tutti i settori, anche se nel commercio e nel turismo trovano settori particolarmente facili da penetrare. Proprio di questo abbiamo parlato nel nostro recente incontro con il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Firenze, il generale Fabrizio Nieddu. Mentre gli imprenditori onesti faticano a tenere aperte le loro attività, fra costi in aumento e incassi in discesa, i loro concorrenti “occulti” continuano a muoversi indisturbati: strutture ricettive abusive, tour operator falsi, professionisti senza autorizzazioni, venditori senza licenza. E la cosa peggiore è che ancora qualcuno considera l’abusivismo un peccato veniale, mentre è un vero e proprio attentato alle regole della democrazia e del vivere civile”.

 

Nel rapporto Confcommercio-Format Research sono stati messi a confronto i dati nazionali con quelli per dimensioni dei centri urbani (comuni con meno di 10mila abitanti, tra 10mila e 150mila abitanti, tra 50mila e 250mila abitanti, con oltre 250mila abitanti). Questi i principali risultati dell’indagine nei 12 comuni italiani di oltre 250mila abitanti, Firenze compresa:

 

  • I livelli di sicurezza. Nei centri urbani con oltre 250mila abitanti le imprese del terziario di mercato che percepiscono un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021 sono il 16,2%, valore più elevato rispetto alla media nazionale pari all’11,8%. L’usura è il fenomeno criminale percepito in maggior crescita dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 30%), un dato superiore alla media nazionale che è pari al 27%. ll racket è in crescita per il 21,4% delle imprese, dato in linea con quello nazionale del 21%. In generale, l’andamento dei fenomeni criminali rilevati nelle grandi città risulta in maggior crescita rispetto alla media nazionale.

 

  • L’esposizione all’usura e al racket. L’ 11,6% degli imprenditori ha avuto notizia diretta di fenomeni di usura o estorsione nella propria zona di propria attività, valore simile a quello nazionale pari all’11%. Il 22% degli imprenditori è molto preoccupato per il rischio di esposizione a fenomeni di usura e racket, valore superiore rispetto alla media nazionale del 17,7%.

 

  • Di fronte a fenomeni di usura e racket il 52,4% delle imprese ritiene che si dovrebbe denunciare (un valore inferiore alla media nazionale del 58,4%) e il 23,6% dichiara che non saprebbe cosa fare (dato inferiore alla media nazionale pari al 33,6%).

 

  • Decoro urbano e qualità della vita. Un quarto delle imprese delle grandi città ritiene che nell’ultimo biennio la qualità della vita sia peggiorata, la media nazionale è del 19,9%. Ma è soprattutto il degrado urbano a caratterizzare le grandi città: il 52% delle imprese considera degradata la periferia, mentre il centro storico è considerato degradato dal 39,7% di queste. Il 70% delle imprese ha riscontrato fenomeni di degrado della zona in cui opera (il dato nazionale è pari al 64,9%).

 

Secondo le stime dell’Ufficio Studi della Confcommercio, la criminalità crea una perdita annua in termini di fatturato e di valore aggiunto pari al 6,3%. In dettaglio, l'abusivismo commerciale costa 8,7 miliardi di euro, l'abusivismo nella ristorazione pesa per 4,8 miliardi, la contraffazione per 4,1 miliardi, il taccheggio per 4,3 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 2,8 miliardi.

 

 
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