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'Parlamento italiano da Firenze a Roma', Casellati: 'I decreti e le forzature durante la pandemia'

La Presidente del Senato a Firenze con Nardella. Biffoni: 'Date fiducia ai sindaci'

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lunedì 27 settembre 2021 16:30

La Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha presenziato oggi al convegno di Palazzo Vecchio su “Il Parlamento italiano da Firenze a Roma. Il Ruolo delle Assemblee elettive nella Società che cambia”. L’evento è stato organizzato dal presidente del Consiglio comunale Luca Milani per il 150° anniversario della fine delle celebrazioni di Firenze Capitale 1861-2021 e per i 75 anni dalla nascita della Repubblica Italiana.

 

Tra gli interventi quello del sindaco Nardella, del presidente del Consiglio comunale Luca Milani, del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, di Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, di Andrea Simoncini, ordinario di diritto costituzionale all’Ateneo di Firenze, di Matteo Biffoni, presidente di Anci Toscana, di Francesca Brogi, coordinatrice regionale di Anci Giovani e del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.


"Capitale d'Italia durante una delle fasi più delicate del Risorgimento, ma anche capitale di arte, scienza, cultura, innovazione!", ha detto Maria Elisabetta Alberti Casellati. "Una città dalla tradizione antichissima, eppure da sempre all'avanguardia, che ha saputo fare tesoro delle eccellenze del passato per interpretare il cambiamento con intelligenza e intraprendenza. Lo si respira in questo Palazzo, che per sei anni ha ospitato la Camera dei deputati, così come agli Uffizi, dove si riuniva il Senato regio".


"In questo scenario di grande valenza simbolica, ritrovarci insieme oggi è una bella occasione per ricordare tre importanti anniversari: i 160 anni dalla proclamazione dell'Unità d'Italia; i 150 dalla legge che ne ha trasferito la capitale a Roma; i 75 dallo storico Referendum istituzionale che segna la nascita della nostra Repubblica.
Alla memoria delle grandi tappe della nostra storia istituzionale si unisce però un interrogativo sullo stato di salute del modello di "democrazia rappresentativa" che l'Assemblea costituente ci ha affidato come garante di un preciso patrimonio di valori, principi e diritti fondamentali".
 

"Il modello, a livello nazionale, è incardinato nella centralità del Parlamento, simbolicamente collocato nella Costituzione prima di tutti gli altri organi costituzionali. La Costituzione stessa gli affida tanto la titolarità della funzione legislativa, quanto quella di indirizzo politico e di controllo dell'azione di governo. Il Parlamento è il luogo del confronto e della decisione perché è la diretta emanazione del principio di sovranità popolare sancito nell'articolo 1 della Costituzione. Organo di diretta rappresentanza della volontà popolare, il Parlamento è diventato anche il simbolo più forte di quella unità nazionale che, come Italiani, abbiamo conquistato nel Risorgimento e ricostruito dopo il crollo del fascismo e la Seconda guerra mondiale. Ce lo ricorda l'articolo 62 della Costituzione, cui si ispira anche questo convegno, quando dice che "i parlamentari rappresentano la nazione", ovvero tutti i cittadini".


"Questa è la grande scommessa di una istituzione aperta alle differenze, al pluralismo di idee, allo scontro tra visioni contrapposte e insieme votata a trasformare la molteplicità in unità di intenti. Perché in democrazia governa la maggioranza, ma lo fa attraverso il dialogo: nell'esercizio quotidiano della mediazione e nel dialogo intelligente e costruttivo tra tutti gli attori della politica, a cominciare dalle forze di opposizione. Un modello di democrazia rappresentativa, quello del nostro Parlamento, che nel corso dei decenni si è diffuso e radicato sul territorio, nelle tante assemblee elettive chiamate a dare voce alle singole comunità locali".

 

"I grandi cambiamenti del contesto politico, economico e sociale che hanno interessato il nostro Paese specialmente negli ultimi trent'anni hanno messo sotto forte pressione le nostre assemblee elettive", ha continuato Casellati. "Penso alla crisi dei partiti, che ha inciso con forza sugli equilibri istituzionali nell'esercizio della funzione legislativa, di indirizzo e controllo.
Penso al progressivo rafforzamento del ruolo dell'esecutivo e alla richiesta di un'azione di governo più fluida ed efficace, che hanno determinato la progressiva marginalizzazione del Parlamento come sede di negoziazione legislativa. Ne sono testimonianza la forte riduzione della legislazione ordinaria d'iniziativa parlamentare e la sempre maggiore compressione dei tempi per la discussione dei provvedimenti, in Aula e nelle Commissioni".

 

"L'esigenza di governare si è tradotta nell'urgenza di legiferare. E il decreto-legge, atto che nelle intenzioni dei costituenti deve avere natura eccezionale, è diventato lo strumento preferenziale per tradurre gli indirizzi politici di governo in norme legislative.
I provvedimenti sono spesso semplicemente "ratificati" dalle Camere, attraverso il ricorso a voti di fiducia che di fatto privano gli eletti del potere di incidere sul contenuto delle leggi. Una deviazione dai binari del giusto procedimento legislativo indicato dalla Costituzione, che rende urgente la domanda su come conciliare le esigenze di una democrazia moderna con la salvaguardia dei valori fondamentali della identità costituzionale".
 

"Ci sono poi alcune considerazioni che desidero condividere con voi alla luce della mia esperienza di Presidente del Senato in quella che è stata - principalmente a causa dell'emergenza sanitaria - una delle legislature che più hanno messo in difficoltà il ruolo del Parlamento come cardine del dibattito politico. E che hanno aggravato quella tendenza alla perdita di centralità cui accennavo. Penso, in particolare, a come nella fase più acuta della pandemia siano state adottate misure che hanno inciso pesantemente sui diritti e sulle libertà fondamentali dei cittadini. Una forzatura del sistema costituzionale che spero davvero il nostro Paese si sia lasciato alle spalle. Penso anche alle forzature che abbiamo sperimentato nell'uso della decretazione d'urgenza. Mi auguro che il Governo e le forze politiche che lo sostengono si facciano rigorosi interpreti dell'invito recente del Presidente Mattarella a un uso più conforme a Costituzione", ha aggiunto la Presidente del Senato.
 

“Un mondo in continuo cambiamento e una società sempre più complessa, ci impongono di riflettere sul ruolo che devono assumere le assemblee elettive – ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella –, affinché possano fare svolgere sempre al meglio il proprio compito. Ho sempre percepito la nostra Carta costituzionale come un corpo vivo e non statico che può adeguarsi, salvaguardandone i principi fondamentali, alle sempre nuove esigenze della società e della democrazia. Il nostro grande concittadino costituente Piero Calamandrei, di cui oggi celebriamo l’anniversario della morte, amava sempre ricordare che la Costituzione non è una macchina che va avanti da sé, ma è appunto quel corpo vivo che ha bisogno di un indispensabile lavoro delle Istituzioni della società affinché i principi in essa sanciti potessero e possano essere vivi, presenti, efficaci, reali nella società. C’è ancora un grande lavoro di attuazione della nostra Costituzione”.

 

“Proprio in questi giorni stiamo assistendo ad un fatto di rilievo – ha continuato Nardella –. Mi riferisco allo strumento referendario. Il digitale ha permesso in pochi giorni di raggiungere un numero di firme inimmaginabile con le modalità classiche. Molti si stanno interrogando sui possibili rischi di un accesso così “immediato” alla fase di raccolta di firme del referendum. Ciò che tuttavia vorrei sottolineare è la voglia e il desiderio di partecipazione alle scelte politiche da parte dei cittadini che questa innovazione fa emergere. Circa un anno fa, proprio a seguito di un referendum confermativo del testo di legge costituzionale, i cittadini hanno scelto di ridurre il numero dei parlamentari, con l’obiettivo di favorire un miglioramento del processo decisionale delle Camere per renderle più capaci di rispondere alle esigenze dei cittadini e allineando peraltro l’Italia al resto d’Europa in termini di numero di parlamentari. È tuttavia evidente che quello è stato solo un primo passo per una stagione di riforme che devono mirare a rinsaldare il rapporto tra elettori ed eletti, tra cittadini e Istituzioni, a valorizzare la rappresentanza democratica e territoriale, attraverso il definitivo superamento del bicameralismo perfetto, fondamentale per l’effettivo snellimento dell’iter parlamentare; attraverso una legge elettorale più focalizzata sulla effettiva capacità di legare il parlamentare al territorio di riferimento e attraverso la modifica del titolo V della Costituzione. Con l’obiettivo finale di rendere il Parlamento un organo più efficiente, più incisivo e più rappresentativo della volontà popolare”.

 

Nardella nel suo saluto ha fatto riferimento al al ruolo dei sindaci “che spesso sono la parte della classe politica più vicina al cittadino e allo stesso tempo privata di strumenti realmente efficaci e caricata di responsabilità talvolta sproporzionate. La rappresentanza dei territori passa anche e soprattutto – ha concluso il sindaco – dall’esperienza degli amministratori pubblici che sono parte integrante della classe dirigente del Paese, per i quali vanno posti in essere tutti quegli strumenti correttivi che permettono agli amministratori locali di poter partecipare e avere maggior peso nelle scelte del governo centrale. Oltre alla capacità di avere e promuovere buone leggi è necessario nell’azione quotidiana di governo dei territori andare incontro a quegli obiettivi ambiziosi e difficili di portata globale. Non vi è infatti sfida di caratura globale come la lotta al cambiamento climatico, l’immigrazione, i temi dell’inclusione sociale che non si possano raggiungere con il pieno coinvolgimento delle comunità locali e di chi le governa”.

 

“Mi rivolgo alla presidente Casellati per rinnovare un appello: dateci fiducia, fidatevi dei sindaci. Abbiamo bisogno che i nostri tempi siano effettivi, soprattutto di fronte agli investimenti che arriveranno con il Pnrr: perchè se i tempi sono quelli prospettati, non riusciremo a realizzare tutto”, ha invece detto il presidente di Anci Toscana e sindaco di Prato Matteo Biffoni. “Nell’arco di un mandato, a stento riusciamo a progettare forse una scuola o una piazza: un processo burocratico così ‘bizantino’ non è sinonimo di garanzia, in primis per i cittadini - ha proseguito Biffoni - Darci fiducia significa modificare un iter procedurale e burocratico che ingessa i nostri Comuni, che penalizza il lavoro dei sindaci, dalle grandi città ai piccoli centri”.

 

Biffoni ha anche sottolineato l'importanza delle istituzioni durante la pandemia: “Hanno svolto un grande ruolo di collante, di fronte al periodo di paura e indeterminatezza che hanno affrontato i nostri cittadini”.

 

(Foto Comune di Firenze e dal profilo Twitter di Dario Nardella)

 

 
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