Firenze noir, il delitto del castello dell'Acciaiolo
Un omicidio imperfetto
mercoledì 01 maggio 2019 11:26
Il castello dell'Acciaiolo di Scandicci è un luogo di festa: in molti hanno festeggiato matrimoni, lauree e lieti eventi fra le sue mura o nel giardino. Ma...non sempre è stato così: fra le mura di questo fortino del XIV secolo si è svolto uno dei fatti di sangue più noti della storia di Firenze.
Siamo nel XVI secolo. Nel castello vivono Neri di Piero Davizzi - esponente di spicco della famiglia di banchieri che possiede il Castello- e la moglie. Il matrimonio non è felice, probabilmente non lo è mai stato. Sono tante le voci che corrono nel paese: il signore del castello vuole liberarsi della sua sposa, ma come farlo? Con il veleno. Sono in tanti a giurare di aver sentito l'uomo lamentarsi: molte volte ha dato alla donna bevande e cibi corretti con sostanze tossiche o letali, ma sembrano non far effetto.
Gli storici sono concordi nel ritenere che la donna fosse confinata in una stanza, quasi in prigione.
Un giorno la donna muore e tutti puntano il dito. Il signore ha finalmente ottenuto il suo scopo. Parte un processo breve, un'inchiesta dove si scopre che più volte l'uomo ha interpellato maghi, ciarlatani e medici alla ricerca di un veleno perfetto per un crimine chiaramente errato.
L'uomo viene condannato al carcere a vita presso il Mastio di Volterra. Ma la famiglia è troppo ricca e troppo potente e l'onta troppo grande: dopo pochi anni l'omicida verrà liberato. L'ergastolo sarà trasformato in una pena al confino di almeno 100 miglia dallo stato.