“Bucaioli, c’è le paste!”
Conoscete la vera origine di questa tipica espressione fiorentina?
Nonostante abbia oggi assunto un significato al limite del volgare, questa tipica espressione del vernacolo fiorentino ha un’origine insospettabile che di volgare non ha proprio nulla, ma è anzi legata a delle antiche attività professionali svolte in città.
Secondo alcuni, il riferimento storico sarebbe ai negozianti di San Lorenzo che, come sa bene chi ancora oggi frequenta questa zona, avevano, e hanno, i loro negozi posti al di sotto del livello stradale, in buca.
All’ora di pranzo, quando per la via passavano dei carrettini che vendevano vivande, la piazza si riempiva delle voci degli ambulanti che per richiamare l’attenzione dei negozianti, che dalla loro posizione non avrebbero altrimenti potuto vedere il loro arrivo, urlavano “Bucaioli, c’è le paste!”.
Secondo altri invece, i protagonisti della storia non sarebbero i negozianti di San Lorenzo, ma i “renaioli”, coloro che raccoglievano la rena dal fondo dell'Arno.
I renaioli ogni giorno andavano con una barca apposita, dal fondo piatto, in un punto del fiume, la bloccavano ad un palo ancorato nell'alveo, e, mediante una particolare pala di legno, raschiavano il fondo del fiume per raccogliervi la rena ad uso edile. Quando l’Arno era in secca, tale operazione si poteva svolgere anche senza l’utilizzo di un’imbarcazione, direttamente sulle rive del fiume. Rimuovendo la rena si formavano così sul fondale dei buchi, da qui l’appellativo “bucaioli”.
Il racconto è poi simile al precedente: a mezzogiorno, la moglie di ciascun renaiolo si recava sull'argine con il menù del giorno. Quando il piatto era pronto la cuoca si avvicinava al limite dell'argine e rivolta ai renaioli gridava: "Bucaioli c'è la pasta!", e subito un barcaiolo di turno si muoveva a raccogliere i vari renaioli per portarli a riva, alla mensa.
Come questa innocente espressione sia arrivata ad avere il significato che ha oggi, non ci è lecito saperlo.