Sfruttamento di lavoratori privi di permesso di soggiorno, arrestati due imprenditori
Decisiva la collaborazione dei lavoratori. Trovato un uomo condannato per tentativo di estorsione
giovedì 03 aprile 2025 11:15
Nel quadro di un’attività investigativa coordinata dalla Procura di Prato sono state effettuate in sequenza attività di perquisizione, ispezione e sequestro nei confronti di tre aziende gestite da imprenditori cinesi a Prato, aventi oggetto produzione e confezionamento di capi di abbigliamento.
L’attività espletata ha permesso di "individuare una condizione di sfruttamento lavorativo nei confronti di 23 lavoratori, impiegati nelle tre suddette imprese, risultati privi di permesso di soggiorno, in larga misura di nazionalità cinese e, in parte, di nazionalità pakistana", spiega la Procura.
La condizione di sfruttamento è consistita in "dodici ore di lavoro (e in alcuni momenti anche superiore), sette giorni su sette lavorativi, con retribuzione a cottimo non congrua sotto soglia minima legale (normalmente in contanti salvo che per alcuni regolari ai quali veniva corrisposta una piccola parte con bonifico e parte più consistente in contanti) e condizioni alloggiative e igienico sanitarie precarie, con lavoratori indotti a dormire in alloggi procurati dal datore di lavoro".
All'interno di una delle tre ditte sarebbe stato individuato, fra gli altri, un lavoratore, il quale, pur avendo fornito false generalità, sarebbe stato identificato, attraverso il codice CUI, in un pregiudicato condannato alla pena definitiva di tre anni e mesi sei di reclusione e, perciò, destinatario di un ordine di esecuzione emesso dalla Procura per il tentativo di estorsione aggravata in concorso, posta in essere presso un'altra ditta di confezione pronto moda di Prato. L'uomo avrebbe preteso, insieme ad altre quattro persone, utilizzando violenze e minacce, il versamento di 20mila euro da parte del titolare dell'impresa. L'uomo è stato così condotto al carcere di Prato, ed è risultato destinatario, inoltre, di ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Firenze in data 18 gennaio 2018, nell’ambito del procedimento penale, per i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata e altri reati (ordinanza che per altri co-indagati era stata annullata dal Tribunale del Riesame di Firenze, pronuncia confermata in sede cautelare dalla Corte di Cassazione).
Un ruolo significativo nell’acquisizione delle risultanze di prova, che hanno consentito di procedere nei confronti delle tre imprese oggetto dell’indagine, è stato svolto da alcuni lavoratori che hanno assunto un atteggiamento di collaborazione con l’autorità giudiziaria, nonché quaderni manoscritti contenenti le indicazioni della merce prodotta dalle maestranze, aggiunge la Procura.
Sono stati così arrestati due imprenditori nella flagranza del reato e la Procura ha proceduto per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, impiego di manodopera clandestina e favoreggiamento della loro permanenza sul territorio nazionale. Le investigazioni hanno avuto l’apporto degli appartenenti al Dipartimento della Prevenzione dell’Asl Toscana Centro, del Gruppo della Guardia di Finanza di Prato, dei Carabinieri del Nucleo Investigativo Reparto Operativo del Comando Provinciale di Prato e dal Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro.