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Convegno sul Medio Oriente a Firenze, la comunità ebraica scrive a Palazzo Vecchio: ‘Inquietudine, amarezza e delusione’

Il presidente Milani ha ricordato che l’unico fine degli incontri era di 'chiedere di cessare il fuoco'

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giovedì 29 febbraio 2024 10:58

Inquietudine, amarezza e delusione: sono tre parole impiegate dal presidente della comunità ebraica fiorentina, Enrico Fink, nella lettera indirizzata ai membri del Consiglio Comunale di Firenze e al sindaco Dario Nardella, per esprimere il proprio stato d’animo dopo il convegno “Pace e giustizia in Medio Oriente - focus Palestina” che si è tenuto sabato scorso nel Salone dei Cinquecento.

 

“Avevamo appreso e compreso da parte del Presidente del Consiglio Comunale il desiderio di articolare una riflessione sulla pace su più appuntamenti, concentrandosi via via su temi specifici – scrive nella lettera Fink - L’amarezza è cresciuta man mano che diventava sempre più chiaro che invece di cercare prospettive di pace si riproponeva per l’ennesima volta una sterile narrativa completamente di parte, volta non al riconoscimento delle aspirazioni e dei diritti di tutti, ma alla calunnia, al veleno non solo contro le scelte politiche di un governo, ma contro l’idea stessa dell’esistenza ebraica nella regione”.

 

Secondo Fink anche le parole usate sarebbero state inappropriate: “Dall’uso della parola ‘genocidio’ come fosse un sostantivo qualunque, fino, in una progressione che sarebbe comica se non fosse spaventosa, all’uso sistematico delle parole di Primo Levi fuori contesto, per arrivare in un tripudio di applausi della sala all’arruolamento nell’immaginario antiebraico della povera Anne Frank, a cui diciamocelo, mancava solo questo. Gli applausi sono stati appunto un elemento significativo dell’amarezza provata – si legge ancora nella lettera - Niente di nuovo, ma non ci aspettavamo di trovare il Consiglio Comunale partecipe di questo processo”. Fink ha descritto “insostenibile” il dover “ascoltare la progressiva crescita nel Salone dei Cinquecento di una retorica di guerra”. Dalle affermazioni del professor Pappé “che invitano a gioire della imminente fine del regime rappresentato dallo Stato d’Israele”, alle frasi di Francesca Albanese sulla “rottura della diga che porterà a un unico stato di Palestina fra il Giordano e il mare”.

 

Inquietudine, amarezza e delusione alimentate anche dal fatto che “il Presidente del Consiglio Comunale abbia assistito silente a queste affermazioni, di più, abbia applaudito e stretto mani dando evidente sostegno alle parole espresse, è una vergogna verso le vittime palestinesi prima ancora che israeliane – si legge a conclusione della lettera di Enrico Fink - L’entusiasmo con cui una parte della città, mal guidata e mal consigliata, ha accolto e accoglie queste parole che continuano a rimbalzare sui social del nostro associazionismo, ci fa sentire, per la prima volta da decenni, isolati, accusati, nemici quasi, nella nostra città”.

 

Dopo aver letto le parole di Fink, il presidente del Consiglio comunale Luca Milani ha subito inviato una lettera di risposta alla comunità ebraica di Firenze. “Sono addolorato, emerge altrettanto chiaramente di quanto sia complicato e difficile parlare di queste tematiche soprattutto in tempi di guerra – inizia così la lettera di Milani - La vostra comunità si è sentita offesa e non più rappresentata dall’Istituzione cittadina e questo mi dispiace profondamente perché non era questa certamente l’intenzione, tutt’altro”.

 

Il Presidente del Consiglio comunale ha ricordato che l’unico fine degli incontri era quello di “chiedere di cessare il fuoco, la liberazione degli ostaggi e la possibilità di soccorre la popolazione civile. Per far questo, ho ritenuto comunque far emergere le diverse posizioni delle tante richieste provando a raggrupparle in 4 tematiche e quindi in 4 approfondimenti diversi, nella convinzione che siamo chiamati prima di ogni altra cosa, ad approfondire la complessità della situazione – si legge nella risposta di Milani - Anche la Comunità ebraica ha avuto modo di collaborare insieme all'Associazione Italia Israele, nell’organizzazione del primo incontro dal titolo ‘Dove comincia la Pace’”.

 

Il presidente Milani ha ricordato anche gli altri incontri del convegno e le diverse realtà e personalità coinvolte e ha concluso: “Credo sinceramente che sia necessario pur nella drammaticità di questo periodo fare tutti, passi in avanti; magari piccoli passi, ma in avanti verso l’incontro la chiarificazione; per questo motivo assicuro la massima disponibilità – si legge nella risposta di Milani che ha anche ricordato il prossimo incontro, giovedì 7 marzo, dal titolo ‘Abbattere i muri e costruire i ponti’, promosso insieme alla Scuola Fiorentina per l’Educazione al Dialogo Interreligioso - Al quale ho invitato i rappresentanti religiosi delle maggiori comunità presenti a Firenze, e per il quale sono ancora fiducioso e speranzoso di una vostra partecipazione”.

 

"L’appello e la richiesta della comunità ebraica fiorentina in merito all’iniziativa di sabato scorso in Palazzo Vecchio non può cadere nel vuoto. Il rispetto personale, la ricerca di un dialogo vero contro il tentativo di far prevalere una posizione di parte sulle altre sono i presupposti di una vera cultura di pace – ha fatto sapere l'assessora ai rapporti con le confessioni religiose Maria Federica Giuliani - L’amarezza e la delusione riportate nella lettera, peraltro dai toni composti e pacati, esprimono un disagio reale che esige un gesto di chiarimento. Firenze è sempre stata una città capace di tenere insieme le tre comunità abramitiche nello spirito lapiriano, anche nei momenti più difficili come quello che stiamo vivendo nel Medioriente. Per questo ciascuno deve impegnarsi realmente affinché questo spirito di convivenza non venga compromesso da messaggi divisivi e senza prospettiva. Come amministrazione comunale siamo impegnati da anni per realizzare iniziative rivolte alla pace in Medio Oriente e al difficile lavoro di promuovere due popoli e due Stati. Apprezziamo il difficile tentativo del Presidente del Consiglio nel coinvolgere le associazioni e formazioni attive sul tema della pace. In tali momenti sono emerse diverse posizioni dei relatori, punti di vista soggettivi non riconducibili alla posizione dell’Amministrazione comunale”.
 

 

 
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