Tragedia Erasmus 2016, stroncato da un infarto l’autista imputato per la morte delle studentesse
I familiari delle giovani vittime: 'Ci resta solo la notizia che l’autista avrebbe patteggiato'
venerdì 07 aprile 2023 09:39
Sono passati sette anni dalla strage di Terragona, in Spagna, dove nel marzo 2016 in incidente stradale di un bus Erasmus persero la vita tredici studentesse, tra cui 7 italiane e 3 toscane: Valentina Gallo, Lucrezia Borghi e Elena Maestrini, studentesse dell'Ateneo Fiorentino.
“Nello stesso periodo dell’anno in cui le nostre ragazze sono mancate, ci ha raggiunto la notizia della morte di Santiago Rodriguez Jimenez, l’autista. Stroncato da un infarto - hanno comunicato i familiari delle vittime - Finisce quindi la nostra storia giudiziaria. Non sarà emesso nessun verdetto perché la responsabilità penale è personale”.
“Nell’autunno del 2022 avevamo preso tutti insieme una decisione sofferta e difficile, acconsentendo ad un patteggiamento con l’emissione di una sentenza di condanna dell’autista; il quale, in cambio di uno sconto di pena, avrebbe ammesso finalmente la sua responsabilità. Un lungo lavoro di contatti e mediazione svolto di nostri legali in Spagna, che aveva portato all’adesione di tutte le parti civili e dello stesso imputato – si legge nella lettera - Ci resta solo la notizia che l’autista avrebbe patteggiato: è la nostra unica non sentenza”.
I familiari delle giovani vittime hanno voluto anche ricordare che la responsabilità del tragico incidente sarebbe dovuta ricadere anche su altri imputati, che “non sarebbero stati comunque in quella aula”: “la società di trasporti che aveva consentito ad una persona non più giovane e con problemi di salute di fare un viaggio troppo lungo senza un sostituto; l’associazione studentesca (ospitata e sponsorizzata da un ateneo che poi si è dissociato) rea di aver organizzato una gita nella quale degli autisti dovevano viaggiare e stare svegli per più di 24 ore consecutive; il rappresentante dell’associazione stessa che la mattina aveva ripreso l’autista vedendolo incline a colpi di sonno, ma che dopo la mezzanotte aveva fatto salire su quel pullman 50 persone, senza chiedere una sostituzione alla guida. Le autostrade spagnole, i cui guard rail erano e sono tanto tanto vecchi. Fossero stati anche tutti puniti, le nostre figlie non ci sarebbero comunque più”.
La lettera si conclude con un appello “rivolto a coloro che hanno responsabilità e che possono fare in modo di cambiare le cose, esercitando maggiori controlli su chi spende il loro nome; disciplinando una volta per tutte il trasporto di persone senza avere paura di toccare interessi economici; stabilendo regole uniformi di risarcimento del danno che valorizzino la vita e inducano a condotte prudenti. Solo così l’Europa di cui le nostre figlie si sentivano cittadine, potrà essere un posto sicuro e giusto. Per parlare di questo e costruire, ci saremo sempre. Per rivangare e rivendicare no. La corsa è finita. Questo lo dobbiamo a Elena, Elisa ed Elisa, Francesca, Lucrezia, Serena e Valentina”.