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Green pass, indette due proteste a Firenze. Da Cna a Confesercenti, le reazioni

Confesercenti Toscana: 'Provvedimento non deve essere punitivo per i gestori di palestre, salute, sport e fitness, bar e ristoranti'

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venerdì 23 luglio 2021 18:30

Il Green pass, la certificazione verde Covid-19, diventa obbligatoria per svolgere alcune attività, e arrivano le prime reazioni contrarie. La misura è stata decisa nel Consiglio dei Ministri di ieri, giovedì 22 luglio, e annunciata dal presidente del Consiglio Mario Draghi in serata. Il Green pass servirà ad esempio per la consumazione al tavolo al chiuso in ristoranti e bar, per partecipare a spettacoli ed eventi sportivi, per entrare nei musei, per accedere alle piscine (QUI TUTTE LE MISURE).


A Firenze saranno due le manifestazioni contro il Green pass, di cui una regolarmente preavvisata alla questura, organizzate per domani pomeriggio. Una è un presidio organizzato dalla rete R2020, autorizzato, dalle 16 alle 19 nei giardini pubblici della Fortezza da Basso. 

 

L'altro evento di protesta è stato invece pubblicizzato tramite social e whatsapp, e si terrà alle 17.30 in piazza Signoria.


Reazioni anche dalle associazioni di categoria. Questa la posizione di Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana. “Sosteniamo l’introduzione dell’obbligatorietà del Green Pass sui luoghi di lavoro in cui esista un nesso tra l’attività svolta e la possibilità di contrarre e diffondere il virus, non possiamo che sostenere l’introduzione delle nuove misure in vigore dal 6 agosto, ma occorrono delle modifiche urgenti al provvedimento. Prima di tutto la soluzione della questione del Pubblico: possibile che star seduti all’interno di un ristorante sia più rischioso che fare un viaggio in treno o in autobus o di una giornata a scuola? La domanda è retorica, ma quel che è certo è che non è tollerabile che il pubblico scappi ancora davanti alle proprie responsabilità, mettendo a rischio i sacrifici fatti da imprese e privati cittadini.  Il rischio è quello di aprire la porta all’ennesima ondata della pandemia e, a ruota, a nuovi stop o nuove limitazioni nell’attività di impresa. Il nostro paese è sempre stato reticente ad intervenire in ambito pubblico, ma questa volta non si può rimandare, non possono più coesistere due pesi e due misure. Secondo di poi, occorre un’accelerata per il piano vaccinale: ci sono tantissimi minori sopra i 12 anni per cui i vaccini non sono stati e non sono ancora disponibili. Se il gap non sarà superato entro il 5 di agosto, e la cosa è improbabile, occorre innalzare il limite dei 12 anni. Infine, venga affrontato a strettissimo giro, in accordo con i sindacati dei lavoratori, la questione dell’obbligatorietà della certificazione sui posti di lavoro, elusa dall’ultimo decreto”.


"La decisione di introdurre l'obbligo del Green Pass dal 6 agosto è una misura che comporterà sacrifici e difficoltà nella gestione ordinaria di molte attività, nonché un rischio di diminuzione del commercio. Tuttavia è una direzione che va condivisa e accettata sia come cittadinanza che come imprenditori. Non possiamo ignorare la difficilissima situazione sanitaria che ci ha accompagnato nell'ultimo anno e i numerosi contagi che, ancora in questi giorni, vengono registrati. Occorre più che mai lungimiranza. Accogliamo l'obbligo del certificato verde come una scelta necessaria per evitare ulteriori chiusure in futuro. Non possiamo in alcun modo permetterci in autunno nuove forme di lockdown o rigide restrizioni all'economia dovute alle zone a colori. Sarebbe un dramma assoluto per le imprese che va scongiurato ed evitato con tutte le forze a disposizione". Così Alessandro Sorani, presidente di Confartigianato Firenze.

 

"Alcune questioni andranno definite con maggiore chiarezza, come il ruolo dei controlli che certo non può essere affidato alle singole attività. E' importante garantire la sicurezza sul posto di lavoro e di tutti coloro che entrano nelle aziende, partecipano ad eventi, si spostano per tra ristoranti, spazi culturali e negozi. Il Green Pass - aggiunge Sorani - deve diventare lo strumento che ricostruisce la fiducia e la libertà, non uno stimolo al sospetto verso l'altro. Vogliamo essere ottimisti anche del proseguimento sempre più celere delle vaccinazioni: unica via per instradare la piena ripresa economica".


“Il green pass, così come è stato delineato, rischia di essere un provvedimento ingiustamente punitivo per le imprese, che non solo devono sostenere l’onere organizzativo ed economico del controllo, ma anche assumersi responsabilità legali che non competono loro”, afferma con preoccupazione Stefano Stacchini, presidente di Confsafit - Confesercenti Toscana. “Confesercenti condivide l’esigenza di accelerare l’adesione della popolazione alla campagna vaccinale – aggiunge il presidente Stacchini -, ma la collaborazione delle imprese non può diventare un’assunzione eccessiva di responsabilità o un caos organizzativo, anche in considerazione del fatto che il green pass è comunque una forte limitazione dell’attività economica, che andrà certamente indennizzata”.

 
“Restano, inoltre, delle incongruenze incomprensibili. Pensiamo ad esempio all’estensione dell’obbligo anche alle fiere all’aperto, che appare immotivata, visto che notoriamente il pericolo di contagio all’aria aperta è minore – prosegue Stacchini - Questa decisione limita ulteriormente un mondo, quello delle palestre, salute sport e fitness che stato tra i più penalizzati. Comunque, non capiamo perché l’obbligo di green pass non sia sufficiente a riaprire le discoteche: una decisione che rischia di diventare il colpo di grazia per moltissime attività, praticamente chiuse da un anno e mezzo”.

 

“Confesercenti nazionale ha scritto al Governo per chiedere di aprire un tavolo tecnico ed avviare un confronto con le associazioni che rappresentano le imprese interessate dalle limitazioni – conclude Stacchini -. Draghi ci incontri: sono necessari correttivi urgenti e chiarimenti sulle modalità di controllo prima dell’entrata in vigore dell’obbligo”.

 

 
Immagine di repertorio (Foto di Pexels da Pixabay

 

 
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