Il Meyer presenta “Uffa!”, il tampone autosomministrato per la diagnosi di Covid-19, messo a punto nel laboratorio di Immunologia dell’ospedale pediatrico di Firenze. 

Nel realizzare questo kit, che ha già superato con successo la prima fase dello studio, si è perseguito un duplice obiettivo, rende noto il Meyer in un comunicato: limitare il tampone al solo naso, a tutto vantaggio del comfort dei pazienti e fare in modo che potesse essere autosomministrato, senza l’impiego di personale sanitario. 

L’idea è nata con l’intento iniziale di trovare un sistema efficiente, rapido e attendibile per testare gli operatori sanitari del Meyer e quindi, a cascata, proteggere i piccoli pazienti che loro assistono.

Lo studio “Uffa!”, approvato con parere del Comitato Etico Pediatrico Regionale del 1 ottobre 2020 è stato avviato il 6 ottobre e si è appena conclusa la prima fase.

Il kit “Uffa!” è semplice da usare e indolore: basta inserire il bastoncino con la punta di cotone prima in una narice e poi nell’altra, senza andare in profondità, poi chiuderlo in una provetta che verrà successivamente analizzata. Molti studi hanno dimostrato che se una persona è positiva, il virus è presente nel suo naso. Nella macchina che analizza i tamponi è presente un controllo interno, che è in grado di dimostrare se la metodica è stata ben eseguita.

Dal 6 ottobre al 9 novembre, sono stati effettuati 803 tamponi autosomministrati da operatori Meyer. Nello stesso periodo sono stati effettuati, sia su operatori che su pazienti, 1016 tamponi rino-faringei “classici” ad opera di operatori sanitari. Nessun tampone è risultato non valido, né nel gruppo autosomministrato, né nel gruppo eseguito dagli operatori. Nell’ambito dei tamponi autosomministrati sono stati evidenziati 10 tamponi positivi, relativi a 8 soggetti asintomatici e due sintomatici. Nessuno è risultato falso positivo. Nell’ambito dei tamponi somministrati da operatori ne sono stati evidenziati 12 positivi. 

“Da lunedì prossimo “Uffa!” diventerà pratica corrente e strutturata dell’ospedale Meyer e verrà utilizzato come test di screening periodico su tutti gli operatori, circa 1500 – ha annunciato il direttore generale del Meyer, Alberto Zanobini – Proteggere gli operatori per noi significa proteggere i bambini. Ma gli scenari che l’autosomministrazione del tampone può aprire dal punto di vista dell’impatto sull’organizzazione sanitaria sono imprevedibili. Potrebbe essere una fondamentale soluzione al problema del sovraffollamento dei centri tamponi, siano essi nelle strutture sanitarie o nei drive-through. Siamo contenti di aver dato, come Meyer, un input alla ricerca in questa direzione”.

“Riteniamo opportuno continuare lo studio includendo anche i bambini positivi ricoverati nel reparto Covid del Meyer: saranno anche i genitori a fare loro il tampone per i controlli periodici durante il loro ricovero – ha spiegato la professoressa Chiara Azzari, responsabile del Laboratorio di Immunologia - I dati preliminari sono molto buoni e possiamo ragionevolmente aspettarci che non ci sarà nessuna differenza tra l’adeguatezza dei tamponi eseguiti dai genitori e quelli effettuati dagli operatori. Avere un tampone solo nasale e somministrato da babbo o mamma anziché da un operatore sarà altrettanto valido ma sicuramente molto meno invasivo per i bambini.

“Se le analisi finali confermeranno questi primi risultati, considereremo raggiunti i nostri obiettivi: il tampone nasale autosomministrato potrà essere considerato una valida alternativa al tampone rinofaringeo somministrato dall’operatore, sia negli operatori sia nei bambini” ha concluso Azzari.
 

Immagini comunicato Meyer