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Economia e Covid in Toscana: forte calo del Pil, ripresa produttiva lenta. Il rapporto Irpet

Rossi: 'Una realtà economica e sociale dolorosa. Ma questa realtà si può combattere'

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mercoledì 15 luglio 2020 17:27

E' un quadro poco confortante quello che emerge dal rapporto Irpet (curato da Stefano Casini Benvenuti, Leonardo Ghezzi e Nicola Sciclone) ‘La situazione economica, il lavoro e le disuguaglianze in Toscana ai tempi del Covid’, presentato stamattina in modalità webinar.

 

L’emergenza sanitaria ha generato una crisi che si è inserita in una situazione già di per sé precaria ed indebolita dalla crisi 2008, creando, a valle, impoverimento e aumento delle disuguaglianze, e a monte, una contrazione della capacità produttiva. Un’economia per la quale il termine ‘ricostruzione’ appare quello più appropriato, da perseguire con un importante piano di investimenti e riforme e con un ruolo da protagonista affidato al soggetto pubblico, come riporta una nota della Regione. 

 

Secondo la ricerca nei primi mesi 2020 si è assistito ad un importante crollo delle attività produttive e ad una diminuzione dell’export del 5,7%. Gli effetti sulla produzione industriale toscana indicherebbero un -21,9% nel primo quadrimestre, contro il -18,6% dell’Italia. Calo concentrato a marzo e aprile, sebbene il rallentamento fosse iniziato già a gennaio e febbraio per via dell’interruzione forzata delle importazioni cinesi di beni intermedi da cui dipendono gli approvvigionamenti di alcuni settori importanti dell’industria regionale. Crisi che si è estesa al mondo dei servizi, soprattutto quelli del tempo libero (turismo e ristorazione).

 

Rispetto al mercato del lavoro, le scelte del governo (blocco dei licenziamenti, estensione Cassa integrazione, sostegni ai redditi lavoratori autonomi) non hanno impedito in Toscana un calo del numero dei lavoratori, soprattutto giovani e contratti meno strutturati: tra il 30 maggio 2020 e il 30 maggio 2019 -53mila addetti. Per comprendere però meglio i costi della crisi a questa cifra va poi aggiunta quella relativa ai beneficiari delle misure, circa 638 mila unità (257mila coinvolti nella Cassa ordinaria o nel Fondo di integrazione salariale, 106mila soggetti alla cassa in deroga, 275mila che hanno richiesto l’indennità di 600 euro), ovvero il 40% della forza lavoro ed anche la fetta più a rischio disoccupazione o di riduzione del reddito una volta cessate le misure di sostegno.

 

Sul versante imprese, a fine maggio il dato in calo più significativo riguarda le attività connesse al turismo, con -29mila addetti. Più contenuto il dato del commercio al dettaglio (-7%) e ancor più di quello all’ingrosso (-3%). Cali anche nei comparti manifatturieri, soprattutto quelli soggetti a lockdown come la moda; maggiore la tenuta dei settori essenziali: cartario, chimica e farmaceutica, alimentare. Rispetto ai territori, brusco il calo di quelli a vocazione turistica e legati ai settori industriali più tradizionali (distretti aretino e pratese); meno evidente nei sistemi urbani (grazie alla possibilità degli addetti del terziario di operare in smart working).

 

Alla luce di tutto ciò, la recessione causata dal virus sarà senza precedenti: le stime di caduta del Pil toscano 2020 sono dell’11%, più di quello italiano (-9%) a causa del peso di esportazioni e turismo sull’economia regionale, entrambi particolarmente colpiti. Il calo dell’export verso l’estero dovrebbe essere del 18,7%, in linea col dato italiano ma con un impatto maggiore a livello regionale. Il turismo interno non permetterà di sostituirsi al calo di quello proveniente dall’estero, con una spesa che si ridurrà di almeno il 40% (con previsioni più fosche del -70%).

 

Le preoccupazioni maggiori, per i riflessi di lungo periodo, si concentrano sulla caduta degli investimenti (-16,2%), con contraccolpi pesanti sull’occupazione (seppur mitigati dagli interventi del governo). Senza poi contare, in caso di seconda ondata del virus, un’ulteriore perdita di Pil stimabile in 2.5-3 punti percentuali.

 

Una conferma di queste proiezioni anche nei tre anni successivi, con graduale ritorno alla normalità, comporterebbe nel 2021 un aumento del Pil toscano del 4,9%, contro il 5,8% dell’Italia, scarto causato soprattutto dal recupero più lento del turismo. Un successivo rallentamento nel 2022 (+1,1%) e una stabilizzazione nel 2023 (+0,9%), ovvero il tasso di crescita potenziale dell’economia toscana.

 

L’aumento delle disuguaglianze e della povertà rappresentano un altro effetto della crisi. Già prima dell’emergenza infatti, il reddito disponibile delle famiglie toscane si era contratto (-10% a fine 2019 rispetto al 2007), provocando un aumento della povertà assoluta che però non ha riguardato tutte le famiglie in ugual misura, ma andando a colpire soprattutto quelle giovani, numerose e straniere. Tutte le indicazioni vanno nella direzione di un’ulteriore accentuazione delle disuguaglianze, non solo nella distribuzione dei redditi, ma anche sul fronte dell’istruzione, sulla conciliazione dei tempi di vita e lavoro (peso maggiore sulle donne) e sulla stessa esposizione al virus.

 

Il rapporto fornisce un’analisi preoccupata e dolorosa della realtà toscana. Una realtà economica e sociale dolorosa. Ma questa realtà si può combattere, come del resto ci insegna la storia della Toscana negli ultimi 10 anni. Questo grazie agli asset di cui disponiamo e che in questi anni si sono distinti nella conquista dei mercati internazionali, grazie alla loro qualità. Disponiamo di tanti settori innovativi accanto ai quali però spiccano alcuni distretti storici come yacht e cantieristica navale, la farmaceutica, il cartario, la moda, l’agroalimentare, l’orafo, il marmo, la camperistica. Tutti con le proprie criticità attuali ma tali da rendere la Toscana una regione forte. Senza trascurare la capacità di attrazione degli investimenti per la quale siamo diventata la prima regione italiana”, ha commentato il presidente della Regione Enrico Rossi.

 

"La spinta per uscire da questa situazione complicata, resa ancor più difficile dall’emergenza sanitaria, può arrivare dagli investimenti. Occorre passare – ha sottolineato Rossi - da una media annua di 2 miliardi a una di 5/6. E’ del resto la richiesta che feci una anno fa, siglando il patto per lo sviluppo: accelerare la spesa in sanità, quella per l’assetto idrogeologico, per la scuola, per le infrastrutture come la Tirrenica, completare il porto di Piombino e rilanciare la produzione di acciaio, sviluppare il porto di Livorno e l’aeroporto di Firenze. Insomma sbloccare tante opere attualmente ferme. Solo con gli investimenti il Pil potrà riprendere a salire e si potrà garantire lavoro a chi lo ha perso in questi mesi ed evitare così di dare sfogo alla rabbia sociale”.

 

“Ci sono i soldi che potrebbero arrivare dal Mes (2,3 mld a interessi zero per la Toscana), dal recovery fund (a fondo perduto), quelli legati ai prestiti: una massa ingente di denaro e che andrà a sommarsi a quelli del bilancio Ue legati al nuovo settennato. E’ indispensabile che lo Stato smetta di distribuire denaro a pioggia, con un assistenzialismo generico, ed indirizzarli verso chi fa investimenti e crea occupazione. Oltre a garantire un reddito minimo a chi è a casa e deve poter sopravvivere. Ho fiducia in questa regione e le crisi precedenti, recenti, hanno dimostrato che abbiamo saputo crescere, stando al passo delle regioni del nord. Lavoro, sviluppo e occupazione sono i punti fondamentali”.

 

 

 
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