Prato, auto incendiata e bara con la foto della vittima: 6 arresti. La Procura: 'Guerra per il mercato della prostituzione'
La vicenda si colloca nella contesa tra due gruppi criminali rivali per assicurarsi l'egemonia del mercato della prostituzione in territorio pratese
giovedì 12 giugno 2025 11:05
Il Giudice per le Indagini Preliminari di Prato, in aderenza a quanto richiesto dalla Procura di Prato, ha emesso sei ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti di un cittadino cinese di trentacinque anni, di un cittadino italiano di origini calabresi (di trentasei anni), di un cittadino pakistano di quarantotto anni e di altri tre cittadini cinesi (rispettivamente di trentatré anni, di trentuno anni e di trentasei anni, provienti dalla regione del Fujan).
I fatti risalgono a otto mesi fa, il 1 ottobre 2024 alle 23.30, in viale della Repubblica a Prato, quando si verificò l'incendio, di natura dolosa, di un'auto di proprietà di un cittadino cinese formalmente titolare di una pelletteria a Campi Bisenzio. L'incendio che generò l'esplosione del mezzo e fu accompagnato dalla plateale e grave intimidazione consistita nell'accompagnare l'agire con la collocazione, di fronte all'ingresso della struttura alberghiera dove la vittima soggiornava, di una bara di legno con la foto del proprietario del mezzo apposta sulla cornice presente su detta bara. Lo stesso Giudice per le indagini preliminari ha attributo all'utilizzo della bara un fortissimo gesto dal valore intimidatorio.
Tali condotte violente e minatorie, fa sapere la Procura, sono risultate commesse nel quadro dello sfruttamento organizzato della prostituzione, che costituisce uno dei lucrosi business che caratterizzano l'agire della criminalità organizzata nell'area pratese, che riveste una dimensione trasnazionale, e la stessa persona offesa è risultata dedita a tale attività e destinatario di misura cautelare proprio per il delitto di sfruttamento della prostituzione.
Tale agire si colloca nella contesa tra due gruppi criminali rivali per assicurarsi l'egemonia del mercato della prostituzione cinese in territorio pratese ed è risultato volto a costringere la vittima dell'intimidazione a far fronte a un debito ricollegabile alla pregressa attività di sfruttamento della prostituzione e a far cessare l'attività di meretricio esercitata presso l'hotel in viale della Repubblica. L'uomo era l'originario detentore dell'egemonia del mercato della prostituzione pratese, fino a quando un gruppo di persone a lui originariamente sottoposto aveva deciso di scindersi dall'organizzazione primigenia e di mettersi in proprio.
In particolare, prosegue la Procura di Prato, le misure sono state applicate per due delitti. Il primo: tentativo di estorsione, nei confronti dell'italiano e del pakistano, quali esecutori materiali, e del 35enne cinese, che ha agito quale ideatore e mandante dell'azione delittuosa, fornendo la base logistica (un autolavaggio nei pressi di via delle Fonti, in Prato) per custodire la bara e organizzare le operazioni. Il secondo: sfruttamento della prostituzione di più peripatetiche, anche di nazionalità giapponese, nei confronti della vittima del danneggiamento mediante incendio e dell'intimidazione con collocazione della bara.
Le indagini si sono nutrite dell'apporto degli appartenenti alla Squadra Mobile di Prato e hanno trovato l'elemento trainante nelle intercettazioni telefoniche e ambientali. La condotta della vittima dell'intimidazione si è rivelata omertosa, densa di gravi reticenze e di discrasie, che ne hanno inficiato sin da subito le sue dichiarazioni, e appare tipica del contesto criminale in cui si inserisce e giustificata dal timore delle conseguenze derivanti dall'interlocuzione con gli inquirenti.
Le indagini hanno posto in evidenza - contrariamente a quanto avviene nel tipico modo di porsi degli appartenenti alla comunità cinese, che agiscono come gruppo autonomo non propenso all'integrazione - la crescente capacità criminale degli esponenti dei gruppi antagonisti nella gestione del mercato della prostituzione di consorziarsi con appartenenti alla criminalità di altre etnie, quali quelle italiane e pakistane, e la loro attitudine a essere da questi riconosciuti come portatori di capacità organizzative e di direzione strategiche delle condotte criminose. La Procura rivela, dunque, la determinazione di esponenti del crimine cinese a integrarsi solo con riferimento all'agire illecito, nella prospettiva di aumentare il proprio arricchimento, a differenza di quanto avviene nelle ordinarie attività quotidiane legali, spesso carenti della necessaria interlocuzione con la realtà imprenditoriale del nostro Paese.
Correlativamente all'esecuzione delle sei misure cautelari della custodia in carcere, nel corso della mattinata sono state eseguire dieci perquisizioni, nei confronti dei sei soggetti destinatari della misura custodiale e di altri quattro indagati (uno di nazionalità italiana e quattro cinesi). Il cittadino italiano, di origine calabrese, destinatario di misura di custodia cautelare in carcere, è risultato avere la disponibilità nella propria abitazione pratese di un revolver con matricola abrasa, circostanza che accresce la sua pericolosità, e, per tale ragione, è stato arrestato anche nella flagranza del relativo delitto di detenzione di arma comune da sparo clandestina.
Nel luogo di dimora del cittadino cinese di trentotto anni, sospettato di aver contribuito al delitto di tentativo di estorsione ma non destinatario della misura della custodia cautelare in carcere, sono stati rinvenuti 32mila euro in contanti.