Strage dei Georgofili, commemorate alle 1 e 04 di notte le vittime dell'attentato
Corteo silenzioso da Palazzo Vecchio
lunedì 27 maggio 2024 09:09
Commemorate, alle 1 e 04, ora della strage, le vittime dell'attentato di via dei Georgofili a Firenze: 31 anni fa, il 27 maggio 1993 un Fiat Fiorino imbottito di esplosivo ad alto potenziale fece 5 vittime. Morirono le piccole Nadia e Caterina, la prima 9 anni, la seconda un mese e mezzo, insieme ai loro genitori Angela Fiume e Fabrizio Nencioni e lo studente Dario Capolicchio, 22 anni.
Un corteo silenzioso si è mosso da Palazzo Vecchio per raggiungere via dei Georgofili dove è stata poi deposta una corona. Tra i presenti il governatore della Toscana Eugenio Giani, l'assessora alla cultura della memoria e della legalità Maria Federica Giuliani, l'assessora al welfare Sara Funaro, l'assessore all'ambiente Andrea Giorgio, il presidente del consiglio comunale Luca Milani, la prefetta Francesca Ferrandino, il presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage Luigi Dainelli, il procuratore generale presso la corte d'appello di Firenze Ettore Squillace Greco.
Stamani a La Romola, nel Comune San Casciano Val di Pesa, messa in suffragio delle vittime nella chiesa di San Maria alla Romola e a seguire omaggio alle tombe della famiglia Nencioni. Sarà presente l'assessora alla cultura della memoria e della legalità di Firenze. Al cimitero di Sarzanello a Sarzana ci sarà l'omaggio a Dario Capolicchio.
Nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a partire dalle 18, si svolgerà il convegno 'Memoria e ricerca della verità oltre il colpo di spugna'. Sarà inoltre presentato il libro 'Il colpo di spugna', con gli autori Nino di Matteo, pm alla Dna di Roma e Saverio Lodato giornalista e scrittore. Nel corso della serata verranno proiettati video in ricordo e quale tributo a Giovanna Maggiani Chelli e al giornalista Andrea Purgatori.
Dalle ore 18,30 in piazza dell'Isolotto partirà una camminata per ricordare le vittime della strage.
"A distanza di 31 anni ricordo ancora quella notte come fosse ieri", scrive Eugenio Giani sui social. "Da pochi mesi ero diventato assessore alla mobilità e ai lavori pubblici del Comune di Firenze, stavo svolgendo una funzione importante nel rapporto tra la giunta e la città. Fino a quel momento la mafia poteva essere considerata come un fenomeno localizzabile altrove, anche se certo c’erano state importanti inchieste giudiziarie, che avevano portato alla luce significative infiltrazioni della criminalità organizzata. Ma tutto sarebbe cambiato quella notte, appunto: la notte della strage di via dei Georgofili. La sera, ricordo, avevo l’abitudine di comprare l’edizione della notte della Nazione all’edicola di Santa Maria Novella, per leggerla a casa. Avevo cominciato le lettura verso mezzanotte e mezzo. Poco più tardi avvertii un grande botto, come se fosse successo qualcosa nei dintorni di casa".
"A quei tempi abitavo ancora a Legnaia, il quartiere della mia infanzia e della mia adolescenza. Uscii subito sul terrazzo e da lì scorsi una colonna di fumo", continua Giani. "Al momento pensai a qualcosa che aveva coinvolto una fabbrica o un magazzino, magari a una fuga di gas. Pochi istanti più tardi mi arrivò la telefonata dell’operatore della polizia municipale, per cui rappresentavo l’assessore di riferimento. Con voce grave mi segnalò che era esplosa una casa torre nel centro di Firenze, nei dintorni degli Uffizi. Dissi che mi sarei subito precipitato sul posto. Ricordo bene anche le scene successive, in macchina sui lungarni. In piazza Santa Trinita incrociai una persona col volto insanguinato. È stato un disastro, mi urlò chi la stava accompagnando all’ospedale. Arrivai in via dei Georgofili, dove spesso parcheggiavo anche io. Mi venne subito in mente cosa sarebbe potuto succedere se l’esplosione fosse avvenuta di giorno. I vigili urbani e i vigili del fuoco mi vennero incontro, mi domandarono come ritenevo di dover procedere. Altre scene di quella notte come un incubo: i corpi della famiglia Nencioni estratte dalle macerie, in particolare le due bambine, figlie di un vigile che conoscevo e che ricordo sempre sorridente, sempre positivo; il primo sopralluogo agli Uffizi per valutare i danni inferti alle opere; il momento in cui i vigili vennero a dirmi, sotto voce, che con tutta probabilità non era stata una fuga di gas: le caratteristiche delle schegge facevano propendere per una bomba.
In quel momento mi sentii come soffocare: chi poteva aver voluto tutto questo? La mattina dopo le definitive conferme e l’emersione della pista mafiosa. Avevano voluto colpire Firenze, città della cultura, nel cuore stesso del suo patrimonio di cultura: quella galleria degli Uffizi che a oggi è la galleria di arte più visitata in Italia. Nei giorni successivi operai per la rimozione delle macerie e il ripristino di condizioni accettabili per le abitazioni e le attività. Ma in ogni caso non si poteva più tornare indietro. Quella bomba, quella notte, segnò un punto di svolta nel modo in cui la mafia era vissuta da Firenze e dai suoi cittadini. La mafia era in mezzo in noi, nella nostra vita quotidiana. Anche noi eravamo vulnerabili. Vulnerabili, ma decisi a sostenere la sfida della criminalità organizzata. Tutti insieme, con fermezza, istituzioni e cittadini".
Queste invece le parole del sindaco di Firenze, Dario Nardella: "Anche quest’anno Firenze ricorda la Strage dei Georgofili e piange le sue vittime. Questa ferita non si rimarginerà mai fino a quando la mafia non sarà definitivamente distrutta. Questa è la cruda verità. Sapere che è ancora viva la fonte del male che 31 anni fa si è riversato sulla città più bella del mondo ci dà una ragione vera per continuare a combattere. Di fronte alla criminalità e all’odio i fiorentini non chineranno mai il capo. La memoria è la nostra forza".
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