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Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, recuperati beni d’arte di provenienza illecita per 4 milioni di euro

I luoghi maggiormente colpiti dal fenomeno si confermano gli edifici religiosi (8 nel 2023)

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giovedì 09 maggio 2024 15:18

I Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze hanno presentato l’attività operativa relativa al 2023, che ha visto il recupero di beni d’arte di provenienza illecita per un valore di quattro milioni e cinquecentomila euro. 

 

L’analisi dei dati statistici riguardante i fenomeni criminali, in danno del patrimonio culturale, ha registrato nel 2023 un decremento di tali reati in Toscana. A fronte di 40 eventi commessi nel 2022, ne sono stati registrati 23 (- 43%), con conseguente decremento del numero dei furti di beni culturali (726 nel 2022 e 334 nel 2023, corrispondente al – 54%). I luoghi maggiormente colpiti dal fenomeno si confermano gli edifici religiosi (8 nel 2023),  ricchi di beni ed oggetti artistici, spesso facilmente commerciabili, dislocati spesso in zone periferiche o rurali. 


Le attività di contrasto dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di  Firenze agli illeciti, hanno consentito il recupero di beni antiquariali, archivistici, librari e archeologici di pregevole fattura ed il cui valore viene quantificato in circa un milione e settecentomila euro.  


Nell’anno 2023 sono state: denunciate all’Autorità Giudiziaria 28 persone, di cui 6 per reati in danno del paesaggio e 8 per illecite attività di scavo; effettuate 17 verifiche sulla sicurezza di Musei, Biblioteche e Archivi; controllati: 2634 beni nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti; 168 esercizi antiquariali e commerciali; 57 mercati e fiere del settore; recuperati 1443 beni antiquariali, archivistici e librari 1383 repertiarcheologici; sequestrata 1 opera contemporanea contraffatta.  

 

Operando sul territorio della Toscana in sinergia con le altre componenti dell’Arma dei Carabinieri ed in particolare con il 4° Nucleo Elicotteri di Pisa, nonché con il supporto tecnico delle Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio competenti per territorio, il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze ha assolto alle funzioni di tutela e salvaguardia del patrimonio culturale anche attraverso il monitoraggio dei siti archeologici terrestri e marini, nonché delle aree di interesse paesaggistico e dei sette siti UNESCO della regione. Nel corso delle attività sono stati controllati: 38 siti tutelati da vincoli paesaggistici e monumentali; 38 aree archeologiche.  


Tra le molteplici attività condotte sono stati recuperati e restituiti agli aventi diritto: un dipinto tempera e oro su tavola del XV sec., rubato al Museo dell’Opera del Duomo di Siena nel 1968. Il dipinto, attribuito a Lippo D’Andrea pittore fiorentino del quattrocento, noto alla storiografia artistica come “Pseudo Ambrogio di Baldese” e citato da Giorgio Vasari nella  vita di Lorenzo Monaco, è stato sequestrato presso una casa d’aste fiorentina dopo essere stato individuato tra quelli asportati, a seguito della comparazione delle fotografie pubblicate sui cataloghi d’asta con quelle contenute nella “Banca Dati dei beni culturali  illecitamente sottratti” del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, che  consentiva di accertarne l’illecita provenienza. L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di  Firenze, ha consentito di appurare che l’opera pittorica, una volta asportata nel 1968 per diversi anni è rimasta sconosciuta al mercato riapparendo nel 1999 in una casa d’aste  svizzera, dove veniva acquistata da un collezionista italiano. Le indagini inoltre, hanno  consentito di appurare l’estraneità ai fatti per i soggetti coinvolti trattandosi di acquisti in  buona fede. 
 

Un dipinto del XVI sec. “Compianto sul corpo di Cristo”, dipinto olio su tela cm. 83 x 67, attribuito a Francesco Prata da Caravaggio.  Il dipinto, attribuito a Francesco Prata da Caravaggio, pittore che già alla sua epoca era considerato una personalità artistica di primo piano, veniva sequestrato presso una galleria  d’arte milanese dopo una verifica dell’opera attraverso la “Banca Dati dei beni culturali  illecitamente sottratti” del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. La comparazione della fotografia del dipinto, con quelle contenute all’interno della Banca Dati, consegnate al momento del furto dall’allora parroco BAZZOLI Don Francesco,  consentiva di accertarne l’illecita provenienza, nonché, data l’importanza dell’opera, la  pubblicazione alla pagina 18 del bollettino n. 22 anno 1999, “Servizio per le ricerche delle opere d’arte rubate” edito dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri. La conseguente attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Milano, consentiva di individuare e denunciare per ricettazione una  pensionata sessantottenne, residente in Lombardia, che a seguito di perquisizione veniva trovata in possesso di altra opera rubata e confermare quindi l’estraneità ai fatti per la galleria d’arte, che aveva richiesto l’iniziale l’accertamento.  

  
Lettera manoscritta di Giorgio Vasari datata 18 marzo 1566, rubata nel 2001 dall’archivio  della Fraternita dei Laici di Arezzo.  La lettera manoscritta di Giorgio Vasari è una missiva molto formale inviata ai Rettori della  Fraternita per parlare dell’artista Giovanni Stradano. Nel corpo della stessa si evidenziano  anche legami di natura economica ove il Vasari parla, persino, di cifre e compensi su alcuni  lavori e relazioni sullo stato di alcune opere. Il manoscritto risultava inserito negli archivi della Fraternita dei Laici, catalogato e fotografato. L’attività investigativa del personale del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze, nata grazie alla segnalazione da parte della casa d’aste Sotheby’s di Londra e Bruxelles, ha consentito di individuare il prezioso manoscritto come quello asportato nel 2001 dall’archivio della Fraternita dei Laici di Arezzo. Non è stata necessaria una formale richiesta di rogatoria internazionale da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo in quanto, attraverso la diplomazia culturale, il possessore del bene, una famiglia belga in buona fede, compresa la reale  provenienza del manoscritto, si metteva a completa disposizione con il personale della casa  d’asta londinese affinché il bene potesse essere rimpatriato in Italia. Il 7 settembre 2022, presso gli uffici dell’Ambasciata d’Italia a Londra, una delegata della Sotheby’s consegnava spontaneamente il manoscritto. 
 

Sedici importanti dipinti asportati da chiese, enti pubblici e privati cittadini del centro-nord Italia (in foto). La complessa attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, è durata circa un anno e ha permesso di rinvenire nella disponibilità di un noto imprenditore umbro, le sedici opere d’arte. Le indagini sono iniziate grazie al quotidiano e meticoloso controllo dei siti internet di settore e anche, come in questo caso, di immagini relative a palazzi o edifici storici, utilizzate per altri scopi. Nello specifico, sulla pagina web della struttura ricettiva dell’imprenditore, usata per banchetti e ricevimenti, i militari dello speciale Nucleo hanno notato, affisse alle pareti del salone, due delle tele asportate alla Chiesa di Santa Maria a Vigesimo di Barberino  del Mugello (FI). Durante una successiva fase investigativa, in seguito a una perquisizione delegata  dall’Autorità Giudiziaria ed eseguita nel Comune di Umbertide (PG), sono state rinvenute  le restanti 12 opere. È stato possibile riscontrare nell’immediatezza dell’attività la  provenienza furtiva dei beni sequestrati, grazie agli accertamenti svolti in tempo reale, mediante la consultazione della “Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti” gestita dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Si è constatata, inoltre, l’estraneità ai fatti per l’imprenditore il quale è risultato essere stato raggirato da un noto ricettatore, oggi deceduto e che viveva nella provincia di Perugia. Quest’ultimo, sicuro che l’imprenditore non le avrebbe mai messe in commercio, nel corso del tempo gli vendeva le sedici opere d’arte garantendone la lecita provenienza.  
 

 

 
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