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Mafia, il rapporto dell'Irpet: Toscana terra di investimenti per la criminalità organizzata

Giro di affari pari a 1,2 miliardi di euro

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giovedì 04 aprile 2024 18:58

Secondo le stime deII’Irpet, l’economia connessa alle attività illegali, cioè l’insieme dei prodotti la cui produzione, vendita o distribuzione è proibita dalla legge, vale in Toscana un giro di affari pari a 1,2 miliardi di euro. Se a questa cifra sommiamo i 10,1 miliardi attribuibili all’economia sommersa (in cui rientrano le attività celate alle autorità fiscali), si può quantificare in 11,3 miliardi il valore complessivo dell’attività non legale osservata sul territorio regionale: rappresenta l’11,7% del prodotto interno lordo regionale, percentuale complessivamente in linea con il dato nazionale.

 

Sono alcuni dei dati più significativi che emergono dalle 146 pagine del 'Rapporto 2023 su illegalità e criminalità organizzata nell'economia della Toscana' redatto dall’Irpet, l’Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana. Il report è stato presentato oggi a Firenze nella Palazzina reale della stazione di Santa Maria Novella nel corso di un evento al quale hanno partecipato il presidente Eugenio Giani, l’assessore regionale alla legalità Stefano Ciuoffo, l'assessora alla cultura della legalità Maria Federica Giuliani e il procuratore di Firenze, Filippo Spiezia.

 

“Le mafie – ha detto il presidente Giani - si combattono parlandone a voce alta e dandoci gli strumenti necessari di studio e analisi. Per questo non si può che esprimere apprezzamento e gratitudine per tutti coloro che hanno lavorato a questa nuova edizione, che ci rende tutti più attrezzati nella battaglia per la legalità. Di qualunque tipo sia la criminalità prospera se non le si presta la giusta attenzione, se la si sottovaluta, senza dotarsi dei giusti strumenti per riconoscerla e farla emergere nelle attività, nelle relazioni, nelle modalità operative. Noi questa operazione la compiamo ogni anno. Ringrazio anche le istituzioni statali, la Procura e la Magistratura che ci affiancano in questo fondamentale compito”.

 

“Sebbene le mafie – gli fa eco l’assessore Ciuoffo - non esprimano nella regione uno stabile radicamento territoriale, la Toscana si conferma una delle aree privilegiate per attività di riciclaggio e più in generale per la realizzazione di reati economici finanziari su larga scala. Il rapporto ci rafforza nella convinzione che stiamo battendo la strada giusta, nonostante il mutamento continuo e costante del crimine organizzato. Irpet dimostra come la Toscana sia un territorio resiliente e capace di mettere in campo azioni trasversali per il contrasto alla mafia, in un lavoro collegiale tra le istituzioni. Oggi le mafie viaggiano alla stessa velocità con cui si evolvono le nuove tecnologie e compieremmo un errore imperdonabile ad avere un’immagine stereotipata del mafioso. Per questo lo studio e l’analisi, che questo rapporto di Irpet ci restituisce, sono indispensabili per l’efficacia della nostra azione preventiva”.

 

Il profilo delle province toscane non pare caratterizzato da sostanziali fragilità di natura socio-economica. Ma il rapporto invita a considerare le imprese cosiddette cartiere (quelle nate con intenti di evasione, elusione o riciclaggio attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti) che incidono per il 3,6% del totale, contro il 5% in Italia. I settori con valori più elevati sono quello finanziario-assicurativo (6,6%), costruzioni (5,8%) e commercio (5,4%).

 

La mortalità aziendale anomala (in eccesso) si addensa prevalentemente nei settori dell’abbigliamento e pelletteria e calzature (Prato, Empoli). Il ricorso in eccesso al part-time riguarda principalmente l’area della Toscana settentrionale (a più alto tasso di imprenditorialità), e in particolare Prato, dove supera il 40% dei contratti, soprattutto nel settore dell’abbigliamento.

 

La relazione per l’Anno Giudiziario 2023 della Procura Generale riporta un deciso aumento dei procedimenti per associazione mafiosa (da 13 a 28) avviati tra il luglio 2021 e il giugno 2022. Il fenomeno delle infiltrazioni delle mafie straniere suscita particolare allarme per i legami che può instaurare con le mafie locali, in particolare la mafia cinese, con elevati tassi di criminalità economico finanziaria, e la mafia albanese, specializzata nel traffico internazionale di droga.
 

Nel confronto nazionale, la Toscana si pone in coda (al 16°posto) per il dominio "indicatori oggettivi di presenza di crimine organizzato” (associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere, interdittive antimafia, aziende in gestione e destinate, immobili in gestione e destinati, operazioni finanziarie attinenti criminalità organizzata). È al di sotto della mediana per il dominio "indicatori spia di controllo del territorio” (al 13º posto), ovvero danneggiamento seguito a violenza, attentati, sequestri, estorsione, usura e corruzione.

 

Al contrario, presenta valori più critici e si colloca tra le prime regioni del centro-nord (al 9º posto) per il dominio "indicatori di esercizio di attività illecite” (riciclaggio, contraffazione, contrabbando, stupefacenti, reati del ciclo dei rifiuti, sfruttamento della prostituzione). L’indicatore sintetico dei tre domini ci colloca a metà strada (10º posto) nella graduatoria nazionale. Su base provinciale il valore più elevato spetta a Livorno, a cui seguono l’area della piana tra Firenze, Prato e Pistoia e l’area della costa centro-meridionale.

 

 

 
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