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Il Complesso di Orsanmichele riapre al pubblico dopo un anno di lavori

Sarà aperto tutti i giorni della settimana, eccetto martedì

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lunedì 15 gennaio 2024 17:01

Dopo oltre un anno di intensi lavori il Complesso di Orsanmichele riapre le sue porte al pubblico il 19 gennaio in una veste completamente rinnovata diventando finalmente fruibile ai visitatori tutti i giorni della settimana ad eccezione del martedì.
In tutto sono serviti 400 giorni totali di chiusura (il museo era chiuso dal 12 dicembre 2022, la chiesa dal 16 gennaio 2023), un investimento complessivo di € 1.135.026,43 promosso dal Ministero della Cultura facente parte dei cosiddetti Grandi Progetti Beni Culturali e un progetto che porta la firma degli studi Map Architetti e Natalini Architetti.

 

“Un intervento di restauro e riallestimento davvero sorprendente - dichiara il sindaco di Firenze Dario Nardella - che consentirà allo spettatore di ritrovare all’interno del museo la collocazione originaria delle statue così come erano all’esterno, aumentando in questo modo l’efficacia e la suggestione della visita. Sono lieto, inoltre, che adesso il museo amplierà il suo orario di apertura, consentendo ai visitatori più tempo per scoprire le bellezze di questo scrigno in pieno centro di Firenze”. “Questo lavoro prezioso - aggiunge Nardella - è il degno suggello di anni straordinari vissuti dalla direttrice Paola D’Agostino che finisce il suo mandato fiorentino ma ci lascia in eredità passione, cura, studio e perseveranza per il nostro straordinario patrimonio artistico”.

 

“Orsanmichele riapre - commenta la Soprintendente Antonella Ranaldi - Come sarà? Si chiederanno in molti. Durante il periodo di chiusura, dalla vetrata su via Calzaioli, turisti e passanti curiosi sbirciavano ammirati verso l’interno dove i restauratori erano impegnati nella spolveratura del grande tabernacolo dell’Orcagna. La chiesa di Orsanmichele si apre e si mostra all’esterno. Grazie alle nuove bussole che permettono di lasciare aperti i grandi portoni, dalle vetrate si potrà vedere l’interno da via dell’Arte della Lana. È un invito ad entrare, ma non solo, è un’idea di bellezza accessibile, a porte aperte, valorizzata dalla nuova e riuscita illuminazione interna, che esalta le vetrate colorate, le grandi volte e i capolavori scultorei che la rendono splendida. Una chiesa particolare, molto civica, che nella sua lunga vita ha ospitato funzioni miste, chiesa, granaio, archivio, museo. Ha visto sulla sua pelle, tra Trecento e Quattrocento, artisti ancora impegnati negli stilemi tardogotici - che oggi pur ammiriamo stupefatti - superati dal vento di rinnovamento degli artefici del primo Rinascimento fiorentino. Un trapasso tra generazioni vicine. Le grandi statue dei protettori delle Arti di Firenze, si sono imposte superbe e maestose, in una gara tra artisti e tra corporazioni delle arte.  Nel nuovo allestimento degli studi Map Architetti e Natalini Architetti – continua Ranaldi - le statue sono state rialzate, perché erano state concepite per essere viste dal basso. Si è ricercata la frontalità originaria ponendo dietro ognuna di esse fondali bianchi, creando un percorso che apre a scorci diagonali”.

 

Nel nuovo allestimento, le 13 statue originali esposte nel Museo, opera dei più grandi scultori del Rinascimento fiorentino ovvero Lorenzo Ghiberti (San Giovanni Battista, Santo Stefano e San Matteo), Donatello (San Marco e San Pietro), Nanni di Banco (Sant’Eligio, San Filippo, Quattro Santi Coronati), Andrea del Verrocchio (Incredulità di San Tommaso), Baccio da Montelupo (San Giovanni Evangelista), Giambologna (San Luca), accanto a quelle trecentesche Piero di Giovanni Tedesco (Madonna della Rosa) e Niccolò di Pietro Lamberti (San Giacomo Maggiore) tornano a interagire con il pubblico, come quando si trovavano nelle nicchie esterne e incrociavano lo sguardo dei passanti per le strade circostanti Orsanmichele.

 

Il progetto commissionato dai Musei del Bargello nasce dall’esigenza di ripensare il rapporto statua-spettatore secondo il punto di vista di antichi maestri, Donatello in primis, che nell’ideazione delle statue tenevano in conto la collocazione finale, in questo caso la serie di nicchie sopraelevate a due metri di altezza dal suolo, per cui le opere hanno appositi accorgimenti prospettici. In quest’ottica il riposizionamento delle tredici statue monumentali, per cui si sono rese necessarie complesse operazioni di movimentazione condotte dalla ditta Arterìa, ha tenuto conto dell’originaria disposizione nel ridisegnare, grazie al progetto di Barni e Natalini, le antiche geometrie delle opere centrate sui moderni fondali, e ripristinare le relazioni spaziali un tempo esistenti tra le figure dei gruppi scultorei come i Quattro Santi Coronati di Nanni di Banco o l’Incredulità del Verrocchio. Particolarmente suggestive sono le statue posizionate in diagonale sugli angoli delle pedane, come il San Luca del Giambologna o il San Matteo di Ghiberti, che sembrano affacciarsi oltre il profilo degli schienali, guardando lo spettatore, e sporgendo le possenti braccia nell’atto di sorreggere i libri. Ad una differente altezza riacquistano solennità anche le statue più rigidamente frontali, come il San Giacomo maggiore di Niccolò Lamberti o il Santo Stefano di Ghiberti, il cui sguardo apparentemente spento si rianima se proiettato in lontananza. E si tornano ad apprezzare anche particolari rimasti a lungo in ombra come i bellissimi calzari ai piedi del gruppo verrocchiesco dell’Incredulità di San Tommaso.

 

I restauri alla Chiesa e al Museo di Orsanmichele

 

La temporanea chiusura del Complesso di Orsanmichele ha consentito di intraprendere una consistente serie di operazioni di restauro e manutenzione straordinaria delle sculture, dei dipinti murali, dei paramenti lapidei della Chiesa e di alcune delle celebri statue conservate al Museo, oltre alla realizzazione dei supporti per la messa in sicurezza delle opere, interventi questi diretti da Benedetta Matucci funzionaria storica dell’arte e responsabile del Complesso di Orsanmichele con Benedetta Cantini, funzionaria restauratrice dei Musei del Bargello.

 

In Chiesa, dove i restauri sono stati condotti con attenta dedizione da Bartolomeo Ciccone, Gabriela Simoni e Muriel Vervat, è stato possibile procedere ad una spolveratura integrale del tabernacolo dell’Orcagna (a distanza di cinque anni dal precedente intervento di manutenzione straordinaria) come anche dell’altare con il gruppo della Vergine con Bambino e Sant’Anna di Francesco da Sangallo, e della tavola di Bernardo Daddi, sottoposta quest’ultima ad un controllo metodico dello stato conservativo.

 

Nella parte absidale della chiesa si è proceduto al restauro di gran parte delle pareti, grazie alla pulitura dei colonnini alla base delle grandi trifore e al ripristino degli intonaci di tamponatura; inoltre, grazie alla rimozione della vecchia sagrestia addossata alla parete nord-est, sostituita oggi da una nuova struttura ad armadio staccata dal muro, sono tornate visibili alcune porzioni degli affreschi raffiguranti San Domenico e San Francesco, sulle quali è stato necessario intervenire con un restauro. Sempre nella zona absidale sono stati poi restaurati tutti i basamenti dei sei pilastri delle campate che risultavano alquanto sporchi a causa di consistenti macchie e tracce di materiali cerosi, stratificatisi nel corso del tempo. Un recupero significativo è stato quello delle pitture delle facce di tre pilastri, raffiguranti San Giovanni Evangelista, San Barnaba e San Pietro, posizionati nelle campate nord-est e sud-est, il cui stato conservativo risultava alquanto degradato a causa di gravi distacchi degli intonaci, sollevamenti e disgregazione della pellicola pittorica. L’intervento di pulitura, e di ritocco pittorico a velatura, e a neutro (laddove non era possibile integrare la pittura), ha restituito unitarietà al ciclo pittorico, in particolare al brano con la figura di san Barnaba. È stata infine condotta una integrale campagna di monitoraggio e manutenzione delle volte: già cinque anni fa tutti gli affreschi del soffitto furono monitorati per valutarne lo stato conservativo e in quell’occasione si intervenne con numerose iniezioni di malta premiscelata per far riaderire gli strati di intonaco fra loro e alla struttura muraria. Il nuovo intervento ha potuto avvalersi della precedente mappatura per rivalutare lo stato di degrado e la presenza di nuovi distacchi, confermando quanto siano importanti i monitoraggi periodici e gli interventi di manutenzione nell’ambito dei beni culturali.

 

Durante lo svolgimento dei lavori al primo piano del Museo, grazie all’apposita predisposizione di una serie di aree di cantiere, è stato invece possibile intraprendere alcuni interventi di restauro e manutenzione straordinaria della statua del Sant’Eligio di Nanni di Banco, precedentemente restaurata nel 1989. Grazie all’utilizzo della tecnologia a laser sono stati rimossi i residui della patinatura bronzea sulla mitria e tra i riccioli della barba e dei capelli, valorizzando le tracce di doratura, ancora visibili a occhio nudo.

 

Nell’ambito della convenzione di partenariato pubblico stipulata nel 2023, tra i Musei del Bargello e l’Opificio delle Pietre Dure per il monitoraggio dello stato conservativo e delle operazioni di disallestimento delle statue in occasione dei lavori del museo di Orsanmichele, si è proceduto alla manutenzione del San Matteo di Lorenzo Ghiberti. L’intervento è stato sapientemente condotto dalle restauratrici del Settore Bronzi e Armi Antiche (Stefania Agnoletti, Maria Baruffetti, Annalena Brini e Elisa Pucci), in un cantiere didattico che ha visto coinvolti anche gli allievi del quarto anno della Scuola di Alta Formazione Studio (PFP4-Corso n. 31). Precedentemente restaurato dall’Opificio nel 2005, il monumentale bronzo del Ghiberti è ora stato sottoposto ad attività manutentive inerenti a una revisione della pulitura e della protezione delle superfici di lega di rame e l’inibizione dei cloruri. Si evidenzia come particolarmente rilevante il recupero delle lettere capitali del libro e della sclera degli occhi, il cui decoro ad agemina è tornato perfettamente leggibile grazie all’utilizzo della metodologia laser.

 

A distanza di due decenni dal restauro del 2000-2001, si è resa poi necessaria una revisione conservativa dei due bronzi di Santo Stefano di Ghiberti e del San Giovanni Evangelista di Baccio da Montelupo a cura di Nicola Salvioli. È stata condotta una pulitura generalizzata per rimuovere i vecchi protettivi, ormai alterati al punto da non assolvere più completamente alla loro funzione e che, in particolare in certe zone, offuscavano la piena leggibilità della scultura. È seguito un attento e mirato controllo dei focolai di corrosione attiva sulla superficie, maggiormente localizzati nelle zone più nascoste del modellato, e una loro conseguente rimozione. Particolare cura è stata dedicata ad attenuare la cromia di certe vecchie patinature di tonalità violacea usate in passato per accordare la superficie, ma che non era conveniente rimuovere.

 

In previsione del riposizionamento dei Quattro Santi Coronati di Nanni di Banco si è infine deciso di restaurare l’antico frontone in marmo di Portovenere, rimasto fratturato in tre parti in seguito al trasferimento dell’opera dal tabernacolo al museo nel 2001. Una volta ricollocato il gruppo scultoreo sul nuovo basamento, si è inoltre proceduto a nascondere gli spazi vuoti fra i tre blocchi di marmo, ricomponendo il piano di appoggio delle quattro figure, originariamente colmato in nicchia da una colata di malta. Le parti mancanti sono state ricostruite in resina grazie ad un elaborato progetto di Mattia Mercante, che ha acquisito i dati preliminari alla stampa tramite la tecnologia della scansione 3D. Appositi supporti per la messa in sicurezza di una serie sculture sono stati realizzati dalla Fucina Ervas, in collaborazione con i progettisti, tenendo conto di specifiche esigenze di movimentazione e di allestimento, grazie ad un avanzato sistema di elementi regolabili e di attacchi.

 

 

 
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