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Rsa, l'allarme degli infermieri: 'Carenza di personale, c'è preoccupazione'

'Senza infermieri si hanno maggiori complicazioni e la mortalità aumenta'

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giovedì 14 luglio 2022 09:01

«La carenza di personale infermieristico nelle Rsa sta rapidamente peggiorando: occorrono politiche strategiche risolutive. Continuare con risposte tampone non risolverà il problema». È l’allarme lanciato dall’Ordine delle Professioni infermieristiche Interprovinciale Firenze – Pistoia. «L’assunzione di infermieri stranieri in via straordinaria anche senza riconoscimento del titolo professionale, l’affidamento ad operatori sociosanitari di attività infermieristiche, supplire con infermieri delle aziende sono tutte strategie che aumentano i rischi per le persone – spiegano da Opi Firenze Pistoia -. Considerato che si tratta di garantire un diritto fondamentale, quello della salute dei cittadini fragili, sancito dalla Costituzione Italiana, è necessario e urgente adottare un approccio politico con una visione sistemica e orientato ad agire sulle cause del problema».

 

L’Ordine, in passato, ha più volte chiesto di accelerare la revisione del modello di Rsa: oggi molte sono veri e propri ospedali di comunità, per la gravità clinica degli ospiti e la complessità assistenziale, continua Opi Firenze Pistoia. «Le Rsa devono essere inserite nelle Reti dei servizi di Comunità con ruoli diversi e con apertura al territorio – proseguono da Opi Firenze Pistoia – È necessario introdurre nuovi parametri economici per finanziare le strutture, adeguandole ad ospedali comunità in base alla tipologia di ospiti presenti, ma anche revisionare i contratti di lavoro che ad oggi hanno una struttura normativa ed economica non adeguata e che quindi il personale sanitario rifiuta. Occorre estendere il contratto dell’Area sanitaria: un contratto unico porrebbe le basi per ottimizzare la professionalità e lo sviluppo professionale, oggi svilito».

 

Tra le altre proposte dell’Ordine, quella d’inserire il lavoro dei professionisti sanitari delle Rsa fra i lavori usuranti, incentivare con una specifica indennità settoriale il personale sanitario che lavora in Rsa, concedere la possibilità al personale sanitario dipendente di esercitare in attività libero professionale nelle Rsa, istituire contratti di formazione-lavoro nell’ultimo anno del corso di laurea in infermieristica, consentendo così la conoscenza delle realtà operative e apportando vivacità culturale in ambienti oggi statici.

 

«Esprimiamo forte preoccupazione per la lentezza delle riforme operative disposte – prosegue l’Opi Fi-Pt - tutti dovremmo comprendere che le persone ospiti nelle Rsa hanno diritto a cure e assistenza in sicurezza, mentre oggi la situazione sta rapidamente peggiorando per mancanza di personale qualificato. La politica deve trasferire il suo agire dalle ipotesi alla realtà attuativa con programmazione e organizzazione rigorosa e controllata. In caso contrario molte Rsa dovranno ridurre i posti o saranno costrette ad operare in situazioni di difficile gestione. Sicuramente è necessario superare la diversità di approccio tra Regione e Comuni e tra datori lavoro e professionisti: un approccio che produce, quando va bene, delibere, mentre di fatto nella realtà restano le solite difficoltà».

 

«Senza infermieri si hanno maggiori complicazioni e la mortalità aumenta: la letteratura lo dimostra. Auspichiamo quindi che istituzioni, associazioni di cittadini e ordini professionali trovino la motivazione e la volontà di intervenire il più rapidamente possibile. Serve una visione lungimirante che metta a terra interventi condivisi, coordinati, incisivi, innovativi, coraggiosi che consentano, innanzitutto, di rivedere complessivamente i modelli organizzativi e professionali in Rsa alla luce dei bisogni dei residenti a prevalenza sanitaria e prevedendo, tra le altre cose, migliori condizioni di lavoro e valorizzazione delle professionalità con percorsi di carriera: deve aumentare l’attrattività delle Rsa nei confronti delle professioni sanitarie. È urgente – concludono dall’Ordine -, la costruzione condivisa di un nuovo orizzonte che riporti queste strutture al centro, in modo autentico e con progettualità, la sicurezza e la qualità dell’assistenza al cittadino e ai familiari, la capacità di pensare e introdurre nuovi modelli organizzativi e di valorizzare le professionalità, a partire da quella infermieristica».

 

 
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