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Pugilato, il fiorentino Giustini sul tetto d'Italia: 'Dedicato a nonna Vanna, gliel'avevo promesso'

L'intervista di 055Firenze al calciante fiorentino, macellaio in Sant'Ambrogio

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martedì 12 aprile 2022 11:28

Un fiorentino doc sul tetto d'Italia nei pesi massimi di pugilato, la categoria regina della boxe. E' la rivincita (e che rivincita!) di Eduardo 'Dado' Giustini, 32 anni di San Frediano, calciante dei Bianchi, che sabato sera alla Montagnola, palestra storica di Firenze, ha superato il campione in carica Ivan D'Adamo. La vittoria è arrivata alla sesta ripresa per abbandono.

 

"Dedico questa vittoria al mio maestro, alla mia famiglia e in primis alla nonna Vanna: le avevo promesso, prima che morisse, che avrei vinto il titolo italiano. E ce l'ho fatta", racconta Eduardo a 055Firenze.it.

 

Quella con Ivan D'Adamo era una vera e propria rivincita. Un anno fa proprio D'Adamo si era preso il titolo italiano contro Giustini, stavolta la storia è stata diversa: "Sì, avevo perso a casa sua", continua 'Dado'. "Mi avevano stoppato all'ottava ripresa, secondo tanti ingiustamente, perché mi hanno fermato senza andare a terra. L'arbitro mi aveva detto che avrebbe contato fino a 8, ma poi mi aveva stoppato. È chiaro, avevo accusato un colpo ma stavo benissimo, l'avevo assorbito. Invece finì lì. Così mi sono preparato bene per questa rivincita, con gli incontri per tornare sfidante ufficiale e l'impegno per portare il match a Firenze".

 

Già, non è stato semplice portare l'incontro per il titolo a Firenze. Per farlo, Eduardo e il suo team hanno vinto un'asta dal valore di 7 mila euro: "Per me fare la rivincita in casa contava parecchio. Mi sono 'svenato', tanti sponsor ci hanno dato una mano per portare il match a Firenze. Tra amici, macellerie, ristoratori, negozi di abbigliamento, traslochi. Il cuore di Firenze ci ha aiutato a realizzare tutto questo". Così si è arrivati a disputare l'incontro alla Montagnola: "A casa mia, dove mi sono sempre allenato. C'era tanta gente, sono molto contento. Non mi aspettavo poi di vincere così, alla 'maniera forte', per abbandono da parte dell'angolo. Sono davvero felice".

 

Una vittoria condivisa con la famiglia, con il team, con gli amici. E con i rappresentanti dei Bianchi venuti a tifare per lui: "Sì, una delle cose più belle è stata salire sul ring con il capitano, l'alfiere, buona parte della squadra, i musici del Calcio Storico". Un legame speciale con il colore di Santo Spirito, per cui ha giocato in diverse edizioni di calcio in costume: "Ho iniziato nel 2008, poi per alcuni anni non ho giocato perché facevo pugilato a livello agonistico. Ho ripreso tra il 2013 e il 2016, poi mi sono rifermato perché ho ripreso a fare boxe. Il calcio in costume è uno stile di vita, sono proprio un grande tifoso, ci sento tanto. Poi è chiaro, facendo pugilato non posso vivere tante situazioni come prima, ma il legame resta forte".

 

'Dado' ha 32 anni, due figli di 10 e 4 anni e lavora come macellaio al Mercato di Sant'Ambrogio. Non è certo semplice, quindi, coniugare tutti gli impegni. Soprattutto non è proprio una passeggiata allenarsi a livelli professionistici dopo una lunga (e spesso faticosa) giornata lavorativa al mercato: "Ho sempre fatto il cuoco e da un anno faccio il macellaio. E' sicuramente parecchio faticoso, ma per fortuna durante la preparazione a lavoro mi hanno fatto fare un orario ad hoc. Certo, dico la verità, mi faccio un bel 'mazzo', facendo anche doppi allenamenti durante la settimana: a volte faccio 'guanti' dopo 10 ore di lavoro".

 

Come ti hanno accolto amici e clienti dopo la vittoria? "E' stata una bellissima accoglienza, al mercato ieri è stata una grande festa, in tanti sono passati a Sant'Ambrogio per farmi i complimenti. E poi gli amici, le chiamate, i messaggi, le testimonianze anche dal Comune".

 

Come nasce il tuo rapporto con il pugilato? "Avevo una decina d'anni, mi picchiavo sempre con il mio cugino. Mi dissero: "Perché non cominci a farlo in palestra?". Al Rodolico in via Senese c'era la palestra della scuola, iniziai così. Poi feci un incidente venendo via dalla palestra, e riniziai dopo un po' di tempo in via della Chiesa. Dovetti dimagrire perché stando fermo avevo preso peso. Poi la Montagnola dove esordii nel 2006, un periodo di 'stacco' e la ripresa alla Saj boxe, con il corso di Jacopo Giunti dove feci il primo combattimento. In seguito con Cristiano Mazzoni aprirono la Saf boxe: feci per un periodo il pugilato lì, una quindicina di match. Nel 2016 sono ripartito alla Montagnola, con un anno e mezzo di dilettantismo e piano piano il passaggio al professionistimo, tra fine 2018 e inizio 2019".

 

Fino al titolo italiano, appunto: "Per me è un orgoglio aver portato a Firenze il titolo dei pesi massimi. Ho fatto pugilato a fasi altalenanti nella mia vita, se avessi avuto prima una situazione così stabile a livello familiare, amici come quelli che ho trovato, la testa di adesso, le cose magari sarebbero state più facili. Dietro questa vittoria c'è un lavoro immenso con il maestro e con il team. Leonardo Turchi e suo figlio Fabio ("The Stone Crusher", pluri titolato anche a livello internazionale, ndr), Matteo Girolamo, il bel rapporto con la palestra e il presidente Luciano Polvani, la mia procuratrice Rosanna Conti Cavini: se sono riuscito a portare l'incontro a Firenze è anche grazie a lei. Poi Cristiano Mazzoni che ha fatto il secondo al titolo e mi fece esordire al Teatro Verdi a febbraio, mi ha risolto tanti problemi anche nell'organizzazione di questo match".

 

E ora il futuro cosa prevede? "Ora mi farò qualche giorno di riposo dal pugilato, mi devo dedicare al lavoro perché gli ho tolto tanto tempo. Poi inizieremo a preparare la difesa del titolo: non mi voglio montare la testa, voglio rimanere umile e sono determinato a difendere il titolo. Ci tengo molto. Poi chissà, possiamo affacciarci in ambito internazionale. Con un po' di esperienza si può guardare anche oltre".

 

Marco Pecorini

 

 
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