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Operazione antimafia a Firenze: misure cautelari e perquisizioni, bloccati finanziamenti Covid

Misure nei confronti di 13 indagati. Diversi i reati contestati

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venerdì 10 settembre 2021 09:51

La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Firenze stanno eseguendo nel capoluogo e in alcune località nelle provincie di Salerno, Prato, Latina, Verona e Potenza, misure cautelari e perquisizioni nei confronti di 13 indagati nell’ambito di un’operazione di polizia diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia fiorentina e coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia con la quale è stata fermata l’ascesa di un clan camorristico, fa sapere la polizia. Sono stati anche bloccati finanziamenti Covid.

 

I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di associazione a delinquere, con l’aggravante mafiosa, finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, ricettazione, furto, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco ed esplosivi, violazione della normativa in materia di immigrazione, all’indebita percezione di erogazioni pubbliche, nonché al riciclaggio e al reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

 

Aggiornamento: Dalle prime luci dell’alba, agenti della Polizia di Stato di Firenze e militari della Guardia di Finanza di Firenze sono impegnati nell'importante operazione di polizia. Gli oltre 150 appartenenti alle forze dell’ordine impegnati stanno dando esecuzione a un provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Firenze, Dott. Antonio Pezzuti, che ha disposto 12 misure cautelari, di cui 7 in carcere, 3 ai domiciliari e 2 provvedimenti di interdizione dall’esercizio di attività professionali; queste ultime riguardano un commercialista e un consulente del lavoro, rispettivamente con studi in Prato e in Nocera Inferiore (SA).

 

Disposto anche il sequestro preventivo di conti correnti e somme di denaro. Il G.I.P. presso il Tribunale dei Minorenni di Firenze, Dott.ssa Eugenia Di Falco, su richiesta del Procuratore Capo della locale Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni, Dott. Antonio Sangermano, ha inoltre disposto la misura del collocamento in comunità nei confronti di un minore.

 

I reati contestati agli indagati sono quelli di associazione a delinquere con l’aggravante mafiosa per aver agevolato il clan camorristico, presente nella provincia di Salerno. L’associazione era finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, ricettazione, furto, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco ed esplosivi, violazione della normativa in materia di immigrazione, all’indebita percezione di erogazioni pubbliche, nonché al riciclaggio e al reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

 

Le investigazioni, avviate nel luglio 2020, hanno permesso da subito di accertare che due fratelli avevano appena avviato una nuova entità associativa criminale in Firenze, alla quale era da ricondurre una pluralità di illeciti, commessi in diverse occasioni, delle tipologie sopra richiamate, continua la polizia in una nota.

 

In particolare, "si rilevava come una pizzeria nel capoluogo fiorentino, acquisita all’indomani dell’inizio della pandemia Covid, di fatto costituisse la sede dove, quasi quotidianamente, i membri dell’associazione tenevano i loro incontri e dove si recavano per stoccare e ricettare quanto in loro possesso, provento delle attività illecite commesse poco prima".

 

Peraltro, è stato accertato come "la licenza commerciale del pubblico esercizio cittadino fosse stata ottenuta attraverso la presentazione di una falsa dichiarazione sulla sussistenza dei requisiti di onorabilità del richiedente, non posseduti da quest’ultimo in quanto già destinatario di una misura di prevenzione personale a suo tempo adottata dal Tribunale di Salerno", aggiunge ancora la polizia.

 

In più, la medesima falsa attestazione è stata utilizzata affinchè la società di gestione della pizzeria riuscisse ad ottenere indebitamente contributi a fondo perduto e finanziamenti con garanzia statale per 32mila euro, sfruttando le previsioni normative della decretazione emergenziale Covid in tema di misure a sostegno delle imprese in difficoltà. Le  attività investigative hanno impedito che l’organizzazione potesse progredire in tale pratica di illecito “autofinanziamento”, ottenendo ulteriori erogazioni garantite per circa 90mila euro già richiesti a due distinti Istituti di credito.

 

I proventi delle attività criminose erano reinvestiti, sia nella città di Firenze che a Nocera Inferiore (SA), "autofinanziando il nuovo clan camorristico locale (ex art. 416 bis), ma anche supportando i sodali, ancora presenti nel territorio d’origine e coinvolti in una faida con un clan rivale, la cui violenta escalation era acclarata nel corso delle indagini e aveva preso avvio all’atto dell’uscita dal carcere del capo clan, fratello del gestore della pizzeria fiorentina, avvenuta nel dicembre 2020", continua la polizia.

 

Le numerose ritorsioni tra i clan - i cui violenti episodi si sono concretizzati la vigilia del Natale 2020 e, nei primi mesi del 2021 - hanno interessato anche l’area fiorentina; i componenti del gruppo avverso, infatti, "inviarono a Firenze alcuni associati, che si sono resi responsabili della conosciuta esplosione di una bomba carta, avvenuta la notte del 23 febbraio 2021 nei pressi della pizzeria. Episodio che suscitò nella comunità fiorentina un grave allarme sociale".

 

"A carico del gestore della pizzeria del capoluogo fiorentino e di altri sodali sono state infine rilevate responsabilità in tema di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, in particolare, per aver tentato di procurare illegalmente l’ingresso sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari, attraverso l’indebito sfruttamento della normativa del luglio 2020 (DPCM 7 luglio 2020 e relativa Circolare applicativa del 12 ottobre successivo in tema di flussi migratori)", continua la nota. "Coinvolti non meno di 15 cittadini extracomunitari, prevalentemente provenienti dal Bangladesh, ai quali erano richiesti 1.500 euro per ogni pratica di assunzione".

 

In pratica, disponendo il sodalizio della disponibilità di oltre un centinaio di copie di documenti di identità di cittadini extracomunitari, erano predisposti falsi contratti di assunzione che indicavano, quale presunto luogo di svolgimento dell’attività lavorativa, sia la pizzeria, sia altri esercizi commerciali fiorentini, "nell’unica finalità di consentire la presentazione delle domande da parte di imprenditori compiacenti di volta in volta reperiti".

 

 
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