Cooperativa Sociale Le Rose a rischio chiusura, l'appello alle istituzioni
'Un luogo che la passione dei fondatori ha permesso che oggi venga chiamato Casa dai ragazzi e dalle ragazze diversamente abili che lo frequentano tutti i giorni'
mercoledì 21 aprile 2021 19:30
"Ci vogliono tempo e cura prima che una pianta diventi forte e rigogliosa. Trent’anni ci sono voluti alla Cooperativa Le Rose per diventare quel luogo di creatività, bellezza e accoglienza che chiunque venga a trovarci può sperimentare". Inizia così l'appello social della Cooperativa Sociale Le Rose, centro didattico, educativo e culturale che si dedica a ragazzi portatori d'handicap a Tavarnuzze, nel comune di Impruneta (Firenze).
Un luogo che ora rischia di chiudere. "Un luogo che trent’anni fa era un cumulo di macerie e che la passione dei fondatori ha permesso che oggi venga chiamato Casa dai ragazzi e dalle ragazze diversamente abili che lo frequentano tutti i giorni. Una Casa che si è aperta al territorio proponendo laboratori, momenti di socializzazione, integrazione e cultura a tutti e tutte, sempre cercando di lanciare uno sguardo trasversale e inclusivo sulle diversità e l’emarginazione, convinti che, attraverso la valorizzazione e la cura, la diversità possa essere fonte di ricchezza e fertilità. Generazioni di bambini si sono nascosti nel tunnel e nel labirinto dell’Ortoarte e hanno danzato come pellerossa intorno ai Totem sparsi nel giardino che circonda la Casa, partecipando alle molteplici attività e ai laboratori creativi, artigianali ed artistici che la Cooperativa ha proposto negli anni. Tutta questa bellezza oggi rischia di morire".
"Un anno fa la proprietà dell’immobile (di cui paghiamo regolare affitto e il cui contratto terminerà nel 2027) ci ha chiesto di verificare lo stato della Casa perché intenzionata a portare a termine le ristrutturazioni che in passato anche noi avevamo più volte richiesto. Ci è sembrata un’occasione perché la Cooperativa potesse diventare ancora più bella e accogliente per i nostri ospiti. Mai avremmo pensato che dopo dieci mesi la proprietà dell’immobile ci avrebbe intimato di “sgomberare cose e persone” entro 30 giorni dalla ricezione dell’avviso, una lettera di tre righe che non proponeva nessuna alternativa e non si faceva carico delle ricadute che la chiusura della struttura avrebbe comportato per gli ospiti".
"Noi, che da trent’anni conosciamo e lavoriamo con gli ospiti della cooperativa e con le loro famiglie, siamo invece consapevoli del rischio che l’interruzione dei servizi offerti dalla cooperativa comporterebbe sulla tenuta dell’equilibrio socio-psicologico e sull’andamento terapeutico degli ospiti e dei loro familiari. Senza contare che il territorio verrebbe privato di un servizio che molto avrebbe ancora da offrire anche nei prossimi anni. La situazione che proviamo a sintetizzare risulta ancora più drammatica se consideriamo che la proprietà dell’immobile è proprio l’ente che dovrebbe occuparsi della salute di tutti: la Asl".
"Per scongiurare la chiusura dopo Natale ci sono stati proposti verbalmente dall’ Asl alcuni interventi e miglioramenti da apportare alla struttura che la Cooperativa ha provveduto a sostenere a sue spese. Ma anche questo non è bastato a evitare che la Asl ci inviasse un ulteriore ultimatum per il 7 Aprile, giorno in cui i suoi rappresentanti si sono recati in Cooperativa per chiedere la riconsegna delle chiavi. Di fronte al nostro diniego la loro risposta è stata quella di sospendere le rette e il trasporto di Mascia, una delle nostre ospiti, che da un giorno all’altro si è trovata impossibilitata a recarsi in Cooperativa. La comunicazione è arrivata alla famiglia la mattina stessa dell’inizio della sospensione, proprio mentre Mascia aspettava con fiducia la macchina che da più di venti anni la accompagna in Cooperativa e che non sarebbe mai arrivata. Ci sembra infine crudele che questo intervento avvenga dopo più di un anno di pandemia, un anno difficile per tutti in particolare per i soggetti più deboli ed indifesi e per le loro famiglie che vivono questo periodo complesso in cui sono chiusi tutti i centri di socializzazione con maggiore disagio".
"La minaccia che stiamo subendo è quella che vengano sospese tutte le rette e i trasporti dei nostri ospiti se non lasceremo la struttura. Noi siamo più che disponibili a trovare una soluzione a questa impasse e a lasciare l’immobile temporaneamente, anche riducendo - pur non senza difficoltà - le nostre attività, ma solo quando verranno definiti in maniera chiara costi, tempi e destinazione d’uso futuro della struttura. Questi punti però ad oggi non sono mai stati discussi e valutati, e noi sentiamo la responsabilità di dare voce agli ospiti delle Rose per difendere e garantire anche in futuro la loro presenza in Cooperativa".
L'appello alle istituzioni. "Chiediamo sostegno e aiuto alle amministrazioni pubbliche che hanno potuto verificare negli anni la ricchezza e la passione del nostro lavoro e facciamo appello alla sensibilità della Regione Toscana sui temi della disabilità e dell’inclusione affinché vengano attivati tutti gli strumenti atti a scongiurare una chiusura di questo patrimonio. Le Rose sono una risorsa del territorio e della comunità, se verranno chiuse avremo perso qualcosa tutti e tutte".