Il viaggio di Lorenzo il Magnifico a Napoli
Una mossa disperata per salvare Firenze
martedì 03 dicembre 2019 22:00
Dopo la scomunica di Papa Sisto IV la guerra era alle porte di Firenze. Un esercito al comando del Duca di Calabria e del conte Federico da Montefeltro devastava le campagne toscane.
Il papa mise i cittadini di fronte ad una scelta: la scomunica non era per loro, ma per Lorenzo. La città sarebbe immediatamente tornata nella grazia di Dio se avesse abbandonato l'esponente di famiglia Medici.
"I cittadini - scrisse Niccolò Machiavelli- liberamente e senza rispetto accusavano l'uno e l'altro e manifestavano gli errori in guerra commessi, mostravano le spese invano fatte, le gravezze illecitamente poste. E presero tanto a dire alcuno che voltosi a Lorenzo de' Medici, gli disse. "Questa città è stracca non vuole più la guerra - e perciò era necessario che pensasse alle pace".
Allontanare Lorenzo, però, voleva dire rinunciare alla libertà: la Repubblica fiorentina sarebbe diventata dominio pontificio, governata da un cardinale.
Disperato, Lorenzo rivolge il suo sguardo all'unica grande potenza che può aiutarlo: il Regno di Napoli. Qui governa re Ferrante d'Aragona, conosciuto per la sua risolutezza e ferocia. Di lui si dice che abbia nella sala da pranzo il cadavere imbalsamanto del suo ex ministro Petrucci, colpevole di lesa maesta; che inviti a pranzo i cortigiani sospetti di tradimento e poi li uccida con la sua arma preferita: il veleno.
Così Lorenzo affida il governo di Firenze a Tommaso Soderini e decide dipartire nel 1479. Scisse una lettera alla città dove spiegò il suo gesto e secondo Niccolò Valori nessuno dei fiorentini riuscì a trattenere le lacrime quando al missiva fu letta.
A Napoli Lorenzo si trov in una posizione delicata, poichè presso la corte del re si trovava anche il Cardinale Nardi che invece tentava di convinere il sovrano partenopeo a dare manforte al Papa.
Dopo tre mesi, grazie alla sua eloquenza, Lorenzo il Magnifico ebbe la meglio e tornò a Firenze da vincitore: Napoli avrebbe appoggiato Firenze. "Tornò pertanto grandissimo - scrisse Niccolò Machiavelli- s'egli se partito grande, e fu con quella allegrezza delal città ricevuto, le sue grandi qualità e feeschi meriti meritavano, avendo esposto la propria via per rendere alla sua patria la pace".