Toscana, terra di 'alieni': dal gambero killer al pesce siluro
Oltre 500 specie aliene sul nostro territorio
martedì 04 luglio 2017 19:44
Toscana terra 'fertile' per gli alieni. Intesi come animali e piante introdotti dall'uomo accidentalmente o volontariamente al di fuori dell’area di origine.
Si tratta di 157 invertebrati, 47 vertebrati e 363 piante: sono almeno 567 le specie aliene invasive diffuse in Toscana, sempre più presenti anche in questa regione, con un impatto notevole sull’ambiente e sulla biodiversità, ma non solo. La stima dei costi sociali ed economici di questo fenomeno supera infatti i 12 miliardi di Euro ogni anno nella sola Unione Europea.
Dal gambero killer al punteruolo rosso, dal pesce siluro alla rana toro Americana. Per frenare la diffusione delle specie aliene invasive e aumentare la consapevolezza della cittadinanza sul tema, è nato il Life ASAP (Alien Species Awarness program) – il progetto cofinanziato dalla Commissione Europea e coordinato da ISPRA, che vede coinvolti in qualità di partner la società Nemo Srl di Firenze, Regione Lazio (Direzione ambiente e sistemi naturali), Federparchi, Legambiente, Unicity Srl e Università di Cagliari, con il cofinanziamento del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e dei Parchi nazionali tra i quali l’Arcipelago Toscano, oltre al Parco dell’Aspromonte, Appennino Lucano e Gran Paradiso.
Tra gli alieni maggiormente diffusi in Toscana, il gambero rosso della Louisiana, spesso conosciuto al pubblico con il nome di gambero killer (Procambarus clarkii), diffuso in tutte le province ma in particolare nella piana tra Firenze e Prato e nelle zone umide (Fucecchio, Massaciuccoli) dove danneggia gli ecosistemi naturali, gli argini dei corsi d’acqua e le attività di acquacoltura. Questo gambero lungo fino a 20 centimetri è in grado di colonizzare ogni tipo di ambiente acquatico, dalle acque superficiali di fiumi e laghi, alle acque salmastre a quelle in ambienti di grotta, che spesso ospitano specie rare o endemismi. Il gambero killer presenta inoltre molti rischi per la salute del consumatore a causa della capacità di accumulare nei propri tessuti metalli pesanti e tossine algali e, potenzialmente, di trasmettere alcune malattie infettive.
Proprio la Toscana sembra essere stata la “porta d’ingresso” in Italia per il punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus), coleottero originario dell’Asia tropicale comparso nel bacino del Mediterraneo nei primi anni ’90, rinvenuto per la prima volta nel nostro Paese in provincia di Pistoia nel 2004 in seguito all’importazione di palme infestate dall’Egitto in un vivaio. Il punteruolo rosso è attualmente diffuso in molte regioni Italiane e ancora oggi costituisce una delle principali emergenze fitosanitarie che la regione si trova a fronteggiare a causa della sua invasività e per i danni che è in grado di arrecare a molte specie di palme.
A rendere problematica la vita nei fiumi toscani anche il pesce siluro, una specie originaria dell’Europa centro settentrionale e dell’Asia Minore che nei nostri corsi d’acqua raggiunge lunghezze tra uno e due metri. È un formidabile predatore che si nutre da giovane di invertebrati e da adulto soprattutto di pesci, ma anche di piccoli uccelli e mammiferi. Introdotto in Europa per fini sportivi, in Italia la specie è stata segnalata nelle acque del bacino del fiume Po nel 1957, per diffondersi poi intorno al 1970. In Toscana il siluro è apparso alla fine degli anni ’80 nei laghetti privati di pesca sportiva in provincia di Firenze. Attualmente si ritrova nel fiume Arno e nel Serchio, oltre a segnalazioni in corso di verifica in altri bacini.
A minacciare gli ecosistemi di fiumi e laghi è anche la rana toro Americana, Lithobates catesbeianus, che può raggiungere i 20 cm di lunghezza e oltre 1.5 kg di peso. In Italia la specie, che è inclusa nella lista dell’Unione Europea delle specie di rilevanza unionale, è stata importata la prima volta per fini gastronomici nelle acque di Corte Brusca (Mantova) intorno al 1935 e da qui, per naturale espansione o successive immissioni, si è diffusa in buona parte della Pianura Padana. La popolazione toscana deriva da pochi giovani provenienti dagli Stati Uniti immessi nelle acque del Fosso Vermiglia (Quarrata, Pistoia) all’inizio degli anni ‘70. Si tratta di una specie molto attiva e particolarmente vorace, che si nutre di numerosi invertebrati e vertebrati di piccola e media taglia come pesci, altri anfibi (fra cui altre rane e tritoni), serpenti, piccoli di tartarughe palustri, pulcini di uccelli acquatici e micromammiferi. La rana toro, inoltre, risulta essere un portatore del fungo Batrachochytrium dendrobatidis, che rappresenta al momento la più rilevante minaccia a livello globale per la sopravvivenza degli anfibi.
La testuggine palustre americana, Trachemys scripta, originaria di un ampio territorio degli Stati Uniti centrali e sud-orientali, è stata introdotta in numerosi paesi a fini ornamentali e il suo continuo rilascio in natura ha dato luogo a molte popolazioni alloctone allo stato libero. Segnalata inizialmente negli anni ‘70 in Abruzzo, attualmente il suo areale sembra in costante espansione, tanto che oggi è presente in quasi tutte le regioni italiane. In Toscana si registrano principalmente numerosi esemplari di Trachemys scripta “elegans”, “scripta” e “troostii”. Questa specie aliena, anch’essa classificata tra quelle di rilevanza unionale, può causare un forte impatto sull’autoctona testuggine palustre europea, Emys orbicularis, ed è portatrice di vari sierotipi di Salmonella enterica, che possono essere trasmessi anche all’uomo, provocando talora gravi enteriti.
(foto dal sito lifeasap.eu)