La storia del Poggio Imperiale
La storia di un edificio costruito dalle donne
sabato 18 febbraio 2017 12:17
Il Poggio Imperiale potremmo soprannominarlo “il palazzo delle 100 realtà” in un libro fantasy, dato che questa magnifica struttura è passata in molti mani nobili e la sua storia è stata riscritta molte volte. Si potrebbe quasi parlare di una “maledizione” legata al possesso del Poggio Imperiale, dato che nessun proprietario privato è riuscito a detenere la villa per lunghi periodi di tempo.
La Villa Medicea del Poggio Imperiale in origine si chiamava Poggio Baroncelli e fu costruita dalla famiglia omonima in un periodo non meglio precisato. Si sa solo che nel 1427 la villa nota come Poggio Imperiale era elencata fra le proprietà della famiglia sull’antenato della moderna dichiarazione dei redditi. I Baroncelli però subirono un tracollo finanziario e furono costretti a vendere la villa ai Salviati che se la videro confiscata da Cosimo I dei Medici per punizione verso il capo famiglia, suo oppositore politico, e donato a Isabella de’ Medici. Isabella viene descritta come innamorata dell’edificio e realizzò moltissime opere, sopratutto all’interno, prima di essere uccisa nel 1576, quando la villa passò al figlio don Virgilio Orsini che la usò sopratutto come scenografia per imponenti spettacoli teatrali.
Nel 1618 la Villa passò a Maria Maddalena d’Austria che decise di indire un concorso ( oggi lo chiameremmo appalto) per trovare un architetto che riuscisse a modificare, ampliare ed abbellire la villa secondo i suoi gusti. Risultò vincitore Giulio Parigi che dette alla villa un’aria così grandiosa e maestosa ( l’aspetto attuale) da farla divenire il Poggio Imperiale anche nel nome. Appena 40 anni dopo, però, la villa fu venduta a Vittoria della Rovere che a sua volta assunse un architetto per ingrandire e dare un proprio tocco personale alla villa.
Insomma, tutte le donne che hanno abitato nella Villa hanno lasciato il loro tocco personale, rendendolo un'edificio unico.
Con la reggenza dei Lorena la villa conosce un periodo di decadenza, dato che deve abbandonare i fasti e i lustri per andare incontro ai gusti e alle mode severe dettate dall’Imperatrice Maria Teresa. Venne poi il tempo del granduca Pietro Leopoldo e con lui il Poggio Imperiale ritrovò nuova vita, l’architetto Gaspero Maria Paoletti lo ampliò e l’abbellì e numerosi ospiti passarono e soggiornarono nella villa. Ricordiamo che nel 1770 Wolfgang Amadus Mozart tenne qui il suo unico concerto a Firenze, con un clavicembalo divenuto inestimabile e impossibile da vedere per ragioni di sicurezza.Nell’800, infine, furono la regina d’Etruria Maria Luisa di Borbone e Elisa Baciocchi Bonaparte (sorella di Napoleone) ad abitare nella villa e, seguendo la tradizione sopra citata, anche loro attraverso gli architetti Poccianti e Manetti lasciarono un impronta personale nel complesso. E vista la sinistra reputazione che stiamo costruendo a questa villa, passata dalle famiglie più importanti d’Europa, dobbiamo citare il soggiorno di Vittorio Emanuele (futuro Re d’Italia) che qui dimorò fanciullo e rischiò di morire a causa di un incendio, che lasciò su di lui la fobia del fuoco.
Nel 1823, infine, il Poggio Imperiale divenne ciò che oggi noi tutti conosciamo: una scuola o, mglio, un educandato femminile della Santissima Annunziata ( in pratica lo Stato offrì questo edificio in cambio di uno in Via della Scala ove il convitto risiedeva. ), una scuola solo per ragazze, riservata da principio alle famiglie più in vista della città e dal’45 anche ai figli degli industriali.
In questa scuola hanno studiato Dacia Maraini, Ilaria Occhini e per un anno anche Edda Ciano (ritirata dopo un anno perché la preside mal tollerava le visite fuori orario del padre Benito Mussolini). Attualmente è un liceo secondario e aperta a studenti di entrambi i sessi. All’interno conserva anche un piccolo museo con collezioni scientifiche d’epoca. Il Poggio Imperiale è un gioiello di Firenze, anche se visitarlo è quasi impossibile.