Firenze e Inferno, quale è il legame?
Recensione semi seria dell'Inferno ambientato a Firenze
sabato 15 ottobre 2016 09:35
Inferno è tratto dal romanzo omonimo di Dan Brown autore el libro verità/scandalo "Il codice da Vinci". E cosa c’entra con Firenze? Ecco la spiegazione. Ci saranno anticipazioni (o come si dice adesso per essere alla moda, “spoiler”), ma non vi diremo chi è il colpevole. Sì, tanto lo sappiamo tutti che è sempre il maggiordomo o Jessica Fletcher!
Quindi....continuate a leggere e abbandonate ogni speranza voi che entrate nell’Inferno a Firenze.
Il romanzo è intriso di Firenze fin dalla prefazione dove una misteriosa figura s’arrampica sulla Badia Fiorentina come Spiderman per i grattacieli di New York e si butta di sotto per scappare da dei misteriosi inseguitori. Curiosi eh? Lo sarete ancora di più.
Si volta pagina e...siamo all’ospedale. Il fiorentino pignolo chiederà: "quale?". Non è dato saperlo, immaginate quello che preferite. Il professor Robert Langdon …aspettate… chi è? Okay, facciamo un ripassino: Robert Langdon è il protagonista dei romanzi di Dan Brown. Professore di Harvard esperto in simbologia, esperto nuotatore, claustrofobico e ossessionato dal suo orologio con sopra Topolino che ci ripete, in ogni romanzo, essere con lui da quando è un marmocchio.
Il professor Langodon,dicevamo, si risveglia all’ospedale in preda ad un’amnesia totale dei giorni precedenti. All’ospedale incontra Sienna Brooks – l’eroina del romanzo o, se preferite, bond girl- gli spiega che ha una ferita alla testa perchè è stato colpito di striscio da una pallottola da qualcuno voleva ucciderlo. Carramba che sorpresa! Tempo dieci minuti di amabili chiacchiere e una donna entra nell’ospedale, uccidendo il dottore che aveva in cura Langdon e cercando di finire il "lavoro". Iniziamo seriamente a pensare che il trono di Jessica Fletcher stia iniziando a vacillare…
Tuttavia il professore riesce a scappare grazie all’aiuto di Sienna e si rifugiano nell’appartamento della donna. L’uomo scopre all’interno della sua giacca una capsula in titanio che solo lui può aprire e decide di rivolgersi al Consolato Americano. Al posto del Console e di un biglietto per gli Stati Uniti solo andata però, torna la killer di prima. E Langdon deve di nuovo fuggire, braccato dal suo stesso governo… e lo fa con stile, alla James Bond, dato che usa un Trike per arrivare a Porta Romana (potrebbe essere un’ottima soluzione al traffico, non trovi?)
Ma cosa c’era dentro la capsula al titanio? Un mini proiettore che mostra la “Mappa dell’inferno dantesco” di Sandro Botticelli. Arrivati a Piazza Romana, i due protagonisti si rendono conto che ci sono più posti di blocco a Firenze che al G8 e decidono di infiltrarsi nel giardino di Boboli grazie all’aiuto di alcuni studenti dell’istituto d’arte. A causa di alcuni droni che i militari usano per cercarli (Firenze è come Kabul in questo libro!) i due protagonisti si nascondono nella Grotta del Buontalenti e Langdon capisce che la Mappa dell’Inferno è stata modificata in modo da fare riferimento alla “Battaglia di Marciano” di Giorgio Vasari che si trova nel Salone dei Cinquecento.
E come fanno ad arrivare a Palazzo Vecchio? Usando lo splendido Corridoio Vasariano, che domande! A Palazzo Vecchio incontrano la direttrice del museo che sembra conoscere molto bene Langdon, mentre lui non si ricorda affatto di lei, ancora sotto effetto dell’amnesia (un po’ come quando qualcuno ti saluta per strada e tu non hai idea di chi sia…Panico!)
La donna racconta che la sera prima Landon stesso si sarebbe recato nel museo con Ignazio Busoni detto “il Duomino”, direttore del Museo dell’Opera del Duomo, per esaminare la maschera mortuaria di Dante Alighieri. Questo però non smuove niente nella mente del professore che chiede di poter rivedere la maschera, sperando di sbloccare qualche ricordo.
Ma la maschera è sparita e dai filmati di sorveglianza si vede Busoni e lo stesso Langdon rubarla (Diabolik attento che fa le scarpe anche a te).
In quel momento chiama anche la segretaria di Busoni che rivela che l’uomo è morto e che ha lasciato una misteriosa frase per il professore. Ri-inizia la fuga, stavolta attraverso un passaggio segreto nella Sala del Mappamondo e la zona delle capriate che regge il soffitto “sospeso” del Salone dei Cinquecento, inseguiti dalla killer, la sorveglianza di Palazzo Vecchio e i militari americani. La killer cade sfondando il soffitto del Salone dei Cinquecento e questo passaggio, per ogni fiorentino, è un colpo al cuore. E non per la donna.
I due protagonisti escono da Palazzo Vecchio usando la porta del Duca di Atene e iniziano a cercare una copia della Divina Commedia per riuscire a decifrare l’ultimo messaggio che il Direttore ha lasciato al professore prima di morire. Prima si recano alla casa di Dante ma scoprono che il Bookshop è chiuso, poi alla Chiesa di Beatrice dove riescono a scroccare una connessione ad internet da un turista inglese e scoprono che il prossimo luogo da visitare, quello indicato dall’enigma, è il Battistero.
Intanto un’oscura figura ricoperta di pustole urticanti li segue da lontano…Inferno, a Firenze, è davvero intricato.
Entrati attraverso la Porta del Paradiso, i due riescono a recuperare la maschera funeraria di Dante, da lì lasciata da Busoni con un singolare enigma. Vengono raggiunti dall’uomo “appestato” che si rivela un uomo dell’Organizzazione mondiale della Sanità e….
Qui finisce la parte dedicata a Firenze e ci dobbiamo separare. Appuntamento a Venezia e Instanbul! Per dirci arrivederci utilizziamo le ultime parole di Virgilio nel Purgatorio.
Libero, dritto e sano è tuo arbitrio,
e fallo fora non fare a suo senno:
per ch’io te sovra te corono e mitrio.