'La morale': la strage del Circeo con lo sguardo di un uomo nello spettacolo di Andrea Genovese

Lo spettacolo al Teatro dell’Affratellamento nella settimana per l'eliminazione della violenza sulle donne

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martedì 18 novembre 2025 12:59

La strage del Circeo attraverso lo sguardo di un uomo: dopo due prime rappresentazioni in forma di studio, La morale, spettacolo teatrale di Andrea Genovese, debutta il 21 novembre alle 21 nella sua versione aggiornata al Teatro dell’Affratellamento di Firenze, come evento OFF del festival “L’Eredità delle Donne” nella settimana internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

 

Uno spettacolo che si interroga sui meccanismi da cui scaturisce la violenza. Il protagonista, nel suo monologo, riflette atterrito su uno dei massacri più tristemente noti della cronaca italiana – quello avvenuto nel 1975 a San Felice Circeo – e lo fa con gli occhi di un uomo che davanti a tanta barbarie sente forte una responsabilità: quella di stimolare una riflessione.

 

Prodotto dalla Compagnia Interazioni Elementari, interpretato e diretto dallo stesso Genovese, accompagnato alla chitarra e ai campionatori da Gabriele Doria, con Mattia Bacchetti (direttore artistico della compagnia) all’aiuto regia e al light design, La morale è un lavoro teatrale che affronta il tema della violenza come fenomeno radicato nella struttura stessa della società contemporanea e lo fa facendosi accompagnare – quasi fosse un intercalare – da un puntuale approfondimento legislativo.

 

Il punto di partenza è uno dei fatti più atroci della storia recente italiana: il massacro del Circeo del 1975, in cui due giovani donne, Donatella Colasanti e Maria Rosaria Lopez, furono sequestrate, torturate e l’una uccisa l’altra creduta morta, da tre uomini appartenenti alla borghesia romana.

 

Da quell’episodio nasce un percorso di riflessione che non si limita alla memoria del crimine, ma ne interroga le radici, le rimozioni collettive e la capacità della società di riformulare di volta in volta la propria “morale”, fino a giustificare – in nome di convenzioni o abitudini – ciò che in realtà costituisce una forma di violenza quotidiana e sistemica. Una riflessione sull’attualità ma anche su un momento storico in cui lo stupro era ancora considerato solo “un’offesa alla morale” (e in quanto tale giudicato) e diventato un crimine solo nel 1996 – anche grazie all’ostinazione di Donatella Colasanti – anno in cui la classificazione del reato passa da “delitti contro la morale pubblica e il buon costume" a quella dei "delitti contro la persona", con pene molto più severe.

 

"È sempre più importante promuovere e farci portavoce di una cultura della parità e del rispetto reciproco - ha detto l'assessora alle Pari Opportunità del Comune di Firenze Benedetta Albanese -. Questo spettacolo, incentrato sul massacro del Circeo, un episodio tragico che ci ricorda l'efferatezza della violenza e la necessità di educare gli uomini a rispettare le donne, invita a riflettere sulle radici di questa brutalità e sulle rimozioni collettive che talvolta la permettono. Come assessora alle Pari Opportunità, sono convinta che sia fondamentale promuovere una cultura della parità e del rispetto reciproco, e che gli uomini abbiano, in questo senso, un ruolo importante. Spero che questo spettacolo possa essere un punto di partenza per una riflessione profonda e un cambiamento concreto nella nostra società. Sono certa che anche l’arte e la cultura, in questo caso con il teatro, possano dare un contributo alla creazione di una società più giusta e più equa".

 

“Lo spettacolo nasce dall’urgenza e dallo stupore di muoversi ancora oggi in una società densa di umori e violenza sotterranei provenienti da un passato ancestrale che prosegue silente a dettare legge e ad addestrarci inconsapevoli”, spiega Andrea Genovese. “È una violenza che si propaga nella società già dall’interno del nucleo familiare, concepito per sopravvivere ‘moralmente’ anche al di sopra del diritto dell’individuo”.

 

“La morale non è teatro documentale – dichiara il direttore artistico della compagnia, Mattia Bacchetti -. È un atto di responsabilità artistica: provare, attraverso il linguaggio del teatro, a comprendere da dove nasce la violenza e come possa essere disinnescata con l’educazione e la consapevolezza. Non cerchiamo colpevoli, ma domande: perché solo dal dubbio può nascere un vero cambiamento culturale”.

 

 

 
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