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Firenze, cartelli contro Israele nella bacheca dell'ospedale San Giovanni di Dio

Le posizioni dell'associazione Italia-Israele e di Sanitari per Gaza

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mercoledì 07 agosto 2024 12:36

Cartelli contro Israele nella bacheca dell'ospedale San Giovanni di Dio.

 

I cartelli, come comunica l'Asl Toscana Centro, sono già stati rimossi e la direzione sanitaria del presidio ha nuovamente diramato internamente la direttiva secondo la quale gli spazi ospedalieri dedicati alle affissioni di avvisi e messaggi e le bacheche devono essere utilizzati solo, ed esclusivamente, per comunicazioni a carattere istituzionale.

 

"Tale informativa - si legge nel comunicato - riguarda tutti presidi ospedalieri dell’Azienda Usl Tc che si dispiace per quanto accaduto".

 

Il fatto era stato reso noto dall'associazione Italia-Israele, che su Facebook aveva pubblicato una nota a firma del presidente Emanuele Coccolini, con la foto della bacheca e dei cartelli. "Ci è stato segnalato che nella bacheca dell’ospedale San Giovanni di Dio sono stati affissi dei cartelli che definiscono Israele un “regime di apartheid” e il primo ministro Benjamin Netanyahu un ricercato in quanto sarebbe “responsabile di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio”. Non possiamo tollerare che si faccia propaganda di odio contro Israele all’interno di un luogo pubblico come un ospedale. Riteniamo tutto questo gravissimo e chiediamo al direttore generale di intervenire rimuovendo quanto prima i vergognosi cartelli. Ci riserviamo, infine, la possibilità di presentare un esposto alla procura della Repubblica".

 

L'associazione ha poi pubblicato un'altra nota. "Bene la rimozione dei cartelli Apprezziamo la sollecitudine con cui la direzione sanitaria dell’ospedale San Giovanni di Dio ha provveduto a rimuovere dalla bacheca i vergognosi cartelli contro Israele. Ci auguriamo che in futuro si possa meglio vigilare perché ciò non si verifichi più. Il presidente, Emanuele Coccolini".

 

La rete Sanitari per Gaza ha diffuso un comunicato. "Ringraziamo Marco Carrai, Console Onorario di Israele, e Emanuele Cocollini, presidente dell’Associazione Amicizia Italia-Israele, per aver amplificato la visibilità di alcuni volantini riportanti fatti non sufficientemente noti al pubblico. Diffondere queste notizie non è alimentare l’odio, dato che si tratta di fatti reali e accertati. Il 20 maggio 2024 il Procuratore Capo della Corte Penale Internazionale (ICC) ha chiesto l’arresto del primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu per crimini di guerra e contro l’umanità. La valutazione è in corso. Il 19 luglio 2024 la Corte Internazionale di Giustizia ha pubblicato il proprio parere in merito all’occupazione Israeliana dei territori Palestinesi ribadendone l'illegalità. Ha inoltre confermato che Israele ha instaurato un regime di apartheid. Si tratta della prima decisione di una corte internazionale sulle pratiche e le politiche israeliane discriminatorie contro i palestinesi a causa della loro origine. È chiaro dunque che l’odio è insito nella stessa politica israeliana di pulizia etnica e genocidio. Una forma di odio altrettanto grave viene alimentata da chi mistifica intenzionalmente la realtà trasformando la denuncia di un crimine in un crimine stesso, ovviamente con l’intento di nascondere il primo: è la storia del lupo che divora l’agnello dandogliene la colpa. Il linguaggio dell’odio è tipico dei leader e dei generali di Israele. Solo pochi giorni fa il ministro delle finanze Smotrich ha dichiarato che sarebbe morale lasciar morire di fame tutti palestinesi di Gaza. E in effetti è quello che stanno facendo. Lancet ha stimato in 184.000 le morti palestinesi dirette e indirette: una cifra inaudita. Alcuni volantini in bacheca riportano foto di bambini rimasti mutilati sotto le bombe e dei tanti medici uccisi, rapiti e torturati a Gaza. Non è odio averli uccisi? Perché non si può denunciare la loro uccisione?".

 

"E non è odio il fatto che Israele abbia sistematicamente bombardato tutti gli ospedali a Gaza distruggendo un intero Sistema Sanitario con conseguenze drammatiche sotto gli occhi di tutti? Israele non è una democrazia, ma uno stato razzista per legge da quando nel 2018 si è autoproclamato una “Nazione Ebraica” in cui i non Ebrei non sono i benvenuti, come ampiamente chiarito da Netanyahu stesso. Per essere davvero una democrazia non è sufficiente indire elezioni. Le pratiche sistematiche di violazione dei diritti civili più elementari, le discriminazioni, gli arresti arbitrari, le torture e le uccisioni dei palestinesi nei territori occupati pongono un serio e grave dubbio. B’tselem ha definito le prigioni israeliane campi di tortura. Torturare non è odio? Il 10 maggio l’ambasciatore di Israele ha strappato la carta delle nazioni unite al Palazzo di Vetro dell’ONU: è paradossale che adesso il Console Carrai, rappresentante di una "democrazia" che non rispetta nessuna regola internazionale, voglia stabilire cosa si può affiggere e cosa no nelle bacheche degli ospedali toscani. Con le loro dichiarazioni e il loro comportamento Carrai e Cocollini si rendono partecipi e corresponsabili della politica e dei crimini del governo di Israele e li segnaleremo alla Corte Internazionale di Giustizia come fiancheggiatori del genocidio così che siano chiamati a risponderne".

 

Sulla vicenda è intervenuto anche Dmitrij Palagi, consigliere comunale di Sinistra Progetto Comune. “A Careggi un atto vandalico ha recentemente e nuovamente colpito una sede sindacale, prendendo come obiettivo i colori della bandiera palestinese. È la seconda volta che accade, hanno spiegato da parte di Usi-Cub. L’Associazione Italia-Israele oggi scrive parole di apprezzamento per la decisione della direzione sanitaria di Torregalli di rimuovere alcuni volantini, a seguito di una denuncia fatta da questa stessa realtà, in coordinamento con il Console onorario di Israele. Sanitari per Gaza ha ricordato con una propria nota stampa le ragioni delle mobilitazioni in corso sul territorio fiorentino, per denunciare quanto avviene dall'altra parte del Mediterraneo. In queste ore si è aggiunta alle tante denunce quella di B’Tselem, che ha diffuso un documento di 118 pagine intitolato Welcome to hell, per raccontare le condizioni del sistema di prigionia israeliano. Esposti, denunce e dichiarazioni roboanti arrivano in modo sempre più sistematico nei confronti di chi prova a parlare di pace, diritto e giustizia internazionale. Esprimiamo gratitudine e solidarietà verso le tante realtà che da anni coltivano un impegno diffuso in solidarietà al popolo palestinese, distanti da qualsiasi forma di odio e intolleranza, a differenza di chi prova ad agire attraverso prove di forza, minacce e censura”. 

 

 

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