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Firenze, oggi l'ordinazione del nuovo Arcivescovo don Gherardo Gambelli

Gremita la Cattedrale fiorentina, con circa quattromila persone presenti alla celebrazione

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lunedì 24 giugno 2024 14:20

Oggi, 24 giugno, in occasione delle celebrazione di San Giovanni Battista, è il giorno dell'ordinazione episcopale dell'Arcivescovo eletto Gherardo Gambelli, che succede al cardinale Giuseppe Betori alla guida della diocesi fiorentina.

 

Gremita la Cattedrale fiorentina, con circa quattromila persone presenti alla celebrazione, iniziata alle 10.30 e preceduta alle 10, davanti alla Loggia del Bigallo, dal saluto di don Gambelli alle autorità civili: il sindaco Dario Nardella, il prefetto Francesca Ferrandino, il questore Maurizio Auriemma, il presidente della Regione Eugenio Giani. Alle 10.20, all’interno del Battistero, la preghiera a San Giovanni Battista e la consueta consegna dei Ceri da parte del Comune e della Società di San Giovanni Battista.

 

Al mattino, dalle 8.30, il Corteo degli Omaggi: il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina con i suoi personaggi in costume e gli sbandieratori al seguito ha sfilato per il centro storico, tra Palazzo Vecchio, Loggia del Bigallo, Battistero e Cattedrale di Santa Maria del Fiore. L'Offerta dei Ceri in Battistero e la consegna delle Croci di San Giovanni al sindaco, in piazza della Signoria, e all'Arcivescovo, in Santa Maria del Fiore, sono i momenti salienti della celebrazione di San Giovanni organizzati dalla Società di San Giovanni Battista.

 

Questo il saluto alle autorità di mons. Gambelli: "Signor Sindaco di Firenze, Signor Presidente della Regione Toscana, Eccellenza signor Prefetto, autorità civili e militari, Signori Sindaci dei comuni presenti nel territorio dell’Arcidiocesi di Firenze. In questo giorno di festa per la nostra città di Firenze che segna per me l’inizio del mio ministero come Vescovo, desidero rivolgere alle autorità e alle istituzioni presenti sul territorio dell’Arcidiocesi il mio più caro saluto. Il luogo scelto per questo nostro primo incontro ufficiale ha un valore altamente simbolico. Nel Codice Rustici, un manoscritto antico, conservato nella Biblioteca del Seminario Arcivescovile, il racconto di viaggio a Gerusalemme di un orafo fiorentino, Marco Rustici, è illustrato con una serie di immagini suggestive che ci offrono uno sguardo sulla Firenze del Quattrocento, nel pieno fiorire della cultura dell’Umanesimo e del Rinascimento. Quella relativa all’Oratorio del Bigallo ci presenta le Confraternite caritatevoli della Misericordia e del Bigallo che si erano unite nel 1425 e si occupavano dei piccoli smarriti o abbandonati. I quattro protagonisti delle scene di misericordia sono gli unici personaggi della Firenze del tempo raffigurati da Rustici a sottolineare l’importanza delle pratiche caritatevoli. Colpisce in particolare l’immagine di una donna incaricata di accogliere un bambino nei locali messi a disposizione, che si mette in ginocchio e lo abbraccia con un visibile sorriso. Ieri come oggi, in tempi difficili come quello che stiamo vivendo, di cambiamento d’epoca, non basta fare il bene, bisogna fare bene il bene. Nel ringraziare di cuore tutte le autorità e le istituzioni presenti sul territorio per il loro impegno a servizio del bene comune, desidero rivolgere a tutti e a tutte, particolarmente a quanti stanno per iniziare a svolgere un nuovo incarico, i miei più sinceri auguri di buon lavoro. Per quel che mi riguarda esprimo qui, ancora una volta, la mia ferma volontà di collaborare con tutte le persone di buona volontà nell’impegno per la costruzione di una società sempre più giusta e fraterna. Le opere artistiche della nostra città, come il Codice Rustici, ci ricordano che solo quanto è stato compiuto con gioia nel rispetto e nell’attenzione ai poveri, agli emarginati e agli esclusi rimane ed è degno di essere ricordato. Che ognuno di noi sappia trarre dal proprio bagaglio spirituale e culturale le risorse migliori per fare in modo che la bellezza di Firenze risplenda non solo nei suoi monumenti, ma anche e soprattutto nei suoi cittadini, e da qui diffondersi, come germoglio di giustizia e di pace nel mondo".


L'ordinante principale è stato il cardinale Giuseppe Betori, Amministratore Apostolico dell’Arcidiocesi Metropolitana di Firenze; con lui, co-consacranti nell’ordinazione il card. Gualtiero Bassetti, già presidente della CEI e arcivescovo emerito della diocesi di Perugia-Città della Pieve; mons. Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia, in Turchia; mons. Giovanni Roncari, vescovo di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello; mons. Dominique Tinoudji, vescovo di Pala, in Ciad.

 

All'ordinazione hanno partecipato tutti i vescovi toscani, e i vescovi fiorentini alla guida di altre diocesi italiane. In Cattedrale alla celebrazione presenti circa 300 sacerdoti della diocesi, la deputazione di San Giovanni Battista e le altre rappresentanze legate alla festa del patrono, autorità civili e militari, i fedeli delle parrocchie fiorentine guidate da don Gambelli e quelli di Castelfiorentino, sua città natale. All'ordinazione anche una delegazione di detenuti di Sollicciano, dove don Gambelli è stato cappellano.

 

I momenti più importanti della ricca liturgia del rito di ordinazione sono stati l’esibizione e la lettura del mandato del Papa, ovvero della Bolla di nomina, al clero e ai fedeli; la volontà dell’ordinando espressa davanti a tutti i vescovi e ai fedeli di esercitare il ministero secondo l’intenzione di Cristo e della Chiesa, in comunione con il collegio episcopale, con a capo il Papa; l’imposizione delle mani del consacrante principale e dei vescovi presenti sul capo di don Gambelli e la preghiera di ordinazione attraverso cui viene conferito l’episcopato, momento in cui don Gambelli ha avuto sopra il capo il libro dei Vangeli aperto, sostenuto da due diaconi, ad indicare che il suo ministero è all’insegna della Parola di salvezza. Al termine della Preghiera di Ordinazione don Gherardo Gambelli è vescovo.

 

Poi i riti esplicativi ovvero l’unzione con il Sacro Crisma sul capo del nuovo vescovo per significare la sua particolare partecipazione al sacerdozio di Cristo; la consegna del libro dei Vangeli, come mandato ad annunciare sempre la Parola del Signore; la consegna dell’anello, simbolo sponsale della fedeltà del nuovo Pastore alla sua Chiesa; l’imposizione della mitra che richiama l’impegno alla santità e la consegna del pastorale che evidenzia il ruolo di capo nel governare la Chiesa particolare di Firenze. A questo punto l’Arcivescovo Gherardo è stato invitato a sedere sulla cattedra episcopale che rappresenta la sede dell’insegnamento del vangelo di Cristo. Infine con l’abbraccio di pace che l’ordinato vescovo Gherardo ha ricevuto da tutti i vescovi presenti pone il sigillo al suo pieno inserimento nel Collegio dei vescovi. 

 

Sono 415 i sacerdoti (diocesani, religiosi ed extra diocesani) che che hanno cocelebrato la Santa Messa; 44 invece i diaconi permanenti presenti. Il servizio liturgico è stato garantito dai seminaristi del Seminario Arcivescovile fiorentino, insieme alla sezione missionaria di Scandicci, e ai seminaristi di altre diocesi toscane. L’animazione liturgico-musicale è stata curata, invece, dalla Cappella della Cattedrale e dai cori delle parrocchie della diocesi, diretti dal maestro Michele Manganelli. Per volontà di mons. Gambelli, le offerte raccolte durante la celebrazione saranno devolute per la realizzazione di una sala per la pastorale giovanile presso il Vicariato apostolico di Mongo, in Ciad.


Nel pomeriggio l'Arcivescovo mons. Gambelli visiterà l'Ospedale pediatrico Meyer e la Fondazione Opera Diocesana di Assistenza di Firenze a Villa San Luigi (via della Petraia), che accoglie bambini e giovani adulti con disabilità intellettiva per svolgere percorsi riabilitativi, e la Casa della Solidarietà San Paolino (via del Porcellana, 30), che ospita mamme con bambini, donne sole e anziani.

 

Il Saluto al termine della celebrazione di mons. Gambelli" Cari Fratelli e Sorelle,
La Provvidenza del Signore ha voluto che la data della mia ordinazione episcopale e del mio ingresso in diocesi coincidessero con la festa di San Giovanni Battista. 
Il Vangelo ci ricorda che Giovanni è più che un profeta, non solo perché vede con i suoi occhi il Messia e lo indica presente nel mondo, ma anche perché si fa precursore di tutti coloro che si lasciano interrogare da Gesù sul senso della vita, lasciando che la risposta a questa domanda, plasmi la loro identità più profonda. Giovanni, il cui nome significa “il Signore fa grazia” continua ad aiutarci a preparare la via del Signore Gesù, accogliendo la logica nuova del Vangelo ben riassunta nelle parole del canto di offertorio della Messa di oggi: “Fa che impariamo Signore da te, che più grande è chi più sa servire, chi s’abbassa e si sa piegare, perché grande è soltanto l’amore”. Un proverbio africano dice che “il vento spezza ciò che non sa piegarsi”. La fede nel Signore morto e risorto per la nostra salvezza nutre la nostra speranza nel suo ritorno glorioso e questo ci rende attenti ai segni dei tempi, per collaborare sempre più docilmente con l’azione dello Spirito Santo. 
Al momento della nascita di Giovanni, l’evangelista Luca ci dice che tutti coloro che udivano la notizia si interrogavano in cuor loro: “Che sarà mai questo bambino?”. Potremmo oggi parafrasare: “Che sarà mai questo vescovo?” e anch’io, pur conoscendo la mia Diocesi, mi pongo la domanda: “Che saranno mai i fratelli e le sorelle alle quali il Signore mi invia?”.
Mi viene in mente una bella storia. C'era una volta un uomo seduto ai bordi di un'oasi all'entrata di una città del Medio Oriente. Un giovane si avvicinò e gli domandò: “Non sono mai venuto da queste parti. Come sono gli abitanti di questa città?”. Il vecchio gli rispose con una domanda: “Com’erano gli abitanti della città da cui vieni?”. “Egoisti e cattivi. Per questo sono stato contento di partire di là”. “Così sono gli abitanti di questa città”, gli rispose il vecchio.
Poco dopo, un altro giovane si avvicinò all'uomo e gli pose la stessa domanda: “Sono appena arrivato in questo paese. Come sono gli abitanti di questa città?”. L'uomo rispose di nuovo con la stessa domanda: “Com’erano gli abitanti della città da cui vieni?”. “Erano buoni, generosi, ospitali, onesti. Avevo tanti amici e ho fatto molta fatica a lasciarli”. “Anche gli abitanti di questa città sono così”, rispose il vecchio. Un mercante che aveva portato i suoi cammelli all'abbeveraggio aveva udito le conversazioni e quando il secondo giovane si allontanò, si rivolse al vecchio in tono di rimprovero: “Come puoi dare due risposte completamente differenti alla stessa domanda posta da due persone?”. “Figlio mio”, rispose il vecchio, “ciascuno porta il suo universo nel cuore. Chi non ha trovato niente di buono in passato, non troverà niente di buono neanche qui. Al contrario, colui che aveva degli amici nell'altra città troverà anche qui degli amici leali e fedeli. Perché, vedi, le persone sono ciò che noi troviamo in loro”. 
Proseguiamo il nostro cammino mettendo sempre più Gesù al centro della nostra vita, così sapremo riconoscerci come fratelli e sorelle e saremo testimoni credibili nel mondo della gioia del suo amore. 
L’evangelista Luca ci dice che Elisabetta e Zaccaria, negli ultimi tre mesi precedenti alla nascita di Giovanni, hanno avuto la grazia della visita di Maria. Nel Nuovo Testamento la figura di Maria è spesso presentata come un’immagine della Chiesa. Posso dire con tutta sincerità che questi due mesi di preparazione all’ordinazione episcopale sono stati per me un tempo di grazia in cui ho fatto esperienza della vicinanza di Maria nella mia vita, attraverso la preghiera di tanti fratelli e sorelle che mi hanno sostenuto. Nel ringraziamento per questo aiuto ricevuto attraverso la vicinanza e l’affetto, penso di poter includere tante persone, in particolare i miei genitori, i miei familiari, i membri dalla famiglia di Dio che è la Chiesa soprattutto i confratelli preti, i consacrati e le consacrate, i diaconi, i seminaristi, così come i fratelli e le sorelle di altre confessioni cristiane e di altre religioni.
Ringrazio il Cardinale Giuseppe Betori per la sua generosità e saggezza nel ministero episcopale, particolarmente in questi 16 anni come pastore della nostra diocesi e per la sua delicatezza nell’accompagnarmi ad assumere l’incarico come suo successore. Grazie al Cardinale Bassetti che mi ha accolto in seminario nel 1989, al Cardinale Antonelli e al Cardinal Simoni per la loro presenza e il loro servizio a Firenze. Ringrazio tutti i Vescovi presenti, particolarmente quelli della Toscana, che mi hanno manifestato fin dall’inizio vicinanza e sostegno fraterno. Un grazie speciale ai Vescovi che vengono da altre regioni, da altre nazioni e soprattutto da altri continenti, in particolare quelli provenienti dall’Asia e dall’Africa. La presenza di quattro Vescovi ciadiani, insieme a Monsignor Henri Coudray, Vicario Apostolico emerito di Mongo, di numerosi preti e di alcuni laici di queste giovani Chiese, mi riempie di gioia e di commozione. Il Cardinal Piovanelli amava dire di aver fatto l’Università come parroco a Castelfiorentino. La mia Università è stata il Ciad; vorrei rivolgere attraverso di voi i mei più vivi ringraziamenti a tante persone della vostra nazione che, forse senza nemmeno saperlo, mi hanno formato, aiutandomi a capire la bellezza e la forza del Vangelo. 
Saluto e ringrazio le autorità civili e militari, gli esponenti delle istituzioni, del mondo della politica e della cultura, in particolare i sindaci dei comuni della nostra Arcidiocesi. 
Un ringraziamento particolare all’Opera di Santa Maria del Fiore e a tutti quanti si sono adoperati perché questa celebrazione si realizzasse nel migliore dei modi, e così è stato nel rito, nel canto, nell’accoglienza delle persone, nei servizi più vari, senza dimenticare quello svolto dai giornalisti e dagli operatori dei media.
Rivolgo un pensiero a quanti non hanno potuto essere presenti fisicamente alla celebrazione di oggi, ma che sono in comunione di preghiera con noi, in particolare i preti fidei donum della nostra Diocesi, i malati, le monache di clausura. Un saluto pieno di affetto e di amicizia ai detenuti della casa circondariale di Sollicciano, a quelli qui presenti e a quelli che ci seguono attraverso la diretta streaming. 
La gratitudine si rivolge infine e soprattutto al Santo Padre, presente tra noi con la sua benedizione. Nel suo discorso pronunciato proprio in questa Cattedrale il 10 novembre 2015, papa Francesco ci aveva lasciato un’immagine che mi piace riprendere: quella della medaglia spezzata a metà che le mamme consegnavano insieme ai neonati allo Spedale degli Innocenti. E ci ricordava: “Noi abbiamo l’altra metà. Perché la Chiesa madre ha in Italia metà della medaglia di tutti i suoi figli abbandonati, oppressi, affaticati”. Quelle parole del papa, così importanti per tutte le diocesi italiane, lo sono in particolare per noi perché ci "riannodano" alla nostra tradizione più profonda e feconda. Parlo di quell'umanesimo che dopo la distruzione morale e materiale provocata dalla dittatura e dalla guerra seppe rifiorire facendo della nostra città un laboratorio di giustizia sociale e di pace fra le nazioni. Come Chiesa fiorentina continueremo ad attingere a quelle radici per alimentare - in dialogo fattivo con tutti - quel nuovo umanesimo cristiano che consiste nel fare nostri i sentimenti di Cristo (Fil 2,4).
Come dice il papa, infatti, "Il nostro dovere è lavorare per rendere questo mondo migliore e lottare. La nostra fede è rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo. Dobbiamo seguire questo impulso per uscire da noi stessi, per essere uomini secondo il Vangelo di Gesù". 
Maria, madre di Gesù e madre nostra aiutaci ad accogliere il tuo Figlio perché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo".

 

 

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