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Sul palco del Teatrodante arriva 'Accabadora', adattamento del romanzo di Michela Murgia

Il monologo scritto da Carlotta Corradi e interpretato dall’attrice candidata agli Ubu Anna della Rosa

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giovedì 09 maggio 2024 13:27

Accabadora arriva a teatro, sul palco del Teatrodante Carlo Monni di Campi BisenzioMaria e Bonaria Urrai, protagoniste di uno dei romanzi Einaudi più amati della scrittrice sarda Michela Murgia scomparsa l’anno scorso, premio Campiello 2010, sono le voci della storia di una vita votata ad aiutare le persone in fin di vita a morire. 

 

Appuntamento giovedì 9 maggio ore 21 con l’adattamento in forma di monologo scritto da Carlotta Corradi, con la regia di Veronica Cruciani e interpretato dall’attrice candidata agli Ubu Anna della Rosa, una produzione Savà Produzioni Creative, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale. Le attività del Teatrodante Carlo Monni sono a cura di Fondazione Accademia dei Perseveranti con la collaborazione e il sostegno di Regione Toscana, Comune di Campi Bisenzio, Chiantibanca, Unicoop Firenze.

 

“Accabadora” parte dal punto di vista di Maria, la figlia di Bonaria Urrai l’accabadora di Soreni. Michela Murgia racconta una storia ambientata in un paesino immaginario della Sardegna, dove Maria all’età di sei anni viene data a fill’e anima a Bonaria Urrai, una sarta che vive sola e che all’occasione fa l’accabadora. La parola, di tradizione sarda, prende la radice dallo spagnolo acabar che significa finire, uccidere; Bonaria Urrai, infatti, aiuta le persone in fin di vita a morire.

 

“L’idea di adattare Accabadora per il teatro - dichiara Carlotta Corradi, autrice del monologo - nasce da un’idea della regista Veronica Cruciani, avevamo già lavorato insieme e tra di noi c’era stima reciproca. Prima di scrivere il monologo ho inviato una lettera a Michela Murgia per comunicarle come avrei voluto lavorare e lei mi ha dato estrema fiducia. Ho deciso di scrivere il monologo partendo dall’epilogo del romanzo, quando le due donne si rincontrano. È stato bellissimo lavorare a questo testo, il mio metodo è stato leggere tante volte il romanzo, che personalmente ho amato tanto, e poi abbandonarlo: è un monologo a due, Maria parla con la zia che c’è e non c’è in scena. Per me è stato importante far emergere un tema del romanzo non centrale ma comunque fondamentale, come quello del rinnovato innamoramento della madre verso la figlia, e indagare il significato della figlia dell’anima, una persona che si lega a una madre non biologica ma che l’ha cresciuta e amata”.

 

 

 
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