A Firenze la mostra di Sauro Cavallini, che conobbe l’orrore dei campi di internamento
A Palazzo Strozzi Sacrati le sculture della mostra 'Sauro Cavallini. L’opera di un internato'
giovedì 26 gennaio 2023 12:27
Si chiama “Sauro Cavallini. L’opera di un internato” la mostra inaugurata oggi nelle sale di Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze. Ideata dal Centro Studi Cavallini e curata dal direttore Maria Anna Di Pede, la mostra espone 16 lavori realizzati in ferro e ottone che per la prima volta vengono esposti a Firenze.
Cavallini, spezzino ma fiorentino d’adozione, uno degli artisti più significativamente prolifici della seconda metà del Novecento, conobbe l’orrore dei campi di internamento durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel settembre del 1943 all’età di 16 anni, fu arrestato dalla polizia fascista e recluso nel campo di Gradaro a Mantova, dove rimase per circa un anno.
I mesi di prigionia segnarono profondamente la sua vita e quando l’artista iniziò a praticare la scultura gli incubi della prigionia presero forma e si tradussero nelle sue prime opere d’arte che non avrebbe più ripetuto negli oltre 50 anni successivi. Oggi quelle opere assumono un valore di testimonianza di un passato particolarmente doloroso.
“Sono sedici sculture che testimoniano l’orrore vissuto da Sauro Cavallini a Gradaro”, sottolinea il presidente della Regione Eugenio Giani. “Le abbiamo volute esporre in una mostra che non a caso si inaugura alla vigilia del Giorno della Memoria, come messaggio iconico segnato dalla forza espressiva dell’arte, di qualcosa che non deve più ripetersi. Quasi taglienti, come le definì lui, le sculture parlano di guerra e del male che essa produce, un tema quanto mai attuale oggi. E’ con questo messaggio che vogliamo accompagnare la riflessione di tutti i visitatori che dal Giorno della Memoria e per un mese intero vorranno venire ad ammirare i lavori di questo sorprendente artista”.
Le sculture esposte in Palazzo Strozzi Sacrati, alcune delle quali misurano anche due metri d’altezza, furono realizzate durante i primi anni ‘60 con la tecnica della “goccia su goccia”, ovvero sciogliendo scarti metallici mediante fiaccola ossidrica fino a creare l’opera, e sono dedicate unicamente alla figura umana, dove l’angoscia, la sofferenza, il grido di aiuto, sono leggibili in modo inequivocabile.
Nell’allestimento le sculture sono affiancate da pannelli che, attraverso fotografie e documenti storici, illustrano i crimini nazifascisti commessi contro chi cercava di resistere e contro la popolazione civile, durante uno dei periodi più dolorosi della storia d’Italia.
La mostra è stata realizzata con la collaborazione della Fondazione Fossoli, del Museo della Deportazione di Prato, con il contributo di Regione Toscana e di Unicoop Firenze e si inserisce nella serie di eventi organizzati in occasione del Giorno della Memoria 2023.
Le opere esposte in mostra fanno parte della collezione permanente custodita nella Casa Museo Sauro Cavallini di Fiesole, dove ha sede l’omonimo Centro Studi inaugurato nel 2017 e presieduto dai figli dell’artista, Aine e Teo Cavallini. La mostra rimarrà aperta fino al 28 Febbraio 2023.