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Firenze, al via il restauro degli imponenti affreschi dei condottieri nel Duomo

Gli affreschi dei condottieri Giovanni Acuto e Niccolò da Tolentino, realizzati da Paolo Uccello e Andrea del Castagno 

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martedì 31 maggio 2022 16:35

Al via il restauro degli imponenti affreschi dei condottieri Giovanni Acuto e Niccolò da Tolentino nel Duomo di Firenze, realizzati dai grandi artisti rinascimentali Paolo Uccello e Andrea del Castagno.

 

Il restauro commissionato e diretto dall’Opera di Santa Maria del Fiore - sotto la tutela della Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato - è reso possibile grazie al finanziamento dell’American Express. L’intervento è stato affidato dall’Opera alla restauratrice Daniela Dini che già nel 2000 si era occupata delle due opere.

 

Con il suo esercito, chiamato “la compagnia bianca”, composto da duemila arcieri gallesi dotati di enormi archi, alti quasi due metri, l’inglese John Hawkwood, soprannominato a Firenze Giovanni Acuto (1323 - 1394), fu un leggendario condottiero e capitano di ventura a servizio di vari Stati e infine della Repubblica fiorentina. Niccolò Da Tolentino (1350 c. – 1435) dopo aver combattuto per i Malatesta passò al servizio dei Fiorentini e per le sue gesta fu nominato capitano generale di Firenze. Per i fiorentini combatté, riportando la vittoria, la terribile Battaglia di San Romano (1432), resa immortale da Paolo Uccello nel celebre trittico.

 

Entrambi i monumenti si trovano nella parete della navata sinistra della Cattedrale, dove li vediamo oggi ad un’altezza inferiore da quella originale, come si può vedere in un’incisione anteriore allo stacco del 1842 e nella quale si nota come il bordo superiore fosse all’altezza dei capitelli delle colonne. Di dimensioni quasi uguali (il monumento a Giovanni Acuto misura cm 855x527 e 833x512 e quello di Niccolò da Tolentino 833x512), apparentemente simili sono in realtà profondamente diversi. Dei due monumenti solo quello dell’Acuto è firmato, ed è la prima volta che Paolo Uccello firma una sua opera, in un gesto di orgogliosa rivendicazione.

 

Il restauro odierno ha un carattere preventivo e conservativo: si interviene sulle opere d’arte quando mostrano i primi sintomi di degrado, come in questo caso, per evitare l’aggravarsi dei danni e dover poi effettuare degli interventi invasivi e costosi. I due affreschi sono in uno stato di conser­vazione abbastanza buono, ma essendo trascorsi venti anni dal loro ultimo restauro, la superficie pittorica è offuscata da una patina scura uniforme causata dell’accumulo di particellato acido prodotto dall’inquinamento e da polvere inerte depositata nel corso del tempo.

 

L’intervento prevede una spolveratura con pennelli morbidi su tutta la superficie pittorica per eliminare la polvere più superficiale, mentre quella più profonda sarà rimossa grazie a una leggera pulitura a tampone con ovatta di cotone idrofilo e acqua deionizzata con interposta carta giapponese, cercando al tempo stesso di mantenere il più possibile il ritocco pittorico precedente che è stato di grande entità. Infine un ritocco pittorico da effettuarsi a velature tonali nelle lacune che si sono verificate con la leggera pulitura, tramite l'impiego di pigmenti naturali (vegetali e/o minerali) legati da caseinato di ammonio.

 

I due affreschi hanno subito nel corso dei secoli svariati interventi di restauro: a carattere estetico quelli del 1524, eseguito dal pittore Lorenzo di Credi, e del 1688 che ridette vivacità di colore in occasione delle nozze del Principe Ferdinando, figlio di Cosimo III, con Violante di Baviera. A carattere conservativo quello del 1842, quando, con un’operazione molto ardita, li distaccarono dalla parete e li posero su una tela di canapa incorniciata solo ai lati. I due affreschi furono allora collocati sulla controfacciata del Duomo, dove rimasero fino al 1946. A carattere filologico-conservativo quelli del ‘900 e 2000. Fondamentale è stato il restauro del 1953 eseguito da Dino Dini quando le opere versavano in cattive condizioni con il rischio di perdita di vaste aree della pittura. Nel restauro del 2000, eseguito da Daniele Dini, le due opere sono state oggetto di una completa pulitura e un vasto ritocco pittorico a velatura tonale nelle alcune

 

 

 
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