50° Alluvione: la storia di I1CLC, radioamatore che collegò Firenze nell'emergenza
Il racconto di Carlo Luigi Ciapetti a 055Firenze, nel 50° anniversario dell'Alluvione
venerdì 04 novembre 2016 11:13
"Verso le tre di quella notte, ma in realtà era già la mattina del 4 Novembre, fui svegliato dallo squillo del telefono: era un amico antiquario - Pasquale Donadio, che stava in Borgo Santi Apostoli, proprio nel centro di Firenze, dietro il Lungarno Acciaiuoli - mi disse, con voce concitata: "Qui c'e' acqua dappertutto!". Insonnolito e scocciato gli risposi: "E io che ci posso fare? Domani telefona all'idraulico!" e riattaccai.... Pochi secondi dopo il telefono squillò di nuovo e la sua comunicazione fu ben diversa e molto precisa: "Aspetta! Lasciami parlare! Guarda che non è l'acqua di casa! E' l'Arno che e' straripato!". Inizia così il proprio racconto Carlo Luigi Ciapetti, classe 1938. Uno dei primi a rendersi conto, in quella nottata del 4 novembre 1966, dell'Alluvione fiorentina. E tra i primi, lui radioamatore (I1CLC la sua sigla al tempo, poi diventata I5CLC), ad allestire una rete di emergenza primaria di comunicazione.
"Mi trovai subito coinvolto. Avendo saputo che non c'erano più comunicazioni, perché Firenze era isolata non solo con il resto del mondo, ma anche con sé stessa. La Misericordia non poteva parlare con gli ospedali. I vigili del fuoco non potevano parlare con nessuno", racconta Carlo a 055firenze.it. "Mettere in piedi una rete sostitutiva di comunicazione fu spontaneo. Chiamai subito gli altri radioamatori, perché per fortuna in quel momento i telefoni funzionavano ancora".
"Chiamati diversi radiamatori, convocai tutti in Questura, dicendo loro di portarsi dietro apparecchi autosufficienti, con alimentatori e batterie", ricorda ancora Carlo, di quel 4 novembre 1966. "In questo modo si riuscì in mezza giornata di creare questa rete di emergenza, attraverso i radioamatori. In ogni sede c'erano 2 o più radioamatori, che raccoglievano il messaggio e lo facevano pervenire a destinazione. Il lavoro durò una settimana circa".
Tra i radioamatori coinvolti fin dalle prime ore, "Orlando Lazzerini I1LAO di Scandicci (il quale disse a Carlo che anche il fiume Greve stava straripando), Luciano Orsettigh I1ORS (amico di Piero Bargellini, l'indimenticabile "Sindaco dell'Alluvione"), Mario Rosi I1ROD, Avaldino Innocenti I1CAO (tecnico della RAI che ci aiutò moltissimo), Giorgio Camprincoli I1TFF, Mario Cipriani I1HM, Valerio Anglani I1AVB, Giuliano Pietri I1ZIE, Umberto Rava I1ZIZ, Giacomo Conti I1CNG, Mauro Meco I1MEC, Renzo Doni I1RDN, Sergio Paloschi I1PLS, Angiolo Chiti I1SXN, i giovanissimi e appassionati Roberto Ruisi, Pierluigi Filetti col fratello Mario e Dante Calviani (i primi due allora già in possesso della patente; in seguito sarebbero diventati tutti radioamatori con i nominativi I1RUI, I1FIP, I1FIL - ora IK5BFB - e IK5ASN), Garimeta Gentile I1ZCN (che essendo medico andava a curare o a portare in salvo la gente col gommone e per questo ebbe una medaglia dall'Ordine dei Medici), Giampiero Faccini I1LCD (che aveva una gamba rotta e che mandò un piccione viaggiatore alla moglie per avvisarla che non sarebbe tornato...)".
Cominciò così, dalle 4 di mattina, la formazione della rete di emergenza primaria dei radioamatori, che permise da allora e nei giorni successivi le comunicazione di Firenze col resto della Toscana, dell'Italia e del mondo. "Assuntomi necessariamente il compito di capo-maglia, a poco a poco si addensarono disciplinatamente su questa frequenza centinaia di radioamatori - specie nord e sud americani, per la propagazione attiva in quelle ore - che chiedevano notizie della situazione o della sorte di parenti o amici", ricorda Carlo.
Un lavoro fondamentale, in una Firenze che viveva ore di dramma unito a grande solidarietà. "I fiorentini erano ridotti male, sia chi abitava nelle zone alluvionate, sia chi abitava in altre zone non toccate dall'acqua, perché mancava cibo e altre cose. Oltre a Firenze c'erano state altre zone della Toscana invase dall'acqua. Era un problema complessivo. Quando si viene ad aver bisogno gli uni degli altri, la solidarietà si rinnova automaticamente. Non è un dovere, ma qualcosa che viene da dentro", spiega Carlo Luigi Ciapetti.
"Alle 20 dello stesso 4 Novembre erano ormai centinaia le stazioni radioamatoriali italiane ed estere coinvolte nella rete di emergenza primaria, che poteva contare su un'elevata affidabilità dei collegamenti in fonia - principalmente sulla banda dei 2 metri - in un'area assai estesa, che ad Ovest arrivava fino a Pisa, a Nord fino a Modena e a Sud fino alla provincia di Viterbo", racconta ancora.
"Ai contatti con l'estero si seguitava a provvedere principalmente - propagazione permettendo - sulla gamma dei 20 metri".
"Da fondatore della rete di emergenza primaria, nella stessa giornata dell'inizio dell'alluvione, mi ero quindi trasformato in organizzatore e i giorni seguenti li passai saltando da una stazione all'altra, per rimediare a situazioni critiche, curare l'organizzazione logistica e fare in modo che tutto funzionasse al meglio. Necessariamente, mangiando quello che trovavo (fame, fame, fame... Tanta fame ma ricordo anche le ottime lasagne che giungevano dalla sede di Bologna alla RAI, che allora era in pieno centro, in Piazza Santa Maria Maggiore, nel cosiddetto Palazzo delle Cento Finestre) e dormendo dove capitava (quando si poteva: su una sedia, con una coperta per terra ma anche - meraviglioso ! - sul letto che trovai una sera nel piano rialzato di un negozio di mobili alluvionato e con le vetrine scardinate dall'acqua...)", ricorda Carlo in una sua testimonianza.
"Una situazione del tutto precaria ma anche entusiasmante - oltretutto avevo 28 anni! - per la collaborazione che ricevevo da tutti e per i ricordi incancellabili, come lo scenario notturno di una Piazza Santa Croce sommersa nel fango, illuminata a giorno dalle fotoelettriche dell'esercito e con la statua di Dante nel mezzo, quasi a sottolinearne la dimensione infernale".
"Il bilancio delle due reti di emergenza fu assolutamente positivo – conclude Carlo Luigi Ciapetti, I1CLC – considerato anche che nessuno di noi aveva mai avuto alcuna esperienza del genere e che perciò ci eravamo dovuti inventare tutto. D'altronde l'amico Lorenzo mi ha detto: "Ricorda sempre che i dilettanti hanno costruito l'Arca ed i professionisti il Titanic!" ed in effetti il compito svolto fu prezioso e insostituibile perché le due reti - che operarono incessantemente fino al 10 Novembre, quando riprese la normale operatività delle comunicazioni ufficiali e provvidi alla disinstallazione delle postazioni - permisero uno svolgimento regolare delle attività di soccorso. Alcune postazioni rimasero tuttavia attive molto più a lungo, come quella presso l'acquedotto fiorentino in Viale Manfredo Fanti".
[Foto fornite da Carlo Luigi Ciapetti]