L'universale, intervista al regista Federico Micali
"All'Universale le cose succedevano, era un cinema molto vivace che non si esauriva nel guardare il film, era un interpretare il film da una parte, ma dall'altra il ritrovarsi, parlarsi, organizzarsi"
sabato 02 aprile 2016 16:27
Il 14 Aprile 2016 esce il film "L'Universale" in tutta Italia, un film che narra le vicende di tre ragazzi che attraversano gli anni 50, 60 e 70 sullo sfondo di una delle pietre miliari di Firenze: il Cinema Universale.
Un Cinema dove poteva succedere di tutto, cuore di San Frediano e ricordo piacevole e goliardico nei ricordi dei molti, un Cinema chiuso nei primi anni '90 e sconosciuto alle nuove generazioni.
Abbiamo fatto una chiacchierata con il regista del film, Federico Micali, classe 71 che già aveva realizzato un documentario sul Cinema Universale. Il film è stato girato a Pontassieve, nel Cinema "Corso Italia"
Perchè hai deciso di fare un film sull'Universale?
"Io l'Universale anagraficamente l'ho quasi mancato. Ci sono stato pochissime volte, non posso dire di averlo vissuto, ma l'ho vissuto nei ricordi degli altri. Le persone poco più grandi di me mi hanno raccontato l'Universale degli anni '80, fatto di molto divertimento e molta confusione. Le persone ancora più grandi mi hanno raccontato invece dell'Universale degli anni '70, che avevano vissuto un'altra firenze, più vivace, politicamente impegnata. E tutto questo è passato per il cinema. C'è stata una stratificazione di ricordi altrui che alla fine mi hanno dato questa spinta. All'Universale le cose succedevano, era un cinema molto vivace che non si esauriva nel guardare il film, era un interpretare il film da una parte, ma dall'altra il ritrovarsi, parlarsi, organizzarsi, è stato uno specchio importante di quello che è successo in città in quegli anni.
Per noi è importante avere questo luogo ove sceneggiare alcune storie, in particolare quelle dei tre protagonisti che crescono in questi anni e assorbono attraverso l'Universale questi cambiamenti.
L'Universale è diventato poi una discoteca, così lo ricordano le generazioni più giovani, adesso ci faranno degli appartamenti. In questo c'è stato un difetto delle istituzioni?
La chiusura dei Cinema è, come dice Tornatore, "un occhio della città che si spenge", quindi sarebbe importante che si mantenessero. Quando cercavamo la location più adatta per girare siamo passati anche all'Oriuolo che era un cinema- teatro e abbiamo visto una struttura fatiscente e rovinata, è sempre un peccato perdere pezzi di storia.
Non so quale potrebbe essere la ricetta giusta, però è un dato di fatto che mancano i vecchi cinema, sopratutto in un periodo dove stiamo riacquistando il valore della piccola sala, quella sala dove ti riconosci, dove riconosci la gente, dove non vedi solo il film ma stai anche a chiacchierare e a bere qualcosa. Una sala dove non c'è un film consumato in maniera... consumistica, in effetti, dove vedi e appena finisce il film ti ritrovi nel parcheggio.
Per l'anteprima al Teatro Verdi il teatro è quasi pieno, quindi la città sta rispondendo bene al progetto.
Mi piace molto portare dei progetti che abbiano una condivisione, mi piace fare progetti che si appoggiano su argomenti che stanno sul cuore a molti. Sono contento di vedere che il film è condiviso da tanti, siamo a 2.200 condivisioni del trailer fino a ieri, sono numeri importanti.
Secondo te sarebbe possibile fare un nuovo Universale? Un luogo con una stratificazione sociale, un teatro o cinema dove le persone si possono ritrovare come all'epoca.
No. Perchè anche l'Universale ha cambiato forma, è stato specchio di quello che avveniva fuori. L'Universale degli anni 60 non era quello degli anni 70 e non era quello degli anni 80. Se vogliamo giocare alle ipotesi se fosse rimasto aperto avrebbe cambiato ancora molte forme negli anni 90 e duemila.
E' stato un unicuum questa commistione sociale che c'è stata, sarebbe bello se ci fossero più realtà cinematografiche e culturali vivaci come L'Universale.Il popolo di San Frediano degli anni 70 non è lo stesso di adesso.
San Frediano, a questo proposito, è un quartiere che è stato "riscoperto" negli ultimi venti anni, è diventato un quartiere "di moda".
I Sanfredianini di allora sono pochi adesso. Io vivrei molto volentieri a San Frediano, ma non ha più quella forte impronta popolare comunitaria che aveva in quegli anni. CI sono molti forestieri rispetto a quegli anni, questo naturalmente scombussola. Adesso è un quartiere multiculturale, multietnico, vivace e interessante, appunto ci vivrei, ma non ha lo stesso carattere di allora.
Proietterete il film al Bari Film Festival. Come vi sentite all'idea di raccontare una realtà così fiorentina fuori dalla Toscana? Lo considerate un rischio? Avete paura che qualcuno non capisca la "nostra" realtà?
Io non credo sia un rischio. Noi abbiamo scritto un film non solo per i fiorentini, ma per tutti. L'argomento che tratta è comune per chi ha più di 30 anni: l'affezione ad un proprio cinema,a d un proprio spazio culterale è molto diffusa. L'Universale è comunque un unicuum, ma le persone non fiorentine che hanno visto il film lo hanno compreso e ci hanno trovato dei punti in comune con le loro città.
Se tu dovessi descrivere il Cinema Universale con una scena del tuo film, quale sceglieresti?
Sicuramente quella della Vespa che entra nella sala di proiezione. E' diventata una leggenda popolare, confermata da una persona che lavorava lì. Chi sia stato è meglio non saperlo, per questo noi abbiamo realizzato un falso storico: abbiamo messo un casco in testa a chi guida alla Vespa.
Ricordate la storia del Cinema Universale? Leggetela qui!
Foto da la pagina facebook "L'Universale"