Firenze segreta: la congregazione dei Bonomini
Tra lumicino e fagioli per aiutare i 'poveri vergognosi'
La storia della congregazione dei Bonomini di San Martino iniziò nel 1441 e continua anche oggi.
All’epoca di Cosimo de’ Medici, a causa delle tasse insostenibili, si formò una categoria di "poveri vergognosi": persone facoltose, commercianti, artigiani, caduti in miseria che si vergognavano di essere poveri e avevano una dignità che impediva loro di stendere la mano e chiedere aiuto.
Antonino Pierozzi, noto come Sant’Antonino da Firenze, priore del convento di San Marco, nel 1446 divenne arcivescovo di Firenze. Dopo aver accettato l’incarico svolse la sua attività distinguendosi per magnanimità e carità profonda.
Pierozzi chiamò 12 cittadini, i Bonomini, due per ogni sesto in cui era divisa la città, e li fece Procuratori dei Poveri Vergognosi: avevano il compito di raccogliere denaro da chi ne aveva, anche loro stessi, e distribuirlo, in segreto, ai poveri che si chiudevano nel loro silenzio.
Quando i Bonomini sono senza denaro accendono una candela sulla finestra della loro sede in piazza San Martino. La voce che "i Bonomini sono al lumicino" inizia a correre per Firenze e la città riscopre il suo lato generoso, portando del denaro nell'apposita feritoia delle offerte che si trova sulla destra della porta d’ingresso.
Anche oggi, ogni venerdì, i Bonomini si riuniscono per discutere i casi dei nuovi e vecchi poveri vergognosi e votano, con fagioli bianchi e neri, gli aiuti da erogare.