Firenze, violenze sessuali al Varlungo: scoperto un altro caso
Dopo le indagini dei Carabinieri
sabato 17 novembre 2018 18:52
Salgono a quattro i casi di violenza sessuale di cui è accusato l'uomo già in carcere per gli abusi in zona ponte di Varlungo.
Al 25enne di nazionalità rumena, già in carcere per altri tre casi di stupro, è stata notificata un'altra ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di tentata violenza sessuale aggravata, rapina e lesioni personali.
Dopo gli altri tre casi commessi tra agosto 2017 e settembre 2018, ai danni di una donna italiana, di una giapponese e di una ragazza originaria della Mongolia, il quarto episodio rilevato dalle indagini dei Carabinieri riguarda una studentessa brasiliana, che l'11 luglio scorso aveva denunciato una tentata violenza sessuale.
Il caso denunciato dalla ragazza risale ad inizio giugno 2018, con tentata violenza sessuale e lesioni, oltre al furto del proprio cellulare mentre transitava sul ponte di Varlungo. La denuncia ai Carabinieri era avvenuta dopo aver appreso l'analogo episodio di cui era rimasta vittima la ragazza giapponese a fine giugno. "La 19enne brasiliana ha riferito che, mentre camminava sul viadotto, di rientro a casa, era stata avvicinata da un individuo a lei sconosciuto che, dopo averle detto 'vieni qui' ed essersi abbassato i pantaloni, l'aveva afferrata per i capelli colpendola con schiaffi e pugni in faccia. Fortunatamente, la reazione della donna, messasi immediatamente ad urlare, aveva attirato l’attenzione di un passante, la cui presenza aveva messo in fuga l’aggressore, non prima però che questi riuscisse ad impossessarsi del cellulare della vittima". Così scrivono i Carabinieri in una nota.
L’attività investigativa avviata congiuntamente dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Oltrarno e della Stazione di Firenze Ricorboli, è stata poi sviluppata su più fronti, "grazie alla descrizione dettagliata fornita dalla vittima e dal passante che aveva messo in fuga l’aggressore e all’acquisizione di una serie di tabulati, che consentivano di riscontrare sia l’utilizzo dell’apparecchio da parte dell’assalitore che la sua presenza sul posto dell'aggressione. Determinante, oltre a tali accertamenti, è stato il successivo riconoscimento fotografico dello stupratore da parte della vittima", riferiscono le forze dell'ordine.
(immagine di repertorio)