Declassamento Teatro della Toscana, si dimettono tre commissari. Funaro: 'Preoccupante e inaccettabile'
Massini: 'Senza precedenti nella storia del teatro italiano'. Pronta interrogazione parlamentare
giovedì 19 giugno 2025 16:57
Bufera a Roma per il possibile declassamento del Teatro della Toscana, Fondazione che comprende i teatri fiorentini Pergola e Rifredi, e il Teatro Era di Pontedera e sotto la direzione artistica di Stefano Massini.
Già un mese fa scrittrici e scrittori, cantanti, attori e attrici avevano firmato un attestato di solidarietà a Stefano Massini contro la possibilità di un declassamento 'politico' del governo per lo storico teatro fiorentino, "per un teatro finalmente libero da ingerenze politiche". Nelle ultime ore sono arrivate anche le dimissioni di tre commissari su sette della commissione ministeriale, che sarebbero state motivate dalla contrarietà all'idea del declassamento del Teatro della Toscana.
"Una pagina gravissima, senza precedenti nella storia del teatro italiano", scrive Stefano Massini sui social. "Una pagina che mi vede schifato, lo dico, fino agli urti di vomito. Evidentemente ogni oggettività è tramontata, il personalismo trionfa, e con essi il buon senso del capire la farsa di questa sparatoria da saloon ingaggiata da mesi contro di me, contro il nostro teatro e contro la gente. Tant’è, domattina a Firenze in piazza della Signoria, presenteremo comunque la stagione 2025/2026 di un teatro straordinario che non merita tutto ciò. Lo faremo a un passo da dove Savonarola fu bruciato sul rogo perché inviso al potere di turno (ma sono passati secoli, ci siamo evoluti, abbiamo fatto tantissimi passi avanti e oggi, nel 2025, il potere non è più quello di un tempo, quando la voce scomoda si faceva tacere perché non disturbasse)".
“È preoccupante e inaccettabile l'idea del declassamento del Teatro della Toscana che leggiamo sulla stampa e che ha portato alle dimissioni di tre commissari su sette della commissione ministeriale", commenta la sindaca di Firenze, Sara Funaro. "Un declassamento che, come riportato dagli organi di stampa, si baserebbe su ‘motivazioni pretestuose’. Quello che sta succedendo al nostro Teatro è una situazione anomala e mai vista prima nella storia dei teatri italiani. Chiedo spiegazioni immediate al ministro Giuli e al sottosegretario Mazzi perché si tratta di un atto gravissimo, ripeto, inaccettabile. Se venisse confermata l’intenzione di andare avanti in questa direzione siamo pronti ad agire in tutte le sedi opportune a tutela della nostra città e del prestigio e della storia del nostro Teatro. Non possiamo tollerare questo sfregio a Firenze e al Teatro della Toscana”.
“Esprimo una fortissima preoccupazione in merito alla nota resa pubblica da autorevoli componenti della Commissione teatro del MIC, i quali, nel rassegnare le proprie dimissioni, hanno denunciato una logica di strumentalizzazione partitica nei confronti di Firenze e della Toscana, che starebbe influenzando la valutazione della qualità artistica del Teatro della Toscana”. Cosi il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, a proposito di quanto emerso su un possibile declassamento del Teatro della Toscana.
“Quanto emerge da questa vicenda – prosegue Giani - appare gravissimo: le dimissioni di tre figure di riconosciuto prestigio sembrano infatti conseguenza di giudizi di parte, ispirati da logiche politiche piuttosto che da una valutazione oggettiva e trasparente dei programmi culturali. Pur essendo un’istituzione a presidenza del sindaco di Firenze, il Teatro della Toscana rappresenta un riferimento culturale diffuso, con una programmazione che si articola non solo nel capoluogo, alla Pergola e a Rifredi, ma anche a Pontedera, con il Teatro Era. La Regione Toscana, socia fondatrice, sostiene con convinzione questa realtà, contribuendo annualmente con due milioni di euro”. “Non possiamo accettare – conclude il presidente della Toscana - che un’istituzione così importante venga così demonizzata. Riteniamo quindi fondamentale dissipare ogni dubbio circa l’impostazione ideologica, quasi da “MinCulPop”, che sembra emergere dai fatti riportati dalle agenzie stampa in queste ore”.
Il caso sbarcherà presto anche in parlamento. “Apprendiamo l'incredibile notizia delle dimissioni di tre componenti su sette della Commissione ministeriale: come loro stessi hanno dichiarato si tratta di un atto di protesta contro la scelta della maggioranza della Commissione di declassare la Fondazione Teatro Nazionale della Toscana fondata su motivazioni pretestuose", commenta il deputato Pd Federico Gianassi. "Il Comune di Firenze aveva dato il via alla nuova era della Fondazione individuando Stefano Massini, figura di grande e indiscutibile valore, alla guida del Teatro della Pergola. Cosa sta succedendo ora? È in atto una ritorsione politica rispetto alle libere e autonome scelte fatte dai soci fondatori della Fondazione solo perché il ministero della Cultura ne pretendeva altre. Il ministro Giuli ed il sottosegretario Mazzi smentiscano pubblicamente questo scempio. Come gruppo Pd presentiamo un'interrogazione parlamentare, perché la cultura è e deve rimanere libera. Come fiorentino dico che non accetteremo questo affronto alla Città di Firenze”.
"Quanto sta accadendo al Ministero della Cultura, nella commissione ministeriale consultiva per il teatro è gravissimo. Ben tre commissari su sette, Alberto Cassani, Carmelo Grassi e Angelo Pastore, si sono dimessi adducendo come motivazione l’impossibilità di fare un lavoro equilibrato". Lo afferma Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra.
"In sostanza - prosegue la parlamentare rossoverde della commissione cultura di Montecitorio - siamo di fronte all’ennesimo caso di pressione e condizionamento politico sulle valutazioni che riguardano i prodotti culturali. Il caso in questione è quello del Teatro della Toscana, che per il Governo va declassato e punito con il taglio dei finanziamenti perché a dirigerlo è Stefano Massini. Siamo di fronte a un’operazione palese e sfacciata di controllo politico sul mondo della cultura e quindi di riduzione della sua libertà creativa e del suo pluralismo.
Ormai lo diciamo da mesi: in Italia non c’è più un Ministero della Cultura ma c’è un “Ministero contro la Cultura”. Dal disastro del tax credit sul cinema ai tagli ai teatri non allineati, passando per la chiusura delle trasmissioni Rai non gradite fino agli attacchi diretti da membri del governo a ogni artista che esprima liberamente il suo dissenso emerge una chiara strategia: mettere in ginocchio la cultura italiana per piegarla all’ideologia del potere. Mai prima in Italia, nemmeno ai tempi di Silvio Berlusconi, si erano viste così tante azioni coordinate in tutti i settori culturali volte alla riduzione della libertà di espressione. Una situazione gravissima di cui il ministro Giuli deve rispondere di fronte al Parlamento. Per questo depositeremo un’interrogazione - conclude Piccolotti - e chiederemo che venga a fare un’informativa non appena riprenderanno i lavori parlamentari".
“Il declassamento del Teatro della Toscana è la decisione più stupida e scandalosa che il ministro Giuli possa prendere", commenta l'europarlamentare Pd ed ex sindaco di Firenze Dario Nardella. "Il ministro non si nasconda dietro la Commissione ministeriale, perché tutti sanno che la Commissione non proporrebbe mai una cosa del genere senza il suo avallo. Le dimissioni dei tre membri sono la dimostrazione che si è passato il segno in una gestione della cultura dal sapore neofascista. Possibile che questo Ministro sia così accecato dalla politica al punto di avallare una scelta così vergognosa solo perché alla guida del Teatro non ci sono le persone che vuole lui? Ha paura di chi la pensa diversamente? Ha paura di intellettuali e artisti come Massini? Ha paura di sindaci come Funaro? Giuli fermi questa sciagura se non vuole passare alla storia come il ministro che ha distrutto le istituzioni culturali di prestigio storico come lo è il Teatro della Pergola”.