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Firenze, riapre il Museo de 'La Specola' con 13 nuove sale

Ci saranno nuovi percorsi e vecchie collezioni

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mercoledì 21 febbraio 2024 16:20

Riaprirà domani - giovedì 22 febbraio- nella storica sede di via Romana il Museo de La Specola, una delle eccellenze del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino, che si presenta nuovamente al pubblico dopo un imponente intervento di riqualificazione, finanziato dall’Università di Firenze e dalla Regione Toscana.

 

 I primi quattro giorni di ingressi gratuiti dal 22 al 25 febbraio offerti alla cittadinanza hanno già registrato il tutto esaurito. Per gli ingressi e le prenotazioni ci si può collegare al sito dell'Unifi.

 

Sono 13 le nuove sale espositive, per 700 metri quadri complessivi, dove trovano ospitalità i nuovi percorsi dedicati agli inizi della ceroplastica, alle cere botaniche e alla mineralogia, che affiancano da oggi le collezioni della zoologia e delle preziose cere anatomiche, il Salone degli scheletri, la Tribuna di Galileo e il Torrino astronomico, che ospitava l’osservatorio a cui La Specola deve il nome.

 

Il Museo può contare anche su una nuova biglietteria e un nuovo bookshop, oltre che su nuovi impianti (elettrico, antincendio e di climatizzazione): i lavori di riqualificazione hanno riguardato in totale 2.280 metri quadri e sono stati realizzati con il contributo della Regione Toscana per complessivi 3,5 milioni di euro e dell’Ateneo fiorentino per un importo di circa 2,5 milioni di euro. 

 

La riapertura del Museo nel giorno del suo “compleanno” – fu inaugurato il 21 febbraio 1775 come “Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale” – segna l’ingresso nel 250° anniversario dalla sua fondazione e costituisce un evento di punta del Centenario dell’Università di Firenze, che si celebra quest’anno.

 

I nuovi percorsi  

Le raccolte mineralogiche tornano ad essere esposte alla Specola dopo un secolo e mezzo dalla collocazione nella sede di via La Pira. Di  rilievo è la Collezione medicea di pietre lavorate (coppe, vasi, oggetti ornamentali), già ospitata nella Tribuna degli Uffizi: fra gli esemplari – esibiti in una “Camera delle Meraviglie” che rievoca il collezionismo mediceo tra il XV e il XVIII secolo – spiccano le due coppe in diaspro e una coppa in giada nefrite appartenute a Lorenzo il Magnifico, come riporta l’incisione LAURMED, ma anche la tazza in lapislazzuli a forma di conchiglia (citata da Giorgio Vasari), acquistata da Cosimo I nel 1563 dal celebre lapicida milanese Gasparo Miseroni. Fra i reperti alcuni sono riferibili alla raccolta di Niccolò Stenone, celebre anatomista e padre della moderna mineralogia.

 

L’esposizione illustra anche l’evoluzione dei minerali attraverso i quattro miliardi e mezzo di storia del nostro pianeta e del Sistema Solare - dai pochi minerali delle meteoriti, alle migliaia di minerali oggi conosciuti – e consente di ammirare campioni unici al mondo, dalle tormaline ed ematiti dell’Elba allo zolfo della Sicilia, fino agli enormi cristalli di topazio e acquamarina del Brasile.

 

Nelle nuove sale del Museo al secondo piano si snoda il percorso “Arte e Scienza” dedicato alla genesi e all’evoluzione della ceroplastica  fiorentina: dai primordi legati alla scuola bolognese e all’opera dell’artista siciliano Gaetano Zumbo (1656-1701) - che realizza una serie di teatrini allegorici su temi tipici del barocco e modella in cera una testa sezionata – alla nascita nel 1771 dell’Officina ceroplastica fiorentina proprio a La Specola, della cui attività è eccezionale testimonianza la Venere smontabile di Clemente Susini (1754 – 1814).

 

Nell’itinerario museale è di grande rilievo la collezione delle cere botaniche che torna a essere visibile dopo oltre un secolo: è costituita da piante e frutti di grande realismo e bellezza, in un’esposizione suggestiva e coinvolgente. Sono anche esposte, nel nuovo percorso, le straordinarie tavole in cera di anatomia, istologia e patologia botanica realizzate da Clemente Susini in collaborazione col grande scienziato Giovan Battista Amici (fautore di fondamentali innovazioni nel campo della microscopia ottica), al fine di rendere partecipe il grande pubblico delle nuove scoperte scientifiche. 

 

Ma la produzione di modelli scientifici sperimenta, oltre alla cera, anche altri materiali come la cartapesta, il legno, la terracotta, la pietra o il vetro. Il singolare connubio di arte e scienza, tipico delle realizzazioni ceroplastiche fiorentine, è riflesso nei dipinti di Bartolomeo Bimbi (1648-1729), pittore a servizio di Cosimo III de’Medici e poi dell’Elettrice Palatina, autore di numerose nature morte di fiori, frutti e meraviglie naturali, caratterizzate da un intento di catalogazione scientifica.

 

I percorsi “storici”  

Accanto alle novità, nelle vetrine del percorso “storico” corredate da un nuovo impianto illuminotecnico, i visitatori potranno ammirare nuovamente la collezione zoologica con animali di tutto il mondo (4.600 gli esemplari oggetto di speciale manutenzione per l’occasione), fra cui diverse specie estinte. E, inoltre, l’intera collezione delle cere anatomiche settecentesche, famose in tutto il mondo; il Salone che ospita gli scheletri di numerose specie di vertebrati, soprattutto mammiferi; la Tribuna dedicata a Galileo Galilei, raro esempio di architettura  tardo neoclassica fiorentina, e infine il Torrino che ha il suo fulcro nella Sala della Meridiana (chiamata così dallo strumento astronomico posto sul pavimento e ancora funzionante), impreziosita da stucchi neoclassici che rappresentano le cicogne nell’atto di prendere il volo: da lì si accede alla sala ottagona, l’antico osservatorio.

 

“Ci tengo tanto a questo museo – ha detto il presidente Eugenio Giani- che caratterizza Firenze ed è il segno della sua identità dal punto scientifico che nasce proprio nel periodo dell’illuminismo, quando a guidare la Toscana era il Granduca Pietro Leopoldo, che più di ogni altro seppe tradurre lo spirito riformatore dell'illuminismo in tutte le discipline. La Regione Toscana si è impegnata con 3milioni e mezzo per questa bellissima ristrutturazione, ed è per me motivo di orgoglio vedere rivivere queste stanze in cui viene illustrato il corpo umano con una scientificità unica al mondo. Le cere anatomiche – ha proseguito Giani-, che riproducono ogni parte del corpo umano in modo assolutamente verosimile e con una straordinaria attenzione per il dettagli, hanno formato generazioni di medici e attratto la curiosità e gli interessi di generazioni di giovani”.

 

 

 

 
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