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Una 'buona entrata' di 400mila euro per affittare capannoni nel pratese: arresti per estorsione

L'operazione della Guardia di Finanza di Prato. La somma chiesta agli imprenditori del pronto moda per aggiudicarsi la locazione di capannoni

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martedì 17 ottobre 2023 19:18

L'operazione portata a termine dalla Guardia di Finanza di Prato vede al centro dell’attenzione del Nucleo di Polizia economico-finanziaria, il pagamento della “buona entrata” da parte di imprenditori del pronto moda per aggiudicarsi la locazione di capannoni ubicati nelle zone di maggior interesse commerciale di Iolo e Tavola a Prato.

 

Le investigazioni, come si apprende dalla Gdf, hanno preso le mosse dalla denuncia presentata all’inizio del 2022 da un imprenditore titolare di un pronto moda, il quale è stato sfrattato dal capannone preso in affitto dopo aver saldato in ritardo tre mesi di locazione e, soprattutto, nonostante il pagamento, prima della stipula del contratto, di una ‘buona entrata’ di 400.000 euro in contanti e “a nero”. Nei guai sono finiti due coniugi (titolari della società immobiliare proprietaria dei capannoni) e due agenti immobiliari, tutti pratesi, accusati di estorsione, in concorso tra loro. 

 

Nel corso delle indagini è stato accertato che, oltre alla stipula di un regolare contratto di locazione, i proprietari degli immobili pretendevano il pagamento di una somma “extra-contrattuale”, pari a 400.000 euro per ciascun fondo commerciale concesso alle ditte attive nel settore del pronto moda, la quale veniva consegnata agli agenti immobiliari incaricati dai titolari della società immobiliare (marito e moglie) di riscuotere il denaro in contanti. 

 

L’accusa mossa ai due coniugi è quella di aver imposto gli aspiranti conduttori il pagamento della “buona entrata” (di importi pari a 400 mila euro) per il tramite dei due agenti immobiliari, senza la quale il contratto di locazione non si sarebbe perfezionato. Inoltre, i due coniugi si sarebbero resi responsabili anche del reato di dichiarazione infedele per aver omesso di indicare i redditi derivanti dalle dazioni illecite ricevute. 

 

Sulla scorta delle risultanze investigative, marito e moglie sono stati destinatari di una misura di custodia cautelare (arresti domiciliari), mentre i due agenti immobiliari risultano indagati in concorso per il reato di estorsione. 

 

I due coniugi, nel corso degli interrogatori di garanzia, hanno ammesso le proprie responsabilità circa le “buone entrate” percepite. Per tale ragione, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la sostituzione della misura cautelare personale con quella del divieto di avvicinamento alle parti lese. 

 

Al termine dell’attività di polizia giudiziaria, le fiamme gialle, attraverso mirati controlli fiscali, hanno quantificato l’ammontare delle “buone entrate” corrisposte da parte degli imprenditori coinvolti in favore dei soggetti responsabili, pari a 5,2 milioni di euro “a nero”, dal 2017 fino al 2022. 

 

Allo stato, i due coniugi proprietari della società immobiliare hanno già provveduto al versamento delle imposte relative alle somme indebitamente percepite, pari a due milioni di euro. 

 

 

 
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