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Morte Duccio Dini, la sentenza a Firenze: cinque condanne a 25 anni e due assoluzioni

La vicesindaca Giachi: 'Sentenza esemplare, un segnale importante per la famiglia'

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martedì 30 giugno 2020 19:47

Una sentenza esemplare, che è stata un segnale importante per la famiglia. Non c’è da esultare, ma a nome del sindaco, che ha parlato col padre subito dopo la lettura della sentenza, e di tutta la giunta ho espresso alla famiglia la nostra vicinanza, e la consapevolezza che oggi le istituzioni hanno esercitato pienamente la loro funzione”.

 

Sono le parole con cui la vicesindaca Cristina Giachi commenta la sentenza del processo per la morte di Duccio Dini, il giovane travolto e ucciso a 29 anni, il 10 giugno 2018 in via Canova all'Isolotto, da un'auto coinvolta in un inseguimento. La vicesindaca era presente all'udienza, che si è svolta oggi nell'aula bunker (a porte chiuse a causa dell'emergenza sanitaria), udienza nella quale Palazzo Vecchio è parte civile.

 

Fuori dall'aula si sono ritrovati gli amici di Duccio, che hanno atteso tutto il giorno la sentenza, con striscioni e cartelli per Duccio. "Un sorriso speciale impossibile da dimenticare. Duccio e Firenze insieme per sempre", recita lo striscione degli amici del giovane.

 

La sentenza ha visto la condanna a 25 anni per 5 imputati, e 2 assolti. La pena più alta è di 25 anni e 2 mesi di reclusione, le altre quattro a 25 anni. Il pm aveva chiesto la condanna di tutti e sette gli imputati, a pene da 22 a 9 anni di reclusione.

 

"Possiamo finalmente dire che è stata una sentenza esemplare anche se rimane l’amaro in bocca nel sapere che continueranno per adesso a scontare la condanna ai domiciliari. Noi saremo sempre accanto alla famiglia fino a quando i responsabili non torneranno in carcere come meritano", si legge sulla pagina Facebook Associazione Duccio Dini Onlus.


“Un grazie alla magistratura e all’avvocatura del Comune – ha aggiuntola vicesindaca – per un processo che è stato condotto in modo esemplare. La giustizia non restituirà Duccio alla sua famiglia, e il male fatto non potrà essere cancellato, ma a quel male non sarà lasciata l’ultima parola. Questa sentenza riconosce che i gravissimi fatti criminosi esaminati in questo dibattimento hanno cagionato non solo morte e lesioni gravi a carico di innocenti cittadini ma anche provocato danni diretti e indiretti al Comune”. 


“Il dibattimento ha dimostrato in modo efficace – ha sottolineato Giachi – che sono stati lesi gli scopi e le finalità assunti statutariamente ed istituzionalmente dall'amministrazione comunale, tesi a garantire il rispetto e la tutela delle persone e la pacifica convivenza sociale. E che è stato anche arrecato un grave danno a quel processo di integrazione ed inclusione sociale che, attraverso specifici percorsi di legalità, intende scongiurare, da un lato, fenomeni di devianza, e dall'altro, fenomeni e comportamenti discriminatori. Le ignomignose condotte dei condannati hanno vanificato in pochi minuti gli sforzi del Comune per il mantenimento di condizioni di pacifica convivenza nel tessuto cittadino. Senza poi dimenticare il notevole danno arrecato al senso di sicurezza dell'intera comunità”.


“Quel giorno – ha concluso la vicesindaca – ci fu una vera e propria spedizione punitiva condotta con piena consapevolezza delle conseguenze anche letali che avrebbe potuto causare. E questo la corte ha accertato”.

 

 

 
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