Con 'Il Barone Rampante' si recita sugli alberi delle Cascine, lo spettacolo con Chiara Francini
La nuova produzione è firmata Teatrodante Carlo Monni
giovedì 27 settembre 2018 12:12
Il parco delle Cascine diventa un palcoscenico per Il barone rampante. Saranno l’attrice Chiara Francini, nel ruolo di una moderna Viola, e Andrea Bruno Savelli, nei panni di Cosimo, a portare in scena il romanzo di Italo Calvino, che debutterà sabato 29 settembre al Parco delle Cascine di Firenze.
La nuova produzione, firmata dal Teatrodante Carlo Monni, in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana e inserita nel Festival d'Autunno 2018 / Progetto Area Metropolitana, per la regia di Andrea Bruno Savelli, sarà una lettura-spettacolo ambientata tra gli alberi del parco della città. Sul palco anche Massimo Grigò, Amerigo Fontani, Manola Nifosi, Nav Ghotra.
Dopo la prima, sabato alle ore 15.30 al prato del Quercione (ingresso libero), la mini tournée proseguirà in teatro, sabato 7 e domenica 8 ottobre al Teatro Studio di Scandicci e il 14 ottobre al Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio.
Andrea Bruno Savelli dirige e interpreta Cosimo Piovasco di Rondò, catapultando gli spettatori all’interno della vita del giovane protagonista che, dopo un litigio adolescenziale col padre, sale sugli alberi, per rimanerci, prima nel giardino di famiglia e dopo nei boschi del circondario. Massimo Grigò sarà Biagio, il fratello minore di Cosimo, che farà da narratore e accompagnerà gli spettatori durante tutto lo spettacolo, Chiara Francini sarà Viola, figlia dei Marchesi d'Ondariva e vero amore di Cosimo, Amerigo Fontani sarà Gian dei Brughi, Napoleone e il padre di Cosimo e Manola Nifosì vestirà i panni della zia di Viola e la madre di Cosimo.
La scenografia, affidata a Michele Ricciarini contribuisce alla creazione di una narrazione “tra gli alberi” con un allestimento che va da albero in albero, e una recitazione fino a 4 metri d’altezza.
Dice il regista Andrea Bruno Savelli: “Il Barone rampante è un capolavoro, e come tale rileggendolo in età diverse si riesce a trarne sempre spunti nuovi e a esserne sempre sorpresi. È un palazzo dei tesori, dove in ogni stanza c’è una tematica, meravigliosa, che ti fa riflettere. Quando uno pensa di aver capito che è un libro sulla ribellione al potere, di formazione, che è una storia d’amore, scopre che dentro c’è anche della filosofia, tanta botanica, della politica, che se si dimenticasse per un attimo quando è stato scritto potrebbe essere letta anche in chiave assolutamente attuale. Abbiamo scelto le Cascine perché sarebbe bellissimo se il parco di Firenze potesse diventare un luogo per un festival di teatro. È un romanzo perfetto perché i luoghi fisici incorniciano perfettamente i sentimenti: nella nostra mise en espace, protagonista è anche una scenografia imponente, con alberi enormi, posta tra due alberi scelti delle Cascine. Il cast si muove sulla scena a 4 metri di altezza, leggendo dai copioni, con rimandi simbolici. Chiara Francini nel ruolo di Viola, infine, mi sembra perfetta, perché trovo in lei un modo di interpretare questo tipo di personaggio leggero ma anche profondo, il giusto equilibrio tra un’eterna bambina e una donna capace di fare delle scelte molto sagge”, conclude.
Ha dichiarato Chiara Francini: “Il mio personaggio lo vediamo prima bambino e poi diventare donna vivida, appassionata. È l’esatta esemplificazione dici che significa essere una donna innamorata: nei suoi dialoghi ci sono tutte quelle contraddizioni e gli stridii dell’amore, con gli sbalzi d’umore, il cambio di tono della voce e di stato d’animo, perfette caratteristiche dell’innamoramento. L’amore capita come le grazie: è qualcosa che può farti arrivare fino al cielo e un secondo dopo sbatterti a terra, e credo che Calvino abbia saputo rendere questo altalenare, queste meravigliose montagne russe che lo contraddistinguono. L’amore di Viola è proprio questo: la follia e la beatitudine dell’innamoramento. Non è un caso che la scena si apre mentre sono su un’altalena. Trovo che Viola sia un personaggio vero, colorato, sbeccato e alla fine, nonostante si conosca l’epilogo della storia, mi rattristo perché spero sempre che questi due giovani si dicano esattamente quello che provano. A chiedere ti vergogni un minuto, a non chiedere ti vergogni tutta la vita”.