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Divieto smartphone a scuola, Psicologi: 'Punto di partenza, ma serve educazione psicologica digitale'

'Effetti a medio e lungo termine troppo gravi per i più giovani, dobbiamo intervenire per un futuro più libero da schermi e notifiche'

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mercoledì 18 giugno 2025 17:03

“È un primo passo il divieto dell’uso dello smartphone a scuola, ma non basta: questo deve essere un punto di partenza e non di arrivo. Bisogna anche educare, sensibilizzare e informare con programmi di intervento come l'educazione psicologica digitale nelle scuole, altrimenti si rischiano comportamenti alternativi che aggirano il divieto peggiorando il problema”.

 

Sono le parole di Maria Antonietta Gulino, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana e Presidente del Consiglio Nazionale, commentando la circolare inviata dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara inviata ai dirigenti scolastici, che vieta l’utilizzo dello smartphone per gli studenti delle scuole secondarie.

 

“Lo smartphone è un importante strumento di connessione, informazione, sviluppo e innovazione – dice Gulino – ma dobbiamo fare attenzione. I dati sanitari longitudinali parlano chiaro sugli effetti a medio e lungo termine corporei, cerebrali, emotivi, relazionali. Lo smartphone rischia di essere ogni giorno di più un dissuasore relazionale: un prezzo troppo alto da pagare sulla salute dei piccoli, soprattutto, e le difficoltà relazionali dei giovani”.

 

“Vietare l'uso degli smartphone a scuola è una scelta che può favorire gli studenti – continua Gulino – perché a scuola si deve fare scuola: durante le lezioni i giovani dovrebbero potersi concentrare su quello che si sta facendo in classe, e non sulle notifiche continue di un cellulare che distrae e fa perdere la concentrazione. È meglio sorridere al compagno di banco, invece di cercare un like virtuale. L’uso costante e continuo dello smartphone giorno dopo giorno, fa sì che esso diventi come una parte di noi, riempiendo la nostra vita di cose, immagini, connessioni che occupano la giornata e tolgono spazio ad altro”.

 

“È necessario creare programmi che siano in grado di stimolare e coinvolgere bambini, giovani, scuole, famiglie, insegnanti e genitori – continua Gulino – perché conoscere i fenomeni di cui siamo inconsapevoli riduce i rischi negativi di questi comportamenti. Dobbiamo lavorare su più fronti: alfabetizzazione mediatica e educazione psicologica digitale, sensibilizzazione e iniziative informative rivolte a insegnanti e genitori, interventi sulle piattaforme per aumentare filtri a tutela della privacy e soprattutto della protezione di bambini e giovani. Educazione psicologica al digitale e ai social media per informare sui rischi e le conseguenze di uso e abuso, su come intervenire per regolamentare il tempo trascorso online e sulle nuove dipendenze digitali, sull'uso consapevole degli algoritmi dei suoi effetti benefici o malefici, sul condizionamento e la manipolazione digitale”.

 

“È una lunga e indispensabile battaglia per una sana crescita – conclude Gulino –. Dobbiamo costruire e fornire alle nuove generazioni un futuro più libero da like e notifiche, prendendo il buono dalla tecnologia senza diventarne succubi. Ma dobbiamo assolutamente pensare e creare anche l'alternativa: spazi aggregativi e di incontro in cui le relazioni sociali e il contatto con il proprio corpo e la natura ritornino a prendere il posto di quelle fittizie social”.

 

 

 
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