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Legambiente, dossier 'Mal'Aria': città in miglioramento, ma troppi sforamenti a Firenze

Gramsci e Settignano le stazioni oltre i limiti di biossido di azoto e ozono

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giovedì 30 gennaio 2020 14:52

E' stato presentato ieri il dossier di Legambiente Mal'aria di Città 2020 in Toscana, il report annuale sull’inquinamento atmosferico in città, che quest’anno scatta una triplice foto sul nuovo anno che si è aperto con città in codice rosso, sul 2019 e sul decennio che ci siamo lasciati alle spalle. Nell’analisi si è tenuto conto delle stazioni di fondo urbano e di traffico di ogni città, con l'influenza dell’inquinamento prodotto dalla circolazione automobilistica urbana.

 

Anche se è indubbio che il trend decennale segnala miglioramenti consistenti specie sulle polveri fini, dal rapporto emerge comunque un bilancio di luci e ombre per la Toscana. 

 

«Il trend generale è in costante miglioramento - dichiarano Fausto Ferruzza e Michele Urbano, rispettivamente Presidente e Responsabile del settore aria di Legambiente Toscana – e tuttavia permangono situazioni critiche estese nelle aree più assolate per l’inquinante Ozono (a Lucca, a Settignano, in Maremma); come permane una criticità storica per il PM10 nella stazione di Capannori e un’altra conclamata in Viale Gramsci a Firenze per quanto attiene invece l’NO2».

 

Legambiente ricorda che l’inquinamento atmosferico è al momento la più grande minaccia ambientale per la salute umana ed è percepita come la seconda più grande minaccia ambientale dopo il cambiamento climatico. A pagarne le conseguenze sono i cittadini. Ogni anno sono oltre 60mila le morti premature in Italia dovute all’inquinamento atmosferico che determinano un danno economico, stimato sulla base dei costi sanitari comprendenti le malattie, le cure, le visite, i giorni di lavoro persi, che solo in Italia oscilla tra 47 e 142 miliardi di euro all’anno (330 – 940 miliardi a livello europeo). La Commissione europea ha messo in atto molte procedure di infrazione contro gli Stati membri - tra cui l’Italia - per il mancato rispetto dei limiti comunitari in tema di qualità dell’aria. Stati membri già alle prese con azioni legali intraprese da associazioni e gruppi di cittadini che chiedono di poter respirare aria pulita. Così riferisce Legambiente.

 

Per l’ozono troposferico, un inquinante tipicamente estivo il cui limite previsto dalla legge è di 25 giorni all’anno con una concentrazione superiore a 120 microgrammi/metro cubo (calcolato sulla media mobile delle 8 ore), nel 2019 sono state ben 5 le aree che hanno superato il limite dei 25 giorni: Lucca con 44 giorni di sforamento, Grosseto Maremma 37, Firenze Settignano 30, Montecerboli (PI) con 31 e Montale 29.  I valori di concentrazione di ozono in Toscana si sono mantenuti elevati e critici per tutto il decennio. L’andamento degli indicatori calcolati sui dati di ozono non mostra cioè un trend preciso ma indica un costante superamento del valore obiettivo in gran parte della regione.

 

Per quanto riguarda i livelli di PM10, le stazioni fiorentine evidenziano dai 5 ai 13 sforamenti nel 2019, al di sotto del tetto dei 35 giorni. Più preoccupanti i valori di biossido di azoto: la stazione Gramsci-Firenze ha sforato (e non di poco) il valore limite di 40 µg/m³ , arrivando a 56. Per quanto riguarda l'ozono, in calo i superamenti nell'area fiorentina, ma a Firenze Settignano nel 2019 si sono registrati comunque ben 30 superamenti, oltre i 25 indicati come "Valore obiettivo per la protezione della salute umana". A Signa invece si è arrivati a 23 superamenti, poco sotto il limite (quasi la metà rispetto ai 42 del 2018).

 

Le proposte di Legambiente sul traffico: Inserire in tutta la pianificazione nazionale, regionale e urbana obiettivi ambiziosi e vincolanti che mettano al centro il potenziamento del Trasporto Pubblico Locale (TPL) - indirizzato fin da subito verso le motorizzazioni elettriche a emissioni zero - e politiche disincentivanti per l’utilizzo delle auto private nei centri urbani che dovranno inesorabilmente rimanere l’ultima (e più cara) opzione di mobilità in città. Obiettivi che si possono raggiungere attraverso la realizzazione di zone centrali a pedaggio e l’implementazione delle tariffe sulla sosta ma anche attraverso la realizzazione di percorsi pedonali, ciclabili e preferenziali a supporto della mobilità collettiva.

 

Nelle città occorre ripensare l’uso degli spazi pubblici adattandoli in funzione delle persone e non delle auto. Obiettivo realizzabile pensando ad interventi di arredo urbano integrato a misure efficaci come la creazione di ampie “zone 30” che prevedano anche la messa in opera di dossi stradali o alterazioni della pavimentazione (come avvenuto a Milano) utili a far rispettare il limite di velocità di 30 km/h consentito; prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani attraverso la messa a dimora di alberi nelle vie del centro e delle periferie, aiuole supplementari, ma anche intervenendo sugli edifici e sui tetti (TETTI VERDI).

 

Includere e integrare nei piani a competenza locale (come i Piani di risanamento dell’aria regionali o i PUMS comunali o metropolitani) misure che incidano anche sulle infrastrutture di carattere nazionale (autostrade, ferrovie, porti, aeroporti e interporti merci). Ad esempio la riduzione della velocità in autostrada nei giorni di superamento dei limiti o in determinati periodi dell’anno in molti contesti urbani comporterebbe una significativa riduzione di emissioni inquinanti. L'esperienza, durata un anno in un tratto dell'Autobrennero che ha ridotto la velocità da 130 a 100 km/h per ridurre l’inquinamento da NOx, è stata molto positiva e ha visto la riduzione degli inquinanti mediamente del 10% con picchi fino al 40% per alcune tipologie di motorizzazioni (Euro5). La scusa che i limiti autostradali siano modificabili solo per motivi di sicurezza non è più un dogma insormontabile come dimostrano le esperienze in Francia, Austria e Svizzera (con la riduzione dei limiti di velocità anche nei periodi estivi sino a 85 km/h).

 

Informare e sensibilizzare i cittadini sull’evoluzione del mercato dell’auto, aumentandone la consapevolezza e orientandone le scelte. In molte città ormai è cominciato il conto alla rovescia per i motori diesel (da Milano a Torino, passando per Parigi e molte altre città tedesche e statunitensi) attraverso l’imposizione di limiti di circolazione sempre più rigorosi e crescenti nel tempo. Ad esempio, chi ha acquistato un veicolo diesel prima del 2019 deve sapere che tra il 1° ottobre 2025 e il 1° ottobre 2028 le motorizzazioni Euro6 (fino all’Euro6C) non potranno più accedere in città (come per l’Area B a Milano). Dal primo ottobre 2030 il divieto verrà esteso anche agli Euro6D-Temp e Euro6D-full di ultima generazione.

 

Incentivare economicamente la rottamazione dei veicoli più inquinanti destinando il contributo economico NON all’acquisto di un nuovo veicolo ma all’acquisto di abbonamenti al TPL, minuti gratis ai vari car sharing - bike sharing presenti sul territorio.

 

Sulla climatizzazione domestica: Eliminare i sussidi alle fonti fossili – causa dell’inquinamento atmosferico e del cambiamento climatico - che l’Italia ogni anno mette nella legge di bilancio (nel solo 2018 sono stati pari a 18,8 miliardi di euro tra sussidi diretti e indiretti) destinando l’equivalente cifra all’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare – pubblico e privato – del nostro Paese.

Vietare l’uso di combustibili fossili inquinanti nel riscaldamento degli edifici.

Programmare la sostituzione delle caldaie che utilizzano combustibili solidi (legna, pellet) dove si superano i limiti di legge in maniera sistematica.

Favorire la diffusione di nuove tecnologie ormai consolidate come le pompe di calore.

 

 

 
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