Marina Abramović a Firenze, Palazzo Strozzi celebra la carriera dell'artista con 'The Cleaner'
Oltre 100 opere in mostra dal 21 settembre al 20 gennaio
mercoledì 19 settembre 2018 17:38
E' Firenze ad ospitare la prima grande mostra retrospettiva italiana dedicata a Marina AbramoviÄ. Dal 21 settembre 2018 al 20 gennaio 2019 Palazzo Strozzi apre le porte a The Cleaner, la mostra che celebra la carriera dell'artista serba, naturalizzata statunitense, riunendo oltre 100 opere. Un’esposizione, nata dalla collaborazione diretta con l’artista, che offre una panoramica sui lavori più famosi della sua carriera, dagli anni Sessanta agli anni Duemila, attraverso video, fotografie, dipinti, oggetti, installazioni e la riesecuzione dal vivo di sue celebri performance.
E' la prima volta che una donna sarà protagonista assoluta di una mostra di Palazzo Strozzi, usato da Marina AbramoviÄ come luogo espositivo unitario, unendo Piano Nobile, Strozzina e cortile. Come ricorda l’artista, il titolo dell’esposizione, The Cleaner, fa riferimento a un particolare momento creativo ed esistenziale, ad una riflessione dell’artista sulla propria vita: Come in una casa: tieni solo quello che ti serve e fai pulizia del passato, della memoria, del destino.
Intervenuta questa mattina alla presentazione dell'evento, la AbramoviÄ si è detta felice ed onorata. "E' meraviglioso essere in Italia - afferma Marina AbramoviÄ - luogo che è sempre stato molto importante per me fin da bambina, quando da noi c’era il comunismo, non avevamo soldi e andavamo a comprare i jeans a Trieste in treno. E’ in Italia che ho fatto le mie prime mostre e ho molto in comune col popolo italiano, come noi siete inventivi, coraggiosi e drammatici. La mostra copre 50 anni del mio lavoro, dei quali 12 passati con Ulay, con cui ho condiviso anche storia d’amore conclusa sulla muraglia cinese. Sono onorata di essere la prima donna con una retrospettiva a Palazzo Strozzi ma spero di non essere la sola. Questa mostra non si è fatta da sola e ringrazio le tante persone che hanno partecipato alla sua creazione, a cominciare dai performer".
Sarà la voce dell’artista ad accompagnare i visitatori durante la mostra, che ripercorre le principali tappe della sua carriera, dall'esordio giovanissima a Belgrado come pittrice. Un'esposizione su più livelli, dalle foto alle installazioni, dalle opere interattive alle celebri performance riprodotte da un gruppo di performer specificatamente selezionati e formati in occasione della mostra.
È negli anni Settanta che inizia il lavoro nella performance attraverso l’utilizzo diretto del proprio corpo, come testimoniato in mostra da opere come la serie Rhythm (1973-1974) e Thomas Lips (1975) in cui l’artista si espone a dure prove di resistenza fisica e psicologica, Art Must Be Beatiful/Artist Must Be Beatiful (1975), The Freeing Series (Memory, Voice, Body, 1975), nella quale mette alla prova la capacità di resistenza individuale attraverso azioni ripetitive di parole, suoni e gesti.
Risale al 1975 la conoscenza l’artista tedesco Ulay con cui nasce un rapporto sentimentale e professionale il cui simbolo è il furgone Citroën in cui i due hanno vissuto, esposto nel cortile di Palazzo Strozzi. Celebri le performance di coppia come Imponderabilia (1977), dove il pubblico passa attraverso i corpi nudi dei due artisti, o azioni come Relation in Space (1976) e Light/Dark (1977). La fine della loro relazione sentimentale e professionale si celebra nel 1988 con la performance The Lovers (1988) dove i due artisti si incontrano per dirsi addio a metà della Grande Muraglia cinese, dopo aver percorso a piedi duemilacinquecento chilometri ciascuno.
Con Balkan Baroque (1997) Marina AbramoviÄ vince il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia: l'opera ispirata dal dramma della guerra in Bosnia ispira vede l'artista all’interno di un buio scantinato pulire una ad una mille ossa di bovino raschiando pezzi di carne e cartilagine mentre intona canzoni della tradizione popolare serba.
Dalle poche ore delle performance degli anni Settanta si arriva a The Artist is Present (2010), in cui al MoMA di New York, per più di settecento ore nell’arco di tre mesi Marina AbramoviÄ ha fissato milleseicentosettantacinque persone che si sono avvicendate davanti a lei, muta e immobile.
Fondamentale caratteristica della mostra è la re-performance, che si alterneranno ogni giorno all’interno dell’esposizione, con Imponderabilia, Cleaning the Mirror e Luminosity negli spazi del Piano Nobile e con The Freeing Series (Memory, Voice, Body) nella Strozzina.
La mostra varca anche i confini del Palazzo, e due opere saranno eccezionalmente esposte al Museo dell'Opera del Duomo, in collaborazione con l’Opera di Santa Maria del Fiore,. Si tratta di una fotografia della Pietà (Anima Mundi) (1983/2002) e del video The Kitchen V, Carrying the Milk (2009).
"Palazzo Strozzi conferma la sua vocazione per il contemporaneo e lo fa con la prima grande retrospettiva italiana dedicata a Marina AbramoviÄ, una delle più iconiche figure artistiche del nostro tempo – dice Arturo Galansino, Direttore Generale e curatore della mostra di Palazzo Strozzi – che con la sua ricerca artistica ha attraversato mezzo secolo sfidando i nostri limiti, reinventando il rapporto con il pubblico, riconfigurando il concetto stesso di performance e entrando indelebilmente nell’immaginario collettivo".
"Credo che la mostra arrivi a coronare un percorso iniziato anni fa, con Bill Viola, Ai Weiwei, passando anche da altri artisti cont come Foons e Fisher, percorso che Firenze ha voluto, arrivando ad essere una città che porta stimoli, fa discutere e tenta di coniugare il messaggio di secoli di storia con i messaggi contemporanei di artisti viventi. Firenze è Firenze quando è contemporanea, quando interpreta il tempo presente, rompe gli schemi e riesce a trasmettere e impressionare attraverso il linguaggio artistico. Sono convinto che l’arte colpisca nel segno quando fa discutere e genera dibattito, quando ci porta ad interrogarci. Io sono il sindaco di una città che non è seduta a guardare nostalgicamente al passato, ma si apre alle sfide della contemporaneità. Ma sono anche socio fondatore della Fondazione Palazzo Strozzi, abbiamo creduto e sostenuto l’istituzione, come esempio di collaborazione tra pubblico e privato. Nulla avviene a caso, le città vivono di percorsi e progetti, e posso dire che Firenze è una delle realtà più dinamiche e interessanti nel panorama dell’arte contemporanea", è il commento del sindaco Dario Nardella.
La mostra è organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, prodotta da Moderna Museet, Stoccolma in collaborazione con Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk e Bundeskunsthalle, Bonn. A cura di Arturo Galansino, Fondazione Palazzo Strozzi, Lena Essling, Moderna Museet, con Tine Colstrup, Louisiana Museum of Modern Art, e Susanne Kleine, Bundeskunsthalle. Con il sostegno di Comune di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Regione Toscana, Associazione Partners Palazzo Strozzi. Con il contributo di Fondazione CR Firenze. Sponsor Unipol Gruppo.