Firenze,il Teatro Niccolini incontra la generazione under30 [INTERVISTA]
I ragazzi raccontano la "scelta di essere attori"
mercoledì 11 aprile 2018 18:14
Firenze si riscopre capitale della cultura con l'esperimento del Teatro Niccolini: dal 15 Marzo sarà interamente animato, vissuto, gestito, spettacolarizzato da un gruppo di giovani costituto dai diplomati della Scuola per Attori ‘Orazio Costa’ della Fondazione Teatro della Toscana che si occuperanno di tutto ciò che serve per portare avanti una sala teatrale.
Le mansioni individuate per i giovani, che saranno svolte sulla base di una turnazione in modo che tutti a turno si occupino di ogni aspetto del fare teatro, sono: direttore (organizzazione generale del lavoro); amministratore di compagnia; addetto all’organizzazione funzionale (produzione, programmazione, promozione); addetto alla comunicazione; direttore di scena; responsabile tecnico; custode; maschera; pulizie (riassetto serale della sala). Il compito di far conoscere la maestria degli artigiani della scena è svolto dal Laboratorio di Costumi e Scene del Teatro della Pergola, che realizza costumi e scenografie delle produzioni del Teatro della Toscana. In programma, inoltre, un’intensa attività formativa su temi come inglese teatrale contemporaneo; canto; teatro comico; legislazione teatrale; management teatrale; consulenza del lavoro; gestione del personale; sicurezza e organizzazione; programmazione e produzione.
Il progetto presuppone anche una bella opportunità per le imprese: quella di poter “adottare” uno o più partecipanti al progetto e contribuire così alla reale crescita professionale di un giovane. Non una sponsorizzazione, ma un ausilio di carattere etico al progredire di un percorso che è anche un investimento sul futuro. Questa opportunità è arricchita anche dai più recenti provvedimenti di defiscalizzazione tramite Art Bonus, che estesi anche al teatro consentiranno a tutte le imprese che decideranno di intervenire di recuperare il 65% del loro investimento in detrazioni.
Ma cosa vuol dire per questi ragazzi? Cosa vuol dire fare teatro al giorno d'oggi? Lo abbiamo chiesto a questi giovani.
Come è nato il progetto de "I Nuovi" e cosa rappresenta per voi il teatro Niccolini?
Il progetto de "i Nuovi" è nato in seno al Teatro della Toscana. Fin dall'inizio la Fondazione ha manifestato la volontà di non lasciarci soli dopo la conclusione del nostro percorso di formazione attoriale dandoci una finestra di "avviamento al lavoro" nel primo anno dopo il diploma. Proprio da questa idea è nato il progetto de "I Nuovi", un ulteriore e più approfondito percorso di formazione per il "nuovo attore" che dovrà essere formato a trecentosessanta gradi in tutti i mestieri del teatro, dal lavoro attoriale vero e proprio fino all'amministrazione e alla gestione della struttura. Il Teatro Niccolini per noi rappresenta un'opportunità, la possibilità di gestire un luogo di aggregazione teatrale, un polo giovane per un pubblico giovane, che possa diventare un punto di riferimento del teatro in lingua italiana, la nostra lingua e il fondamento della nostra cultura, e restituire le opere dei nostri autori proprio a quei giovani ormai convinti che il teatro sia solo "un posto dove ci si annoia".
Cosa vuol dire essere "giovani attori" oggi giorno?
Essere "giovani attori" pone la doppia sfida di essere giovani e di essere attori nel nostro tempo. Certo, essere giovani è una condizione in cui ci si trova, essere attori è una scelta. Sarebbe meglio dire "fare gli attori". Farlo significa impegnarsi nella professione, ma ci si accorge molto presto che non si tratta di un mestiere come tutti gli altri. Come in molte professioni artistiche il lavoro è sempre soggetto alle condizioni reali più imprevedibili, illogiche. Ma è anche legato senza sconti alla persona nella sua totalità. L'attore si confronta continuamente con se stesso e con quello che la sua natura può dare. E questo lo impara fin da subito nelle aule delle accademie. Le vere scuole di formazione per gli attori sono quelle che ti portano subito alla coscienza di questo, e che all'allievo forniscono un percorso umano che sta alla base di questo mestiere, dove non ci sono strumenti, perchè lo strumento sei tu.
Quali sono i principali ostacoli che trovate sul vostro cammino?
Il primo ostacolo di ogni attore è se stesso, la difficoltà è rimanere sempre aperti al mondo esterno al teatro, a quella vita che fuori dalle nostre mura continua a scorrere, per prendere da lì la carica e lo spunto per restituire la vita allo spettatore, in uno scambio continuo di energia. Gli altri ostacoli sono tecnici e pratici: la nostra generazione non conosce il Teatro Niccolini, quella precedente lo conosce poco. Il primo obiettivo è quindi quello di far conoscere il nostro teatro, il secondo è far affezionare la gente a noi e al luogo sperando che possa poi tornarci.
In un mondo fatto di streaming, esiste ancora spazio per il teatro?
In un mondo fatto di streaming il teatro torna a essere fondamentale, come è sempre stato, perché oltre al desiderio di essere sempre online, live e in diretta, c'è bisogno di contatto diretto e il teatro è l'unico luogo dove le persone possono incontrare gli altri e se stessi, in un continuo scambio di energie tra attori e spettatori che rende il teatro così diverso da qualunque film o serie TV visibile in streaming.
Come disse qualche anno fa Jurij Alschitz "un giorno gli spettatori torneranno a teatro perché sarà l'unico posto in cui potranno vedere la vita".
Perchè avete deciso di cominciare la vostra avventura con "La Mandragola" di Machiavelli?
La nostra avventura inizia con Mandragola "per colpa" di Marco Baliani. Durante il nostro primo anno di corso abbiamo fatto con lui un laboratorio su "Romeo e Giulietta" e, come si suol dire, è stato amore a prima vista. È stata un'esperienza entusiasmante perché il suo modus operandi è molto diverso da quello a cui eravamo abituati, tutto nasce dall'improvvisazione, un'improvvisazione fisica, spesso senza o con pochissime parole. Di conseguenza quando, nell'ambito del progetto "i Nuovi", ci è stato proposto di fare con lui "Mandragola" non abbiamo avuto alcun dubbio.