La tranvia del Chianti
La storia della tranvia che attraversava il Viale dei Colli
sabato 20 maggio 2017 13:16
La tranvia del Chianti era la linea ferroviaria a vapore e elettrica che collegava Firenze a San Casciano Val di Pesa e Greve in Chianti.
Dopo la costruzione della Ferrovia Centrale Toscana e della ferrovia Firenze- Roma la regione chiantigiana si era trovata esclusa da ogni mezzo di trasporto pubblico e le amministrazioni, tramite il politico locale Sidney Sonnino, si fece promotore del progetto.
La costruzione della tranvia trovò molti oppositori, capeggiati dall’architetto Giuseppe Poggi che era contrario al passaggio dei convogli lungo il Viale dei Colli, sede della dimora delle più importanti e ricche famiglie fiorentine.
Secondo le cronache del 1887 e 1888 ci furono molti scontri politici. Da una parte l’architetto Poggi, dall’altra il signor Emanuele Orazio Fenzi rappresentante della Ditta Bancaria omonima. Nonostante le molte limitazioni al progetto, nel 1888 fu dato il via libera ai lavori e costituita la Società Italiana per la Tranvia del Chianti e dei Colli Fiorentini con Sede in Piazza della Signoria.
La tranvia fu costruita a tratti, per ogni tratta furono fatte delle inaugurazioni - quattro in tutto. Tuttavia i lavori si fermarono nel 1892 quando la Banca Fenzi dichiarò fallimento. Da questo fallimento, ad opera di Ferdinando Cesaroni, nacque la società Tranvai Fiorentini che completò definitivamente i lavori. Il primo treno arrivò a Greve in Chianti Lunedì 3 Aprile 1893.
Il capolinea si trovava in Piazza Beccaria ( conosciuta come Porta alla Croce), poi passava per Viale Amendola ( all’epoca chiamato viale Duca di Genova) e attraversava l’arno attraverso un ponte in ferro intitolato a San Niccolò, realizzato nel 1890 per questo scopo.
La tranvia passava per il Viale dei Colli, piazzale Michelangelo, viale Galileo, fino a transitare in via del Gelsomino - costruita appositamente per il passaggio ove c’era una grossa stazione. Il percorso continuava su Via Senese, i Bottai e dopo entrava a Tavarnuzze ove c’era un’altra grande stazione (ancora esistente). Si proseguiva in località Mulino del Diavolo, Scopeti e Falciani, ove c’era la biforcazione per Greve e San Casciano.
La velocità massima era di 18/20 Km/h per un totale di 28 corse.
Nel 1897 la proprietà passò in mano a “La Belga”, ovvero La Societè gènerale des chemins de fer èconomiques che decise di elettrificare la tramvia, operazione che fu fatta solo a metà, costringendo i viaggiatori a cambiare convoglio quando finiva il sistema alimentato ad energia elettrica. E questo fu il principio della fine. Il sistema, infatti, aveva iniziato a sgretolare a causa dei lunghi tempi di percorrenza ( 2 ore per Firenze- Greve e un’ora e mezza per San Casciano) e per i costosissimi interventi di manutenzione che spesso non venivano fatti, causando incidenti o cattivissime condizioni.
L’avvento del trasporto su gomma e della Sita fu un altro duro colpo al sistema tranviario che, privo di manutenzione e di carbone (confiscato durante la Prima Guerra Mondiale) fu abbandonato a se stesso al punto che, racconta Uleri, “i passeggeri dovevano scendere e andare nei boschi a tagliare un po’ di legna per alimentare il treno”.
La Società dei Tranvai Fiorentini e del Chianti fallì con la sentenza del Tribunale di Firenze del 24 Settembre 1934 e il servizio passò alla Stu- Fiat per poco tempo, poi fu eliminato del tutto.
Foto di Vignaccia 76, tramite Wikipedia