De Sade a Firenze, un rapporto di odio e amore
Storia di un viaggio e di un rapporto d'odio e d'amore
sabato 10 dicembre 2016 12:07
Il Marchese De Sade è una figura storica molto ambigua. Nato nobile, era nipote del Cardinale Richelieu (noto soprattutto grazie al libro dei Tre Moschettieri di Dumas) e discendente della Laura tanto amata da Francesco Petrarca. De Sade rifiutò sempre il suo titolo nobiliare, per dedicarsi ad una vita da libertino scapestrato e scrittore che lo porterà più volte in galera e infine in manicomio. Dal suo cognome, viene la parola “sadismo”, ovvero una pulsione erotica che trae piacere nell'infliggere dolore.
Cosa ha in comune con Firenze? 1775. In quest’anno Donatien-Alphonse-François de Sade venne a Firenze sotto le mentite spoglie di Conte di Marzan, stratagemma reso necessario da uno scandalo sessuale che lo aveva coinvolto in Francia e dallo zio abate che voleva farlo rinchiudere in un sanatorio.
E nel libro “Viaggio in Italia” De Sade ci traccia un quadro chiarissimo di Firenze e dei fiorentini. Una Firenze non conclusa e ancora rustica, dato che tutte le chiese principali sono prive di facciate e Palazzo Pitti non è finito.
I suoi luoghi preferiti? Come chiesa San Lorenzo e le Cappelle Medicee, di cui afferma che “è impossibile vedere qualcosa di più magnifico e di più ammirevole”. Segue Palazzo Riccardi dalla “galleria maestosa” e Palazzo Vecchio che viene usato dal Principe Pietro Leopoldo come un “magazzino di mobili che conserva tesori di immane valore”; in particolare De Sade rimane colpito dal guardaroba dei Granduchi.
Esperto conoscitore d’arte, il Marchese rimane incantato dagli Uffizi (composti all’epoca di sole 9 stanze) cui dedica molte pagine del suo soggiorno fiorentino e dalla Biblioteca Laurenziana, che definisce “la collezione più completa e più bella del mondo”.
Ma cosa dice della città? Tolta l’arte e la bellezza di palazzi, chiese e monumenti, De Sade ne traccia un brutto profilo. “Credo che l’aria di Firenze sia malsana in ogni tempo, mi si assicura che l’aria è persino mortale. Mi hanno persino assicurato che se nella stagione di ottobre e novembre si lasciasse impregnare un pezzo di pane nell’aria della notte con i vapori mortali delle nebbie appenniniche e lo si facesse mangiare ad un cane, l’animale morirebbe immediatamente. Basta esaminare la condizione fisica degli abitanti per rendersene conto: in massima parte sono magri e pallidi, soggetti a tisi, con i denti guasti e la vista pessima.”
Qual è il rapporto che ha De Sade con i fiorentini? Non troppo buono. Il fiorentino ha perso l’arte del mecenatismo e del genio artistico, non investe più nella cultura e “insegna appena a leggere e scrivere ai propri figli”; le donne sono alte, impertinenti, brutte, disordinate e golose. Un ritratto non molto edificante.
De Sade, fedele alla sua fama di erotico libertino, getta però la maschera su un uso e costume fiorentino: il cicisbeismo. In Toscana, spiega il nobile, non esiste la comunione dei beni e la donna è dotata di una dote ( assai modesta) che il marito non può toccare in alcun modo fino alla sua morte ( e normalmente viene assicurata con ii beni immobili dello sposo). Allora, la vedova può riprendersela assieme ai regali del marito e affida i figli alla tutela dei parenti del defunto. Per questo le separazioni erano numerose: una donna non si affezionava alla casa, ai figli, al marito perchè non li sentiva suoi. La separazione è talmente surreale che viene descritta con un esempio “ La donna vuole fare colazione al mattino con un’amica? Il marito, che le passa soltanto una tazza di cioccolato, le fa pagare quella in più che ella ordina al cameriere”.
Ed è in questa frattura familiare che compare il cicisbeo. Un amico, un secondo marito, un amante che mantiene la donna per tutta la vita a cui il marito non mette ostacoli. Normalmente si tratta di un parente della donna e viene “designato” ancor prima delle nozze. Non solo: Firenze è una città in cui tutti i delitti di impurità non sono casi isolati, ma sono ben celati grazie ad un ottimo corpo di polizia, tanto “è raro sentire parlare di furti o assassini”.
Amministrazione cittadina? Bocciata. De Sade critica la città scarsamente illuminata e le pietre che raramente vengono riparate creando delle buche insidiose.
De Sade, tuttavia, farà visitare Firenze a Juliette, una delle sue protagoniste nell’omonimo libro; le avventure che la fanciulla vivrà nella nostra città sono riservate ad un pubblico adulto. Ma, come tutti, De Sade amò ed odiò profondamente la nostra città.
Su una cosa si è sbagliato. Descrivendo la città afferma “Il fiume divide la città in due parti pressapoco uguali, comunicanti fra loro per mezzo di quattro ponti che fornirebbero un bel colpo d’occhio, se uno dei quattro, chiamato Ponte Vecchio, fosse costruito meglio”. E qui, caro Marchese,permettici di dissentire.