Firenze, l'ultimo giorno del vertice Nato con Boldrini, Gentiloni e Pinotti [FOTO]
Si conclude a Palazzo Vecchio la due giorni che ha portato a Firenze oltre cento parlamentari da 40 Paesi
venerdì 27 novembre 2015 15:00
E' il giorno della doppietta di ministri a Palazzo Vecchio. Il vertice Nato che si sta svolgendo da ieri a Firenze si concluderà oggi pomeriggio con l'intervento del ministro della difesa Roberta Pinotti, preceduta dal presidente della Camera Laura Boldrini e dal ministro degli esteri Paolo Gentiloni.
Alla due giorni del Gruppo Speciale sul Mediterraneo e il Medio Oriente (GSM) dell'Assemblea parlamentare Nato, che ieri ha visto in Palazzo Vecchio il presidente del Senato Pietro Grasso e il ministro degli Interni Angelino Alfano, oggi interverrà anche Federica Mogherini, Alto Rappresentante per gli affari esteri per l'Unione Europea.
Ha aperto i lavori del pomeriggio Laura Boldrini. "Esattamente un anno fa ho preso parte a un seminario a Catania e a distanza di un anno quello che sembrava un numero senza precedente di persone che giungevano via mare è stato superato da un enorme flusso di uomini donne e bambini sulle coste greche. L'attacco a Parigi è stato il peggiore sul suolo francese dopo la seconda guerra mondiale, e centinaia di civili sono morti nei giorni dopo a Beirut e Baghdad per colpa di terroristi che pretendono di agire per conto di dio. Non possiamo non reagire a questi massacri, dobbiamo ricordarci che dobbiamo cercare prima di tutto soluzioni politiche a cominciare dalla soluzione del conflitto in Siria che non può basarsi solo su risposta militare senza strategia politica. Negli ultimi 15 anni avremmo dovuto imprarare che azioni militari senza strategia a lungo termine possono creare problemi più che risolverne. La nostra sicurezza è minacciata, ma non sarà garantita se reagiremo in maniera sproporzionata, se sospendiamo i diritti umani, le misure di sicurezza di emergenza possono essere necessarie in momenti di crisi ma non possiamo limitare le libertà dei nostri cittadini in maniera continua, la sicurezza nn sarà garantita con recinti di filo spinato alle frontiere, contro le persone che dovremmo invece proteggere in base a trattati e doveri internazionali. I rifugiati non sono una minaccia alla sicurezza, fuggono dagli stessi militanti che hanno colpito al cuore l'Europa. Non ho bisogno di ricordarvi che la maggior parte dei terroristi islamici che hanno perpetrato gli attacchi in Europa aveva passaporto europeo. Dobbiamo agire ora, non c'è più tempo".
La parola è passata a Paolo Gentiloni, ministro degli affari esteri. "Credo che sia abbastanza chiaro quanto siano importanti le sfide che abbiamo davanti. Noi europei dobbiamo affrontare due grandi sfide, che rischiano di sovrapporsi e dobbiamo seguirle in modo distinto: la minaccia del terrorismo e i flussi migratori. La sicurezza dell'Europa dipende da quanto saremo in grado di affrontare il terrorismo e consolidare l'unione con la Russia. Questo vale per l'Italia che è impegnata nella coalizione con energia e impegno militare. Siamo impegnati su tanti fronti, dall'Iraq all'Afghanistan, dobbiamo rafforzare la coalizione per affrontare le emergenze europee. Dobbiamo risolvere le due crisi: siriana e libiana. Nelle ultime due settimane abbiamo trovato forse una soluzione per la crisi siriana. Spero che il gravissimo incidente dell'abbattimento del jet russo non comprometta l'unione; stiamo lavorando assieme alla Turchia, paese dell'alleanza atlantica, e con la Russia paese fondamentale per la lotta al terrorismo. Dobbiamo evitare che si chiuda la porta che si è aperta in Siria. In Libia c'è la consapevolezza della necessità di tenere aperta la dimensione militare insieme ad una prospettiva politica. In Libia si interviene in funzione di una visione politica. Senza questa, si rischia di creare ulteriori problemi. Una Libia unità: stabile solida contro le infiltrazioni del terrorismo. L'ambasciatore dell'Onu ha trascorso la giornata a Roma insieme al generale Serra, e ha confermato la sua intenzione di stringere con l'obbiettivo di varare un governo di accordo nazionale secondo le direttive messe insieme negli ultimi 2 mesi. Un governo possibile secondo la stragrande maggioranza dei due parlamenti. Noi siamo pronti a dare al governo di accordo nazionale tutto il sostegno della comunità internazionale. Nelle parti libiche devono prendere la decisione, noi siamo pronti a dare il nostro sostegno. Il successo di questa operazione avrà conseguenze anche nella crisi migratoria. Il 95% dei flussi migratori arriva attraverso il mare dalla Libia. Questo fenomeno deve essere affrontato con umanità e legalità. Sistemare il problema della Libia. Dobbiamo stringere sulla vicenda, con la pazienza della democrazia e con l'operazione di chi crede di avere le condizioni per concludere la vicenda. La Libia è una grande regione, ha un Islam di tradizione moderata, dobbiamo quindi aiutare le parti libiche a trovare un accordo. Se ci riusciremo, porteremo avanti la risoluzione dei due grandi problemi che affliggono l'Europa e il Mediterraneo".
Ha chiuso la giornata, e il vertice, l'intervento di Roberta Pinotti, ministro della difesa. "La centralità del Mediterraneo è evidentissima ora nelle attuali crisi - afferma - L'emergenza va affrontata e non possiamo trascurarla. Non stiamo attraversando tempi facili. Se non vogliamo essere sorpresi dagli eventi dobbiamo guardare a movimenti di fondo: c'è stato un cambiamento della società, classe sociale e modi di produrre ricchezza. Il benessere ha raggiunto nuove parti del mondo, è cambiata la sapienza. Davanti ai social network, si deve adeguare la sicurezza. Rischiamo di avere visione diverse su alcuni movimenti: oggi si guarda a quali sono stati i rischi per la sicurezza, dopo le primavere arabe, invece chiedevano libertà e democrazia. Dobbiamo guardare alle situazioni con occhio razionale. Ragionando a ciò che dobbiamo tenere insieme: gli elementi di evoluzione e elementi di sicurezza della società. Quando guardiamo a che è successo non possiamo trascurare le responsabilità dell'Occidente. Dopo l'intervento in Iraq, è stato più complicato una costruzione della società. Anche in Libia, dopo l'incremento militare, si è arrivati alla guerra civile e oggi siamo a richio Isis. Pensare che l'Occidente abbia unicamente un ruolo sui temi del Mediterraneo, non basta. Si tratta di agire con prudenza. Agire per scoprire dove si nasconde il terrorismo e i flussi finanziari che lo alimentano. Il tema del web è fondamentale. È interessante la contronarrativa dei fondamenalisti che usano per raccontare il fondamentalismo islamico. Le popolazioni: guai a confondere i profughi con i terroristi. Attenzione però a tutti quelli che possono essere gli spazi di infiltrazione. Abbiamo bisogno di una politica in senso alto, per comprendere il fenomeno terrorismo e porne fine. Dopo Al Qaeda si parla di Isis, il problema è più profondo e va affrontato in maniera più generale. Oggi la Francia ha ricordato le proprie vittime, noi la nostra vittima italiana. Abbiamo bisogno di pensare alla sicurezza del nostro terrotirio. L'Isis agisce con azioni di terrore e indottrinamento. Noi siamo di fronte a qualcosa di diverso rispetto all'11 settembre. Questa è una situazione che si propaga. Per quanto le azioni militari servono, ma gli strumenti investigativi sono importanti. I terroristi sono i figli stessi di una nostra società. Immaginavamo fossero integrati. Invece ad un certo punto hanno scelto la violenza. L'Italia è presente e non solo da ora in molti teatri, dove alcune missioni non sono nate per combattere il terrorismo, ma oggi tornano utili a questo scopo. È la nazione che da più contingenti all'Onu. Contro il terrorismo ora l'Iraq è il contingente più importante e diventerà di 750 militari. Siamo in Libano con 1100 soldati, per chiudere il conflitto tra Israele e Libano. Ad oggi la missione diventa con attenzione al terrorismo. Anche in Kosovo, dove siamo, e vigiliamo sul terrorismo. Da soli non possiamo sconfiggere i conflitti, pur avendo la marina più avanzata. Abbiamo lanciato le missione europea per combattere gli scafisti. Soltanto in Siria possiamo pensare di sconfiggere le sfide del futuro. Il Mediterraneo è un mare attorno a cui le tensioni sono in aumento. Dobbiamo avere fiducia nel futuro e la consapevolezza di poter sconfiggere l'Isis. Ora si vede la determinazione di dice di volerlo sconfiggere. Più condividiamo l'obbiettivo, più sarà facile eliminare l'Isis. Ma sconfitto il terrorismo non si sconfigge il fondamentalismo. Per cui dobbiamo usare la cultura per tutelarci. L'opzione militare non può essere l'unica chiave per rispondere al momento che stiamo vivendo. Vogliamo che la cultura del rispetto sia anche quella dei nostri figli. Abbiamo una sfida grandissima davanti a noi, ma abbiamo millenni di storia alle nostre spalle, e tutta la vita per riuscire".
Foto di Pietro Grossi